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Barbara ammette di aver iniziato a leggere Le Roi en Jaune parecchi anni prima, quando ancora era una studentessa e viveva a Parigi. Come abbiamo visto nella citazione precedente, la sua lettura non era proseguita oltre il secondo atto, un passo come abbiamo già visto (ne "Il Riparatore di Reputazioni") molto critico, quello che generalmente segna il confine tra la sanità mentale del lettore e la follia senza ritorno. Fortunatamente la conoscenza del francese della dottoressa Post, a quei tempi, non era sufficiente perché lei potesse cogliere appieno ogni aspetto della questione, ma era tuttavia abbastanza da permetterle di prendere l'unica decisione possibile: gettare il libro nella Senna. "Poteva ricordare abbastanza bene cosa aveva provato dopo la lettura de Le Roi en Jaune, una sensazione che proveniva dal profondo dell'anima, come i postumi di una sbronza di assenzio, ma non ricordava assolutamente nulla della trama". In quel momento non c'è tuttavia alcun motivo perché le due donne non debbano finire per parlare di quel libro. E quell'instante è solo l'inizio del crollo.
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Ma chi è quindi veramente Sylvia C.? Forse a qualcuno è sfuggito, ma lo avevo già rivelato nel piccolo brano in apertura del post precedente: "Sylvia C. stava ancora parlando, descriveva i luoghi dove viveva i suoi incubi, lo faceva dolcemente e ineluttabilmente. Barbara fece un respiro profondo e la interruppe. “Va bene. Molto, molto, bene. Adesso, voglio che ti concentri su te stessa in quei luoghi. Chi sei? Hai un nome?" Sylvia esitò. “Cass… Cassilda.”
In quel preciso attimo un brivido solca la schiena di Barbara. Nel bel mezzo della seduta di regressione ipnotica tutto le appare chiaro, tutti i tasselli vanno al loro posto: Carcosa, il segno giallo, la maschera pallida... Tutti i tasselli vanno al loro posto tranne uno, il più temibile. Ma bisogna andare avanti, continuare, arrivare alla verità. Bisogna farlo adesso che Sylvia è sotto ipnosi e tecnicamente innocua. "Adesso ti chiedo un'altra cosa. Voglio che mi parli della tua morte. Dimmi, come è successo? Come sei morta?". Sylvia non risponde immediatamente. Lascia passare qualche attimo, qualche interminabile attimo, poi ridacchiando, con voce roca e strangolata, dice: "Perché me lo chiedi? Davvero non te lo ricordi, cara sorella?". Con queste parole i suoi occhi si spalancano e si voltano minacciosamente verso la dottoressa Barbara, ormai in preda al terrore. "Sei stata tu, Camilla..."