E lo è , ma del sonno eterno. Si è appena sparata in vena un'overdose mortale. Arrivano due infermieri per soccorrerla ma non c'è nulla da fare. Il ragazzo telefona alla nonna per informarla dell'avvenimento.
Il giovane Josh , minorenne, si ritrova così senza madre e catapultato a casa della nonna , una donnetta bionda e azzimata dai modi insopportabilmente melliflui che in realtà, dall'alto della sua posizione matriarcale è capo di una famiglia di criminali dediti alle rapine , allo spaccio e a qualsiasi attività che porti reddito. Oltre che agli omicidi.
Un diabulus ex machina , insomma, che ha lo strano potere di attrarre Josh e di respingerlo come fa il resto della famiglia che ti fa sentire protetto ma al contempo sempre sul filo del rasoio.
Animal Kingdom, esordio nel lungometraggio ( e tuttora pezzo unico ) di David Michôd è una crime story australiana che si avvale di una prospettiva originale, un taglio socio antropologico abbastanza inedito.
Tutto viene visto attraverso gli occhi di Josh, il membro più giovane della famiglia, quello posto più in basso nella scala gerarchica.
Il film narra la lotta e la tensione della famiglia alle prese con la polizia che sta loro alle calcagna ma punta molto più sulla tensione e sull'atmosfera che sugli ingredienti classici del poliziesco ( tipo inseguimenti e sparatorie). La violenza esplode improvvisa e incontrollata magari dopo sequenze che mostrano le piccole cose che compongono la vita familiare, la regia provvede a svuotare il tutto di quelle coreografie ad uso e consumo dello spettacolo che siamo abituati a vedere soprattutto negli action hollywoodiani.
Qui di colpi di pistola o di fucile ne vengono sparati pochi e vanno quasi tutti a segno.
E il sangue esce copioso, rosso rutilante che risalta ancor di più nel grigio della fotografia desaturata che lo circonda.
Il cuore del film è in realtà il dilemma che si trova ad affrontare l'ultimo arrivato in questa stramba realtà che si ritrova preso in mezzo da una famiglia che lo sta stritolando e dalla polizia che lo sta utilizzando come cavallo di Troia per portare in carcere tutti i componenti della banda rimasti a piede libero.
E il giovane Josh che a causa della famiglia ci ha rimesso anche la ragazza sceglie di risolvere il dilemma a suo modo.
La vendetta per una volta è un piatto da assaporare bollente.
A suo modo Animal kingdom è un racconto di formazione, narra la crescita di un diciassettenne che è costretto a maturare troppo in fretta.
I personaggi contenuti in questo "regno animale" sono privi di fascino , impegnati nella loro quotidiana lotta per la dominanza e per la sopravvivenza, medi se non mediocri però capaci di crudeltà inarrivabili. E anche il personaggio del poliziotto interpretato da Guy Pearce ha più l'aria del grigio funzionarietto statale che del superdetective.
La vita criminale di Melbourne che fornisce una cornice molto anni '70 , è colta quindi con piglio semidocumentaristico ( da un autore che proviene dai documentari su bande criminali) senza fascinazioni di sorta da parte dei personaggi negativi e con dei poliziotti che usano metodi molto spicci ( e illegali) per risolvere i problemi che hanno con questa famiglia.
Ha vinto il premio della giuria al Sundance del 2010 , Jackie Weaver ( che interpreta la diabolica nonna ) si è guadagnata meritatamente anche una nomination all'Oscar come miglior attrice non protagonista.
( VOTO : 8 / 10 )