Ann Patchett, Stupori, Ponte alle grazie
Raccontare della “chiave dell’eterna fertilità” femminile potrebbe sembrare un azzardo, se poi ci si aggiungono anche i misteri della giungla amazzonica, con anaconda e tribù indios, potrebbe non sembrare semplice far quadrare il tutto in un romanzo che sia al tempo stesso plausibile e memorabile. Ci riesce però Ann Patchett con questo suo libro che ha incantato la critica anglosassone nel 2011, segnalato da molte autorevoli firme come uno dei migliori dell’anno. Le meraviglie e gli orrori dell’Amazzonia, la capacità di calare i suoi personaggi in situazioni estreme e straordinarie (ricordate anche Belcanto?) , le riflessioni indotte al lettore su etica e scienza, sulla natura umana, lo rendono davvero un gran libro!
Ann Patchett, Stupori, Ponte alle grazie La chiave dell’eterna fertilità: un segreto custodito dalla foresta amazzonica e che da anni la dottoressa Annick Swenson tenta di svelare studiando una tribù indigena per conto di un’azienda farmaceutica americana. Un segreto che potrebbe rivoluzionare la vita delle donne di tutto il mondo, ma che sembra destinato a restare tale, visto che la dottoressa Swenson si rifiuta caparbiamente di comunicare i risultati del proprio lavoro. E così, per far luce sull’attività dell’enigmatica ricercatrice e sulla misteriosa morte di un collega, l’azienda invia in Amazzonia un’altra dottoressa, Marina Singh…
Stupori narra la ricerca della verità da parte di una donna che, lontana dalle certezze della civiltà, prenderà coscienza della vulnerabilità e della fragilità dell’essere umano al cospetto di una natura rigogliosa e brulicante di insidie. Ma soprattutto il nuovo romanzo di Ann Patchett è l’invito a una riflessione sul delicato equilibrio tra etica e scienza, sulle responsabilità che quest’ultima dovrebbe assumersi nei confronti della vita, sotto ogni forma e specie, sui limiti di fronte a cui forse dovrebbe fermarsi per non trasformarsi in una macchina di morte