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Anime e sangue di francesco grimandi

Creato il 17 aprile 2012 da Larazavatteri
 Ricevo e pubblico il testo e un approfondimento del libro di Francesco Grimandi: ANIME E SANGUE DI FRANCESCO GRIMANDIBologna, autunno 1325. Una serie di efferati omicidi, un dilemma che inchioda chi è chiamato a investigare, un mistero non facile da risolvere. In una città al culmine del suo periodo d'oro, in scontro perenne con Modena, eterna rivale, conflitti e tensioni si delineano sullo sfondo del confronto personale tra l'assassino e Jacopo Lamberti, uomo di giustizia dai molti dubbi. In un duello a distanza, contro tutto e tutti, Jacopo dovrà scoprire chi si cela dietro l'indecifrabile omicida che colpisce di notte e infierisce sulle sue vittime, senza motivo apparente. In una corsa contro il tempo tenterà di fermarlo, ma le conseguenze saranno imprevedibili.
Editore:  Zerounoundici 
ISBN: 8863073880   ISBN 13: 9788863073881Personaggi e riferimenti storici che compaiono nel romanzo “Anime e sangue”
Fulgerio da Calboli, Capitano del Popolo
In quei mesi così travagliati per il Comune, rammentò Jacopo, Fulgerio il forlivese era stato investito dell’incarico di Capitano del Popolo per il suo piglio di parte guelfa. Guardandolo in tenuta da battaglia, fiero e inflessibile malgrado gli anni, a Jacopo tornò in mente che colui che gli si parava davanti era lo stesso Fulgerio da Calboli che aveva respinto i Bianchi e i ghibellini che tentavano di prendere Firenze. Per essere divenuto lo strumento della repressione della parte Nera al potere, si era procurato la fama di violento e crudele. Tanto che il noto rimatore Durante degli Alighieri, uno tra gli scampati alla vendetta, l’aveva fatto oggetto delle sue pesanti invettive.
Riferimento a Fulgerio dalla Divina Commedia - PURGATORIO - Canto XIV
57. Né lascerò di dir perch'altri m'oda;e buon sarà costui, s'ancor s'ammentadi ciò che vero spirto mi disnoda. > Non lascerò di parlare per il fatto che altri mi ascolti; oda costui le mie parole, poiché gioverà udire ciò che un verace Spirito profetico mi svela. <60. Io veggio tuo nepote che diventacacciator di quei lupi in su la rivadel fiero fiume, e tutti li sgomenta.
> lo vedo tuo nipote (Fulcierio) che diventa persecutore di quei lupi sulla riva del fiume feroce, e li sgomenta e terrorizza.Fulcierio da Calboli, nipote di Rinieri, podestà di Firenze nel 1303, uomo senza scrupoli, che favorì in vari modi le rappresaglie dei Neri contro i Fiorentini di parte bianca e ghibellina. <63. Vende la carne loro essendo viva;poscia li ancide come antica belva;
molti di vita e sé di pregio priva.
> Vende la carne delle sue vittime ancora vive (pattuendo il prezzo del riscatto); poi le uccide come belva inveterata nella sua ferocia; egli priva molti della vita, ma priva di Bene anche sé stesso. <66. Sanguinoso esce de la trista selva;
lasciala tal, che di qui a mille anni
ne lo stato primaio non si rinselva».
> Lordo di tanto sangue, Fulcierio se ne va da Firenze ("trista selva"); e la lascia in tale condizione, che non rifiorirà come prima, neanche dopo mille anni». <
FULCERIO DA CALBOLI  Di Forlì. Guelfo. Signore di Castrocaro Terme, Predappio. Padre di Paolo, zio di Francesco Ordelaffi.1325. Bologna. E' rieletto capitano di Bologna al posto di Riccardo Ugoni. Fronteggia il signore di Mantova Passerino Bonacolsi. A Novembre partecipa alla battaglia di Zappolino, dove è messo in fuga.1326. Podestà a Bologna.Passerino Bonacolsi, signore di Modena e Mantova
… I ghibellini, nemici del Papa, erano stati espulsi a più riprese, i beni confiscati o distrutti, e molti di loro erano riparati sotto la protezione di Passerino Bonacolsi, duca di Modena, giurando vendetta. In seguito, papa Giovanni XXII aveva aggiunto del suo, dichiarando eretico Passerino, e contro di lui era stata bandita una crociata. Così i bolognesi avevano posto mano alle armi e durante l’estate avevano invaso e saccheggiato le sue terre. Passerino non era stato a guardare. Riuniti attorno a sé molti alleati, alla fine di settembre era passato al contrattacco, prendendo il castello di Monteveglio posto sui confini, e l’aveva occupato.Le truppe del comune erano uscite in massa, assediandolo.Ma ora la situazione era di stallo. E tutti erano sul chi vive. 
Passerino Bonacolsi, signore di Modena, non era individuo da sottovalutare. Anni prima aveva ucciso Raimondo da Spello, nipote del papa, e nel tempo aveva rimediato ben due scomuniche. Ma coi grandi capi ghibellini neppure due mesi addietro aveva trionfato ad Altopascio, infliggendo una sonora sconfitta alle soldataglie fiorentineagli ordinidello spagnolo Raimondo da Cardona, capitano della guardia pontificia.BATTAGLIA DELLA SAMOGGIA/MONTEVEGLIO/ZAPPOLINO – novembreMODENA, MILANO, VERONA, LUCCA, FERRARA,   CHIESA, Bologna, FIRENZE, SIENA

