In questi giorni Torino ospita un’esposizione che farà molto discutere. Soprattutto gli animalisti. Mi riferisco alla singolare mostra “Animals – A different perception” di Pascal Bernier sugli “incidenti di caccia”.
Organizzata in collaborazione col museo di Scienze Naturali di Torino e a cura di Patrizia Bottallo, la rassegna sarà ospite, dal 12 al 31 dicembre, nella sede di Palazzo Saluzzo Paesana. Pascal Bernier, nato nel 1960, rappresenta una delle figure più note del panorama artistico belga. È l’artista degli enigmi, dei simboli e delle metafore.
Il suo progetto “Accidents de chasse” consiste in una ricerca iniziata nel 1994 con piccoli interventi su animali imbalsamati, “curati” in seguito ad immaginari incidenti di caccia. L’intento dell’artista è quello di fornire una percezione diversa, in bilico fra artificio e realtà, attraverso l’allegoria della guarigione. Ecco quindi la presenza di orsi ingessati, tigri incerottate, scatolette di sardine trasformate in bare, scheletri con la museruola, elefanti bendati.
Le opere dell’artista vogliono far riflettere attraverso un sottile umorismo e ,diciamolo pure, un gusto del macabro, su temi esistenziali quali la morte, la vita, il rapporto con il corpo dopo la fine di tutto, con la paura, con il desiderio e il rapporto con la natura sempre più spesso spettro di sfruttamento indiscriminato.
Animali impagliati e “medicati” sono quindi i protagonisti di questa mostra. L’intervento sugli animali contiene qualcosa di sorprendente e salvifico, una sorta di “pietas”, per cui essi sembrano tornare in salute. Il progetto artistico conferma la collaborazione con il Museo di Scienze Naturali.
La mostra era originariamente nata per integrarsi proprio con la collezione del museo, ed assume una nuova e significativa connotazione in seguito alla sfortunata esplosione che ne ha comportato la chiusura temporanea. Il museo non cessa le attività ma collabora attivamente mettendo a disposizione alcuni esemplari di animali della sua collezione, mantenendo l’impegno di continuare la sua missione divulgativa.
La mostra vuole essere un appello affinché il museo riapra presto e possa proseguire la propria attività, dopo l’incendio scoppiato alcuni mesi fa che, pur non avendo fatto vittime, era stato causa di danni ingenti. Gli animali metaforicamente feriti dall’esplosione sono “curati” dall’artista, che infonde un falso cinismo sotto il quale si cela un forte aspetto zoofilo. Si sa che la conoscenza porta sempre a compiere sacrifici.
In questo caso ci troviamo di fronte ad animali “immolati” in vista di un progetto maggiore. Nonostante questo, ho guardato le loro fotografie. Non ci ho visto né cinismo, né sarcasmo. Solo tanta tristezza, la stessa che puntualmente accompagna le visioni di morte.
Written by Cristina Biolcati