Due concetti distinti, anima e spirito, ma con un vasto campo di interconnessione e con episodi di sovrapposizione; due concetti presenti pressoché in tutte le culture umane, dalle più arcaiche alle più evolute. Entrambi i concetti fanno riferimento all’aria, al respiro, al soffio vitale: anima, pur derivando dalla parola greca ànemos (vento), trova il suo più calzante corrispettivo greco in psiche (respiro, alito), termine con il quale si indica l’energia spirituale che anima il corpo degli esseri viventi, nelle loro prerogative sensibili e intellettive; spirito, dal latino spiritus, ha il suo corrispettivo greco in pneuma (aria, soffio), con un significato simile a quello di psiche, ma mentre quest’ultimo tende a una prospettiva individuale, vale a dire al modo in cui l’energia vitale interagisce con i singoli corpi, pneuma tende a considerare la forza immateriale vivificante in una prospettiva universale, alla quale gli esseri partecipano attraverso la psiche individuale. In pratica, la psiche è pneuma imprigionato dal corpo, che deve per forza stabilire una dialettica con la materia, dalla quale si generano le passioni; attraverso il controllo di queste, la psiche può elevarsi e ricongiungersi in armonia con il pneuma. In sostanza, la differenza sta nel carattere personale della psiche, di contro all’impersonalità del pneuma. Su queste questioni, le scuole filosofiche greche hanno disquisito abbondantemente, soffermandosi in particolare sull’immortalità e la reincarnazione della psiche.
Il cristianesimo ha ripreso le architetture del pensiero greco, unitamente ai concetti ebraici omologhi Nefesh (psiche, anima) e Ruak (pneuma, spirito),rimodellandoli sulla nuova fede. Il concetto Psiche-anima è stato ampiamente trattato dalla teologia, in particolare per il suo essere ponte tra la contaminazione della materia e la purezza di Dio, oltreché per la sua prospettiva teleologica, dopo la morte del corpo. Pneuma-spirito, oltre a conservare un generico utilizzo spesso sinonimico di psiche-anima, è stato compreso nella figura trinitaria dello Spirito Santo, essenza divina emanata dal Padre e dal Figlio, al quale le anime possono essere assimililate con la concessione della Grazia e il dono delle 7 virtù dello Spirito Santo. Un concetto già presente in Platone e nella tradizione ebraica è quello di Anima Mundi, la cui identificazione con il concetto di Spirito Santo ha originato diatribe teologiche a causa del suo afflato panteistico e animistico. In filosofia, a partire da Cartesio, il termine ha assunto una connotazione più laica, designando le potenzialità del pensiero di elevarsi dai condizionamenti della materia, attraverso un percorso di conoscenza; Hegel ha sviluppato questa nuova prospettiva in un sistema complesso, nella Fenomenologia dello Spirito e nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche.
Nell’uso comune, i due termini vengono usati in svariate circostanze, spesso come sinonimi l’uno dell’altro (ad esempio, le anime o gli spiriti dei defunti). Anima ha comunque mantenuto il suo significato di qualcosa che sta dentro a un corpo, non necessariamente un essere vivente; in determinate circostanze, si identifica con i sentimenti ed il cuore delle persone(ad esempio, volere un bene dell’anima). Il concetto di spirito ha invece allargato notevolmente il suo spettro di significati: dall’alcol, sia alimentare che per altri usi, a caratteristiche della personalità, come l’umorismo (essere dotati di spirito, ma anche spirito di patate), l’onestà intellettuale e l’indipendenza (spirito libero), l’avversione alle regole (spirito ribelle), eccetera. Ma nell’uso più frequente, ha mantenuto quel tratto distintivo nei confronti dell’anima, vale a dire il suo tendere all’universale, in contrapposizione alla predisposizione individuale dell’altra (spirito del tempo, del mondo, della nazione, del popolo, della squadra), identificandosi in quei valori morali che caratterizzano un’epoca storica o una comunità più o meno estesa.