Mentre correvo, pensavo alla questione della proprietà pubblica e privata. Pensavo: la cosa pubblica non funziona, se qualcosa è di tutti, nessuno proverà per quella cosa un sentimento di rispetto. Se invece una cosa è privata, il sentimento del rispetto si infonderà solo nel cuore del proprietario della cosa. In nessun caso la gente sarà rispettosa della cosa. Allora ho pensato che forse una via di mezzo c’è. La cosa né pubblica né privata. La cosa sacra. Le chiese, per esempio, suscitano rispetto perché la gente sa che sono luoghi sacri. Così bisognerebbe rendere sacro un mare, una strada, una scuola, una stazione, un prato, una scogliera. Bisognerebbe rendere sacra una lattina di birra, un muro, un’altalena desolata, una cicca di sigaretta, un binario morto, eccetera. Bisognerebbe assiepare il mondo di cose sacre, fare di noi delle ottuse macchine di devozione. Mentre correvo, pensavo che l’ideologia dominante del Ventunesimo secolo sarà l’animismo. A quel punto è passato uno che parlava con la sua bicicletta.
In Born Into This, documentario sulla vita di Bukowski, sua moglie Linda Lee racconta questo: “Era schifato da Mickey Mouse. Gli dicevo: ‘Ma Walt Disney era un pazzo eccentrico, un genio visionario con tantissime idee’. Lui controbatteva: ‘A cosa gli sono servite?’. Gli rispondevo: ‘A sviluppare la fantasia dei bambini’. E lui: ‘ Con questo figlio di puttana a tre dita che non ha un’anima?’”.