Abbandonate, degradate, fatiscenti e spesso pericolose. Sono le aree dismesse in tutto il Varesotto. La Regione ne ha censite un’ottantina. Recuperarle non è facile: servono bonifiche e investimenti... la provincia di Varese è un vero e proprio cimitero industriale a cielo aperto...Tipologie di produzione ormai scomparse dal nostro territorio, come la ceramica, oppure decimate dalla globalizzazione, come fonderie e cotonifici. O ancora assi di produzione diffusa, come quello lungo il fiume Olona, non più attuali, nell’epoca delle zone industriali...
La mappa delle aree dimesse tocca tutto il territorio del Varesotto, da nord a sud e da est a ovest. Tocca le grandi città e i piccoli centri. Ci sono aree di dimensioni enormi, come la Mayer di Cairate che copre più di 400mila metri quadrati, oppure l’ex Cantoni di Saronno, 116mila metri quadrati. Ci sono nomi storici dell’industria varesina, come l’ex Aermacchi di via Sanvito a Varese, l’ex Richard Ginori di Laveno Mombello, l’ex polveriera Montedison a Taino, l’ex Mv Agusta a Verghera di Samarate o l’ex-Sir di Nino Rovelli a Solbiate Olona...
Eppure il destino delle aree dismesse in molti casi ha prodotto riqualificazioni di cui andare orgogliosi. Pensiamo all’università Liuc di Castellanza, edificata a fine anni ’80 sulle ceneri dell’ex cotonificio Cantoni, oppure ad uno dei “gioielli” scolastici del Varesotto, l’Ipc Falcone di Gallarate, realizzato sull’area dell’ex manifattura Cantoni. E ancora, il Museo del Tessile di Busto Arsizio è il frutto della ristrutturazione di una parte del complesso dell’ex Cotonificio Bustese, oppure il museo di Volandia sorto al posto delle ex Officine Caproni di Vizzola Ticino...
L' articolo completo di Andrea Aliverti lo trovate su La Provincia di Varese