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Anita Garibaldi nello specchio della mia Elsa
Creato il 27 maggio 2011 da Rita Charbonnier @ritacharbonnierTRENTO – In un’epoca in cui la scrittura si limita alle poche manciate di caratteri degli sms, dove tutto è sigla e abbreviazione, e la gioia di un’emozione è ringraziata con un’algida faccina sorridente, le iniziative patrocinate dall’Associazione Sillabaria “per la promozione della scrittura come espressione e conoscenza” sono brezze di primavera nell’inverno della parola su carta. Donata Zoe Zerbinati, presidente dell’Associazione, nonché cultrice entusiasta dell’arte della scrittura di cui è maestra, negli anni ha presentato in Trentino numerosi scrittori locali e nazionali, che di quest’arte sono degni sostenitori, tra cui Rita Charbonnier, affermata scrittrice romana, che presenta il suo ultimo romanzo Le due vite di Elsa.
Le protagoniste dei suoi romanzi appartengono alla storia, sono persone realmente esistite, ma di Elsa non si conosce nulla: da dove nasce questo suo nuovo, accattivante personaggio?
Elsa nasce dalla mia più squisita fantasia, e da Anita Garibaldi, che doveva essere, in un primo momento, unica protagonista del romanzo. Quando intrapresi la stesura del libro, avevo in mente una biografia della bella e coraggiosa Anita, compagna di Garibaldi, che andasse a completare quel trittico di ritratti di donne, eroine dei loro tempi, inaugurato dai miei due precedenti romanzi La sorella di Mozart e La strana giornata di Alexandre Dumas.
Durante la stesura, tuttavia, avvertii come l’ingombrante alone di notorietà che circonda la figura di Anita l’allontanava sempre più da me, impedendomi di conoscerla davvero come avrei voluto. Decisi dunque di spostare il baricentro del racconto e orientare la mia linea di ricerca verso un nuovo punto di vista “fuori” dalla vita di Anita, riallacciandomi all’episodio, storicamente mai comprovato, del leggendario trafugamento della salma della donna dal cimitero di Nizza nei primi anni ‘30. È nata così la figura di Elsa, suo alter ego che racchiude in sé ciò che Anita non fu, un concentrato di difetti e paure, che solo attraverso il continuo confronto con il ricordo dell’eroica fanciulla brasiliana riuscirà a comprendere e superare. Leggere Elsa è comprendere Anita, e solo quando la protagonista giungerà a fondersi in un unico armonico accordo con l’intrepida guerriera, riuscirà a sciogliere le ombre del tormentato passato, dando risposta alle domande confuse che l’attanagliano e la trattengono.
Dal Settecento mozartiano, attraverso l’Ottocento avventuroso di Dumas, giungiamo al Ventennio fascista: un po’ alla volta ci avviciniamo ai giorni nostri. Che cosa la spinge a collocare i suoi romanzi nel passato?
Non è una scelta mirata, sono stati i personaggi ad accompagnarmi nella loro epoca. Ho imparato a conoscerli attraverso la lettura degli epistolari da cui la loro immagine emerge fragrante e reale, come solo una lettera, scritta nell’intimità dell’affetto familiare, può testimoniare. Va oltre il contesto storico l’aspetto psicologico che sta alla base dei miei racconti: è di lui che scrivo e racconto, che indago e svelo, poiché la sua verità, alla quale anelo, va oltre il tempo e lo spazio. Ne Le due vite di Elsa, ad esempio, la trama si sviluppa attorno al conflitto interiore della protagonista che lotta per esprimersi, nonostante le soffocanti restrizioni che un terribile segreto le impongono. L’ambientazione storica è semplice conseguenza, contesto in cui si muovono i miei personaggi, unici protagonisti indiscussi.
Di chi leggeremo nei suoi prossimi romanzi?
Ho un sogno nel cassetto: vorrei raccontare le dimenticate vicende del brigantaggio meridionale, che per quasi un secolo fin oltre l’Unità d’Italia imperversò nelle assolate terre del Sud. Scevra da qualsiasi implicazione politica e partigiana, la narrazione abbraccerà un insolito punto di vista, quello delle brigantesse, che a fianco dei loro uomini scrissero con orgoglio e sentimento la storia di un popolo. Ma è ancora presto per parlarne, prima d’intraprendere questa avventura vorrei provare a cimentarmi con qualcosa di più vicino a me e alla mia esperienza di vita: uno squarcio sulla realtà, smettendo per un po’ gli abiti di romanziera.
Ora che stringe tra le Sue mani Le due vite di Elsa, ricorda com’è stato scriverlo?
Faticoso, forse più degli altri romanzi. È un viaggio delicato e allo stesso tempo complesso nell’essenza di Elsa, alla ricerca della sua identità che emerge, limpida e luminosa, dopo un difficile percorso di rimozione, ricordo e rielaborazione delle sue memorie e dei suoi segreti.
Cosa suggerisce ai giovani scrittori in erba?
Leggete, leggete, leggete! Classici e contemporanei, italiani e stranieri, imparando a conoscere le voci di tutti. La scrittura vuole allenamento, e la lettura è un ottimo training.
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