La copertina di "This Was Burlesque" di Ann Corio
La storia del burlesque è popolata di donne eccezionali. Tra di esse, una delle più importanti fu Ann Corio. Un personaggio eclettico, forte di una presenza scenica di grande impatto, di un’intelligenza raffinata, di uno stile di scrittura acuto e divertente. Nel panorama attuale, l’unica sua vera erede può essere considerata Jo Weldon (anche lei perforrmer d’eccezione, nonché erudita studiosa della storia e della cultura del burlesque, autrice anche della “bibbia” Burlesque Handbook).
Tornando alla protagonista di questo post, è ricordata a tutt’oggi per l’album Ann Corio Presents: How to Strip for Your Husband – Music to Make Marriage Merrier: un disco di brani di Sonny Lester, con allegato un libretto – firmato dall’artista burlesque – ricco di consigli utili alle casalinghe per destare l’attenzione dei loro mariti. Un progetto figlio dei tempi che correvano, realizzato da una performer che di certo non immaginava come il burlesque si sarebbe evoluto in senso femminista negli anni a venire.
Ann Corio in uno dei "paginoni" del libro
Il disco, in realtà, fu solo l’ultimo dei notevoli progetti di Ann Corio. Per tutti gli anni ’30, la nostra fu una headliner dello strip-tease e del burlesque a livello internazionale. Alla prima fase della sua carriera ne seguì una seconda improntata sul teatro di prosa e, più limitatamente, sul cinema. Poi, nel ’61, Ann Corio si lanciò in una celebrazione teatrale del genere così in voga nella prima metà del secolo, chiamandolo proprio This Was Burlesque: un piccolo spettacolo che, inaspettatamente, divenne un vero successo, tanto da essere poi ripreso e rinnovato più volte, con un cast sempre più grande e preparato.
Produttrice, interprete e regista – nella tradizione di Lydia Thompson – Ann Corio sfruttò il successo e il nome della sua creatura e diede alle stampe This Was Burlesque: un libro che, da Aristofane al nostalgico show della diva, ripercorreva la storia del burlesque e dei suoi protagonisti.
Scritto a quattro mani con Joseph Di Mona (romanziere di una certa notorietà negli U.S.A., nonché ghost writer di personalità di spicco come Richard Nixon), il volume è ancora godibilissimo e, forse più di allora, rappresenta una miniera di curiosità e documenti fotografici di un’epoca straordinaria.
Come recita il sottotitolo in copertina, il mondo del burlesque è visto attraverso “the eyes of its First Lady”: Ann Corio dedica molte pagine alle sue esperienze, ai suoi ricordi, e forse le immagini più belle sono quelle che ritraggono proprio lei, all’apice della carriera. Ma va bene così: da un’artista simile non ci si aspetta un saggio storico, bensì il decisamente più interessante racconto degli splendori e delle miserie del teatro leggero americano, fatto di esperienze vissute in prima persona e raccontate con passione.
Alcune fotografie della golden age del burlesque.
Quanto alle fotografie, beh… la vanità, se ben dosata, non è un difetto. Tant’è che l’autrice paga anche il giusto tributo alle grandi colleghe: dalla già citata Lydia Thompson, a Mabel Santley, passando per Anna Held delle Ziegfeld Follies, Gypsy Rose Lee, Sally Rand, Lili St. Cyr, senza dimenticare che quelburlesque era soprattutto un varietà comico un po’ piccante che coinvolgeva anche artisti uomini di grande livello: tra gli altri, W.C. Fields, Bobby Clark, Bozo Snyder, Jackie Gleason, Abbott e Costello, Red Skelton.
Alcune tra le tante colleghe di Ann Corio ritratte nel suo libro
Abbiamo la fortuna di possedere un copia del volume in perfette condizioni, una prima edizione del 1968. Il formato è grande e lussuoso, con una sovracopertina che esprime lo spirito del periodo d’oro e una copertina rossa sulla quale fa capolino, maliziosa, una gamba nuda.
Il libro è dedicato a Michael P. Iannucci, terzo e ultimo marito dell’artista, “la cui fiducia, determinazione e ingenuità hanno reso possibile lo spettacolo This Was Burlesque“. Tre elementi che, riteniamo, siano assolutamente indispensabili per riuscire in questo folle varietà.
Chiudiamo questo post proprio come chiude il libro, con una frase che, riletta oggi, risulta profetica:
“Will burlesque die again? Never, for it has never truly died. It is living today, everywhere, as it always has, in the hearts of people who want to laugh”.