Un diritto negato ai consumatori europei - aggiunge - che da anni attendono l' estensione della etichettatura obbligatoria dell' origine anche per le carni di coniglio e per la quale nelle prossime settimane si attende l' esito della valutazione d' impatto da parte della Commissione europea, che speriamo metta la parola fine a una vera e propria discriminazione in atto da quattro anni.
Oggi - prosegue il presidente - perdere altro tempo in estenuanti valutazioni è dannoso per tutto il sud Europa. In precedenza - sottolinea l' anlac - altre valutazioni d' impatto avevano già confermato che l' origine delle carni sembrava essere la preoccupazione principale dei consumatori. Questi vogliono che l'etichetta riporti dove l'animale è nato, allevato e macellato, affinchè siano rispettati gli articoli 12, 169 e 13 del TFUE, inerenti alla protezione dei consumatori, al diritto all' informazione e alle esigenze in materia di benessere animale.
La normativa europea, inoltre, permette che sul cibo l'origine possa diventare quella del luogo in cui è avvenuta l'ultima lavorazione "sostanziale". Così, nel caso di un prodotto porzionato, i supermercati non sono obbligati ad indicare la provenienza della materia prima, ma solo il luogo dell' ultima lavorazione "sostanziale".
Questa norma del codice doganale - evidenzia l' anlac - non garantisce il rispetto dei trattati e apre le porte al commercio globale di carni di dubbia provenienza. Costringerà presto tutti i consumatori a mangiare solo conigli sintetici provenienti dalla Cina e dal Venezuela in nome di uno scambio globale che non rispetta il benessere animale e le normative sanitarie. Sinora questo commercio ha favorito solo gli scambi mondiali della Germania ed è stato troppo penalizzante per Italia, Grecia e Malta, paesi connotati da una forte tradizione culturale di consumo, che si trovano a fronteggiare situazioni anticoncorrenziali e fraudolente nelle importazioni rese agevoli proprio dall'assenza di etichettatura obbligatoria e di controlli.
Nessuna organizzazione sindacale ha chiesto misure di salvaguardia verso le importazioni extra-Ue come è accaduto invece per il riso. Pertanto, attendiamo nei prossimi giorni - conclude - una forte iniziativa politica da parte dell' Europarlamento, dei sindacati agricoli, delle associazioni consumatori e, soprattutto, del Ministro Martina.