Perchè, vedete, mo’ questi hanno preso Fabio Lione come cantante e gli fanno cantare sei pezzi su dieci; i restanti quattro li canta Bittencourt e due di questi sono pure i migliori del lotto (Violet Sky e Crushing Room, in coppia con Doro Pesch). Ripeto: mah. Che poi Lione non è mica male, ci mancherebbe. Però non c’entra davvero nulla con gli Angra e tutte le sacrosante volte che ho ascoltato le tracce dove canta lui mi sono sempre venuti in mente quegli italiani un po’ così che vanno in Brasile a puttane una settimana l’anno e finiscono per rimanerci sotto con una famiglia qui ed una lì, oppure semplicemente lì, finiti (in tanti sensi) a mangiare churrasco in qualche chiosco in riva all’oceano con una camicia a fiori aperta fino all’ombelico ed un panza tanta mentre la “fidanzata” chiattona s’abbotta di picanha e guarda una qualche telenovela melodrammatica sudamericana allucinante, che sicuramente avrebbe Storm Of Emotions per sigla d’apertura, una roba che già dal titolo mi ha provocato dolori ovunque e che includo a piè di pagina tanto per far soffrire un po’ anche voi.
Il disco è ovviamente suonato bene ma davvero non sa di niente. Al confronto il precendete Aqua (un buon disco ma non certo stratosferico) è un capolavoro immortale. Per non parlare di Temple Of Shadows. Sembra che, compositivamente parlando, gli Angra siano voluti andare in dieci direzioni diverse senza imboccarne mai davvero una: dal moderno al tribale, dal power al melodico fino a varie ed eventuali. Per dire, la canzone che dà il titolo all’album è un pappone melodico con Simone Simons alla voce che pare uscito direttamente dalla colonna sonora di Frozen o di un blockbuster Disney a caso e potete tranquillamente far ascoltare in machina ai vostri bimbi mentre li accompagnate a scuola, ammesso che siano piccoli abbastanza da apprezzarla per com’è. Cioè, già sopra i cinque anni potrebbero mandarvi a fare in culo, per cui occhio. E quindi che cazzo c’entra con gli Angra, che melodici lo saranno sempre stati ma così stucchevolmente melensi mai. Mai mai.
Due pezzi carini su dieci, quindi, il resto è da termovalorizzare senza pietà. Spero per il prossimo, ma non mi sento troppo ottimista, tutto considerato. (Cesare Carrozzi)