Ci sono giornate in cui la metropolitana B direzione Laurentina alla stazione di Tiburtina è inavvicinabile. Ci sono invece giornate in cui arriva stranamente mezza vuota, cosa che si traduce in un assalto al vagone da parte della folla di pendolari in attesa alla banchina. Una signora, lettrice indisturbata fino a quel momento di Anime di Vetro di Maurizio di Giovanni, viene travolta senza che se ne renda conto. Schiacciata sul fondo del vagone, verso le portiere, alza lo sguardo indispettita ma dopo poco lo rivolge nuovamente al suo romanzo. Nonostante la scomoda posizione, continua a leggere decisa e gira su sé stessa la copertina del volume che sparisce alla mia vista. Riesco però ancora a scorgere qualche dettaglio su di lei.
Porta dei pantaloni grigi a sigaretta, piuttosto formali, una borsa, un giubbotto ed un maglione nero. È solo al momento della sua discesa alla fermata di Policlinico che adocchio il taglio a caschetto e il castano – tendente al rosso – dei capelli, guardandola allontanarsi alquanto in fretta verso l’uscita.
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