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Anime dilaniate (Pt.2)

Creato il 24 settembre 2015 da Theobsidianmirror
Anime dilaniate (Pt.2)“Quando il governo francese ne aveva sequestrato le copie appena giunte a Parigi, Londra ovviamente aveva cominciato a bramarne la lettura: com’è noto, il libro si diffuse come una malattia infettiva, di città in città, di continente in continente, proibito qui, sequestrato là, condannato dalla stampa e dal pulpito, censurato persino dai più moderni fra i letterati anarchici." (Robert W. Chambers, The Repairer or reputations, 1895)."Oltre un secolo fa il governo francese aveva presumibilmente bruciato la prima edizione tradotta de Le Roi en Jaune che aveva attraversato i suoi confini. Dopo aver letto il secondo atto [la dottoressa Barbara Post, ndr] ne aveva compreso il significato, sebbene fino a quel giorno non fosse sicura del vero motivo per il quale avesse gettato la propria copia nelle acque della Senna." (Ann K. Schwader, Tattered Souls, 2003).La maggior parte delle copie del famigerato "Re in Giallo", perlomeno l'edizione in francese, vennero quindi distrutte secondo quando inizialmente riferitoci da Chambers e confermatoci un secolo più tardi dalla Schwader. Eppure si direbbe che, nonostante tutto, alcune copie siano riuscite a scampare all'oblio. Una di queste salta fuori, sorprendentemente (ma non troppo), dalla borsetta di Sylvia C. proprio nel corso della prima seduta presso lo studio-abitazione della dottoressa Barbara Post. Tale rivelazione è uno dei momenti cardine del racconto, quello in cui ci si rende conto, ancora una volta, dei vasti scenari che ci si aprono davanti e dei molteplici grovigli che rendono la mitologia "in giallo" quasi impossibile da sbrogliare.
Barbara ammette di aver iniziato a leggere Le Roi en Jaune parecchi anni prima, quando ancora era una studentessa e viveva a Parigi. Come abbiamo visto nella citazione precedente, la sua lettura non era proseguita oltre il secondo atto, un passo come abbiamo già visto (ne "Il Riparatore di Reputazioni") molto critico, quello che generalmente segna il confine tra la sanità mentale del lettore e la follia senza ritorno. Fortunatamente la conoscenza del francese della dottoressa Post, a quei tempi, non era sufficiente perché lei potesse cogliere appieno ogni aspetto della questione, ma era tuttavia abbastanza da permetterle di prendere l'unica decisione possibile: gettare il libro nella Senna. "Poteva ricordare abbastanza bene cosa aveva provato dopo la lettura de Le Roi en Jaune, una sensazione che proveniva dal profondo dell'anima, come i postumi di una sbronza di assenzio, ma non ricordava assolutamente nulla della trama". In quel momento non c'è tuttavia alcun motivo perché le due donne non debbano finire per parlare di quel libro. E quell'instante è solo l'inizio del crollo.
Anime dilaniate (Pt.2)Il dottor Monte Spielman muore quello stesso giorno. Prima di impiccarsi però compone un numero di telefono, quello della dottoressa Post. Vuole avvertirla del pericolo imcombente. Sylvia C. non è quello che sembra, non è solo una giovane sventurata in preda alle allucinazioni. Quel segno giallo da lei lasciato sulla lavagna del suo studio inizia a fare il suo effetto. Abbiamo detto che il segno giallo è un messaggero di morte, no? Il messaggio è il suo primo significato, il secondo è la porta: il segno giallo è anche un varco tra il mondo terrestre e un luogo innominabile, quello che taluni chiamano Hastur, un regno dove soli gemelli illuminano gli edifici di Carcosa, la città perduta affacciata sul lago di Hali. "Non so come abbia potuto trovarmi, ma l'ha fatto, sta arrivando! Il segno! È per via del segno! Lei lo ha portato da me. Non so come abbia potuto ma lo ha fatto! Lo ha fatto! E lo porterà anche da te, se la deluderai!"
Ma chi è quindi veramente Sylvia C.? Forse a qualcuno è sfuggito, ma lo avevo già rivelato nel piccolo brano in apertura del post precedente: "Sylvia C. stava ancora parlando, descriveva i luoghi dove viveva i suoi incubi, lo faceva dolcemente e ineluttabilmente. Barbara fece un respiro profondo e la interruppe. “Va bene. Molto, molto, bene. Adesso, voglio che ti concentri su te stessa in quei luoghi. Chi sei? Hai un nome?" Sylvia esitò. “Cass… Cassilda.” 
In quel preciso attimo un brivido solca la schiena di Barbara. Nel bel mezzo della seduta di regressione ipnotica tutto le appare chiaro, tutti i tasselli vanno al loro posto: Carcosa, il segno giallo, la maschera pallida... Tutti i tasselli vanno al loro posto tranne uno, il più temibile. Ma bisogna andare avanti, continuare, arrivare alla verità. Bisogna farlo adesso che Sylvia è sotto ipnosi e tecnicamente innocua. "Adesso ti chiedo un'altra cosa. Voglio che mi parli della tua morte. Dimmi, come è successo? Come sei morta?". Sylvia non risponde immediatamente. Lascia passare qualche attimo, qualche interminabile attimo, poi ridacchiando, con voce roca e strangolata, dice: "Perché me lo chiedi? Davvero non te lo ricordi, cara sorella?". Con queste parole i suoi occhi si spalancano e si voltano minacciosamente verso la dottoressa Barbara, ormai in preda al terrore. "Sei stata tu, Camilla..."

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