Rinaldo d’EsteMalatesta Malatesta  P   Gherardo Rangoni  P

Passerino BonacolsiAngelo da Sant’Elpidio  P   Francesco Lambertini  P

Azzone ViscontiMalatestino Novello Malatesta  P   Folco di Pasi  P

Tarabotto dei TarabottiGiovanni Paparoni   Conte Ramponi  P

Testa GozzadiniAlbertino Boschetti  +   Matteo Crescenti  P

Beccadelli  +Filippo di Cardona  P   Odofredi  +

Francesco BonacolsiNicola da Rimini  P   Ruggero Moronti  P

Bertuccio PulciGuidone Riva  P

Bonacio GangalandiPizzone Crescenti  P

Bertuccio di GuigliaMusotto dei Sabatini  P

Obizzo d’EsteAntonio Griffoni  P

Chiozzo da CusanoPaolo Malvezzi  P

Giovanni d’ArgelatoGerardo Zambeccari  P

Mazarello da CusanoTommaso Torelli  P

Ettore di PanigoFulcerio da Calboli


Sassuolo da Sassuolo  P


Jacopino Rangoni  P


Lippo Pepoli  P


Giovanni Paparoni P

Ghibellini: 2800 cavalli, 8000 fanti. Guelfi: 2000 cavalli, 20000 fanti. Assalto notturno al campo bolognese che è colto impreparato. Nella battaglia si registrano 1000/2000 morti; fra i guelfi sono catturati 7000 uomini. Il bottino per i vincitori è valutato superiore ai 200000 fiorini. La P contraddistingue i condottieri fatti prigionieri.
15 Novembre, presso la roccaforte di Zappolino, verso il tramonto.
Il cavaliere ritto sullasella, celato dalla chioma degli alti cipressi, contemplò con orrore il massacro che si stava consumando sotto ai suoi occhi. I ghibellini li avevano colti di sorpresa mentre si stavano accampando sui prati di Zappolino, ed erano scesi inattesi dalle colline circostanti, come inattesa sa essere la morte.
Liber Paradisus… Dopo vittoria di Fossalta, quasi un secolo prima, e la cattura di re Enzo, figlio dell’imperatore Federico II di Svevia, il Comune aveva decretato l’abolizione della schiavitù e la liberazione dei servi, riscattando col pagamento coloro che erano soggetti ai signori laici. In ricordo degli eventi, sullo stemma cittadino era stata posta la parola libertas, e i più grandi giuristi erano stati chiamati a redigere il Liber Paradisus, per raccogliere i nomi di quanti erano statiliberati. Ma i più accorti sostenevano che la mossa era stata dettata soprattutto da interessi economici.Dopo l’affrancamento, il Comune aveva sistematicamente imposto le tasse a migliaia di persone fino ad allora esenti. E per farlo, aveva vincolato i servi liberati a non trasferirsi in un’altra circoscrizione vescovile che non fosse quella di appartenenza.
Univeritates… Erano goliardi e della peggior risma. D’altronde Bologna ne era piena e li attirava in gran numero dalle località vicine, da quando la fama dei suoi giuristi aveva valicato i confini. Le societates di allievi sceglievano in autonomia i maestri, pagandoli con i soldi che raccoglievano dalle collette. E tale sistema si andava sempre più diffondendo, al punto che erano state istituite due universitates, una per gli italici e una per quanti venivano dalle città d’Europa.
La secchia rapita«Cos’è successo?»«Bologna è stata sconfitta. I modenesi hanno disperso il nostro esercito e per molti non c’è stato scampo. Il duca Passerino e i suoi hanno conquistato e depredato Crespellano, posto a ferro e fuoco le campagne, e oggi sono giunti alle porte della città. Da qui non puoi udirli, ma là fuori hanno organizzato tre palii. Uno per ciascuno dei loro comandanti. E per scherno hanno rubato il secchio da un pozzo fuori porta Stiera e se ne baloccano quasi si trattasse di un prezioso trofeo.»«È assurdo» commentò Jacopo incredulo.«La buona nuova è che non paiono propensi ad attaccare» disse Niccolò. «Forse la città chiusa a riccio è per loro un boccone troppo indigesto. Non mi so dare altra spiegazione.»(poema in ottave di tipo “eroicomico”, scritto da Alessandro Tassoni. Una prima stesura è del 1614 ma venne pubblicato a Parigi solo nel 1622 Tassoni utilizzava riferimenti storici documentati invertendone liberamente l’ordine: nel poema il furto diventa la causa della guerra tra le due città. Lo scopo dichiarato era quello di divertire i lettori.)Nel Palazzo Comunale di Modena, all’interno del Camerino dei Confirmati è custodita uno dei simboli della città: la Secchia rapita, un normale secchio di legno che ricorda ai modenesi la pesante vittoria ottenuta contro i bolognesi nella battaglia di Zappolino. Secondo una cronaca, ritrovata nel Seicento (che ispirò il poema di Alessandro Tassoni, La secchia rapita), i modenesi sottrassero la secchia a un pozzo bolognese (all’esterno dell’attuale Porta San Felice) e la trasportarono in città come trofeo di guerra.

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