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Anime nere

Creato il 01 ottobre 2014 da Pim

Anime nereIl paragone con Gomorra e altri film recenti che hanno trattato il tema della criminalità organizzata è inevitabile, ma Anime nere presenta un taglio differente, quasi antropologico. Anzitutto, la scelta di raccontare una storia ambientata in un contesto ‘ndranghetista squarcia il velo su una realtà poco nota, in cui gioca un ruolo sostanziale il legame stretto con il territorio. L’asprezza selvatica dell’Aspromonte rappresenta la metafora di relazioni sociali improntate alla sopraffazione e alla mancanza di compassione. Quel mondo chiuso, con le sue usanze primordiali, quella cieca adesione a regole ancestrali, inviluppa i personaggi in un destino tragico da cui nessuno può scampare. È anche il nostro mondo, però. Le attività criminali fungono quasi da pretesto: sotto la lente della mdp appaiono i vincoli malsani di una famiglia spaccata tra pastorizia e avventurismo malavitoso, esistenze ripiegate su se stesse e condotte spudoratamente illecite, tra Amsterdam e Milano da una parte e Africo dall’altra.

Anime nere è un piccolo gioiello, con due o tre scene davvero memorabili che si chiudono in un finale duro e inaspettato. Francesco Munzi gira alla moda classica, con mano ferma, tralasciando i virtuosismi alla Sorrentino. So che ha realizzato altri due film prima di questo, li recupererò. La storia (tratta da un libro di Gioacchino Criaco) è solida e potente nella rappresentazione dei personaggi, recitata benissimo. Un pugno nello stomaco, il cui dolore tarda a placarsi.

Anime nere, di Francesco Munzi, con Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane, Barbora Bobulova (Italia, 2014, 103’). Visto al Cinema Fratelli Marx di Torino il 20/09/2014.


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