“Animali a mano” di Teresa Porcella e Jorge Luján, ill. Giulia Orecchia, Franco Cosimo Panini

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

I bambini piccoli sono ammaliati dalle mani. Ancora prima dei piedini, le mirano e le rimirano, rigirandole nell’aria come farfalle, accogliendone i movimenti con faccini sopresi e incantati.
D’altra parte un bebè si sviluppa e cresce grazie ad esperienze sensoriali e le mani, a ben rifletterci, sono parti del corpo privilegiate che stimolano almeno quattro dei cinque i sensi. Il tatto, ovviamente, ma fungono da sollecitazione anche per la vista quando si muovono, per l’udito se battute tra loro o su un oggetto, per il gusto quando spesso e volentieri i piccini le assaggiano o le ciucciano, alla ricerca di consolazione, gratificazione o mossi da curiosità.

Ancora, crescendo il bambino continua a nutrire interesse per le mani. Oltre che importante veicolo affettivo – per carezze, per tenere per mano, per sostenere nella presa – le mani sono anche protagoniste di passatempi moderni o tradizionali, di filastrocche e canzoncine, sostengono e ampliano il linguaggio verbale nella gestualità o affascinano quando usate nei giochi di marionette o ombre cinesi.

Sono diversi i libri per bambini che chiamano in causa le mani, esortando i bimbi a muoverle ed usarle in maniere divertenti o creative. Nel recentissimo albo “Animali a mano” di Teresa Porcella e Jorge Luján, illustrato da Giulia Orecchia, le mani sono indispensabili: senza la loro partecipazione alla narrazione non si potrebbe mettere in scena quello che, di fatto, è un vero è proprio spettacolo teatrale per i piccoli.
Le colorate e ampie pagine cartonate si fanno infatti palco e scenario per un racconto – o una canzone – che per compiersi e sorprendere necessita che l’adulto lettore usi, oltre che la voce, anche le proprie mani, infilandole opportunatamente nella grande fustellatura centrale, che si fa circolare all’apertura completa della doppia facciata.

Dei libri coi buchi ho già parlato diffusamente su queste pagine: sagomature e ritagli sono espedienti cartotecnici molto usati nelle pubblicazioni per i più piccini. Fungono infatti da stimolo sensoriale, rendono il libro simile ad un gioco col quale interagire attivamente, permettono tutta una serie di sollecitazione cognitive o relative all’uso della fantasia che variano a seconda delle molteplici applicazioni nelle quali si sono cimentati autori ed artisti.

Qui il buco è uno spazio che, inglobato all’interno della storia, permette all’albo di ampliare i suoi confini e chiama all’interno del gioco-lettura il genitore o l’animatore, oppure lo stesso bambino qualora volesse cimentarsi come narratore. La mamma e il papà che leggono diventano quindi protagonisti attivi, con grande gioia del bimbo che aumenta le possibilità di interagire, affettivamente o ludicamente, con loro.
Per scegliere come “mettere le mani in gioco” si possono seguire i suggerimenti riportati in quarta di copertina oppure inventarne di nuovi. La lettura ha così la possibilità di rinnovarsi ogni volta, coinvolgendo il piccolo ascoltatore e divertendolo.

La storia presenta uno sviluppo a catena, anch’esso piuttosto tipico nelle opere per i primi lettori. La struttura della ripetizione, arricchita ad ogni passaggio da elementi nuovi, sovente tendente ad un climax, un colpo di scena, o alla risoluzione di un piccolo mistero, permette al bambino di mantenere vivo interesse e curiosità, di memorizzare, di imparare i vocaboli nuovi che vengono via via introdotti. E’ il fascino della filastrocca: la musicalità e una costruzione che è in parte prevedibile – quindi porta una rassicurazione – ma non identica – e quindi rimane stimolante.

L’artificio di introdurre in ciascuna doppia tavola, nella quale si pone una domanda la cui risposta verrà svelata al voltar di pagina, un particolare della figura che si scoprirà poi è particolarmente apprezzato dai bimbi, che hanno piacere, soprattutto in una fase di rilettura, di giocare ad indovinare, a riconoscere o a collegare.
Oltre allo spasso, questi nessi lavorano sul piano cognitivo insegnando al piccolo il difficile compito del passaggio dal dettaglio alla figura completa e accrescono le competenze d’osservazione.

Si parte da una mela – e qui colgo una citazione al “padre” di libri coi buchi, lo storico Brucoverde de la casa editrice La Coccinella – e il suo abitante verme – che deve essere rappresentato da uno svettante dito – si chiede da dove provenga il piacevole tepore che avverte sulla sua pelle.
Sarà forse da attribuirsi alla chiocciola? E il guscio di una lumachina fa capolino accanto al bordo destro della pagina, invitando a sfogliare in fretta.

Nella seguente doppia facciata troviamo l’intera chiocciola. Il quesito è il medesimo: quale sia la fonte del calore che viene con gioia avvertito; proverrà forse da un cacatua che mostra parte delle penne della coda?
Qui sono muso e corna della lumaca a mancare e la loro assenza va supplita con mano e due dita.

E così via: di domanda in domanda, di posa in posa, si giunge alla fine dell’albo dove, come è giusto che sia, il mistero viene svelato e tutti i personaggi ricongiunti in un allegro girotondo.

Ciascuna scena, illustrata da Giulia Orecchia, è un tripudio di colori: animali, foglie e fiori che si poggiano su uno sfondo costantemente color giallo acceso, indizio della soluzione che si rivelerà, da un lato, ma anche fonte di luce e caratterizzante della collocazione temporale del racconto: una bella e rigogliosa giornata di primavera, forse tra le prime dopo un rigido inverno.
Tutto l’albo infatti porta l’allegria del risveglio: dalla floridezza della vegetazione, fitta e lussureggiante, al brulichio di piccoli insetti, gai comprimari che si affacciano ad ogni pagina.

Un libro – è proprio il caso di dirlo –solare. Vivace per giocare, fresco e festoso, ricco di richiami sensoriali e terreno fertile per interazioni fantasiose tra bimbi e genitori.

Ottimo anche il linguaggio, che è semplice ma accurato, preciso e vario, perfetto per insegnare ai bambini nuovi vocaboli

Come tutti gli albi della collana Zerotre di Franco Cosimo Panini – pubblicazioni specifiche per la prima infanzia – è sicuro e robusto, controllato nei materiali e privo di piccole parti o bordi vivi, adatto a giovanissime manine che hanno desiderio ardente di sperimentare.

(età consigliata: dai 18 mesi)


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :