Anno: 2014
Distribuzione: Good Films
Durata: 88’
Genere: Drammatico
Nazionalità: Italia/Ungheria/USA
Regia: Roberto Faenza
Nonostante le difficoltà produttive e distributive, arriva nelle sale italiane Anita B., il nuovo film di Roberto Faenza (Jona che visse nella balena, Prendimi l’anima), tratto dal romanzo della scrittrice e poetessa ungherese Edith Bruck, Quanta stella c’è nel cielo, storia di un’adolescente che, sopravvissuta ad Auschwitz, cerca di ricostruire la propria identità nella Cecoslovacchia del Dopo Guerra.
“Non mi piace fare la vittima ma quando pronunciavo la parola Auschwitz - racconta il regista – i produttori non erano affatto contenti, anche se questo in realtà non è un film sui campi di sterminio bensì sul ‘dopo’, sull’esigenza di ricominciare a vivere, pur nelle difficoltà che ciascuno incontrava, visto con gli occhi di una ragazza giovane e ingenua che, dopo aver perduto tutto, si riaffaccia alla vita”.
Il desiderio di rinascita ed oblio spingeva molte persone, in quel periodo, a voler cancellare rapidamente gli orrori della guerra e dell’Olocausto ed Anita (interpretata da Eline Powell) si accorgerà presto, suo malgrado, che la ‘memoria’ non è gradita nella casa che la ospita, quella di sua zia Monika, unica parente rimasta in vita, che abita vicino Praga col marito, il figlioletto ed il giovane cognato Eli (l’irlandese Robert Sheehan). Monika, algida e distante, vieta severamente ad Anita di parlare del suo passato, dei genitori morti e del campo di concentramento, ma la ragazza non può non confidare i suoi ricordi a qualcuno e sceglie il nipotino Roby, di appena un anno, che spesso le viene affidato dalla madre. Nel frattempo l’affascinante Eli, deciso a divertirsi ed a vivere una vita apparentemente spensierata, invita Anita a seguirlo di nascosto nelle sue scorribande e cerca in tutti i modi di sedurla con conseguenze prevedibili. Nel mélange di lingue, popoli e culture della mittel-Europa in cerca di redenzione e ricostruzione, Anita conoscerà personaggi incredibili come lo zio Jacob (il sempre grande Moni Ovadia, nel ruolo a lui più congeniale), coscienza critica della comunità ebraica ed estroso musicista, la mascolina Sarah che, armata di pistola, organizza i traghetti per la Palestina, il giovane David, orfano dei genitori, due scienziati che si sono tolti la vita agli albori del nazismo.
“Inizialmente non volevo neppure leggere il libro ma per fortuna un amico mi ha convinto – continua il regista – e non ho mai chiesto ad Edith Bruck quanto ci sia di autobiografico in quelle pagine ma ho voluto aggiungere B. ad Anita, in omaggio al suo cognome. Il premio Nobel Elie Wiesel diceva che, nel momento in cui entri in rapporto con l’Olocausto, diventi a tua volta testimone. Per me è una bellissima responsabilità. Come la protagonista di Prendimi l’anima, anche Anita B. è in viaggio verso il passato con un solo bagaglio, il futuro, in un ideale tragitto comune a due donne coraggiose e indomite”.
Onesto ed interessante, sia pur senza guizzi di grande originalità nel descrivere i personaggi ed il contesto, con una fotografia calda e patinata ed una meticolosa cura della ricostruzione storica, il film è prodotto da Jean Vigo – Cinema Undici con RaiCinema e distribuito da Good Films ed esce in un numero di copie minore di quello inizialmente previsto a causa di lamentati (dai produttori) ‘comportamenti gratuiti’ da parte degli esercenti che, all’ultimo momento, hanno cambiato idea e sembrano dare sempre meno spazio in sala a film indipendenti.
Elisabetta Colla