Anna dello Russo sul Corriere della Sera: «Ho due appartamenti: uno è per i vestiti»

Creato il 20 novembre 2010 da Dg_victims @DG_VICTIMS
Quattromila paia di scarpe, una collezione di vestiti tanto ampia da essere sostituita ogni stagione e inesorabilmente impacchettata, sigillata e «archiviata» in deposito. La casa milanese di Anna Dello Russo, «editor at large» e consulente creativa di Vogue Japan, ex direttore di L'Uomo Vogue (2000-2006) è doppia. Due appartamenti uno accanto all'altro al primo piano di un bel palazzo signorile a pochi passi da Corso Como: uno, dove di firmato c'è addirittura lo zerbino (Chanel), è quello in cui Anna vive. Per fare spazio agli abiti di uso più frequente ha anche smantellato la cucina trasformandola in una grande cabina armadio, relegando la mini-cucina a un angolo invisibile del lungo corridoio costellato dalle librerie, i tanti bric-a-brac esposti con ironia, immagini sacre e soprattutto le foto d'autore - molto presente Steven Klein - collezionate durante una carriera nel giornalismo di moda lunga 25 anni. Ci sono l'attore e regista Edward Norton, gli amici di sempre Stefano Gabbana e Domenico Dolce (si è sposata con un abito realizzato da loro: strascico in chiffon di diciotto metri poi trasformato in pregiato tendaggio per casa), tante modelle, Sharon Stone e soprattutto Catherine Deneuve: «Forse la più grande icona di stile, dall'inizio della carriera fino ai primi anni '90 non ha sbagliato niente: la quintessenza dello chic».
L'altro appartamento, più piccolo, accanto alla residenza, è sostanzialmente una gigantesca cabina armadio: una grande camera dove gli abiti stanno negli armadi (profondissimi) in fila per due, tutti conservati in un'identica fodera con una targhetta a indicare il contenuto. Il riscaldamento è spento perché, spiega Dello Russo, «il calore rovina i tessuti». Il salotto, con le pareti trasformate in set fotografico permanente (qui Jürgen Teller, il suo preferito che le ricorda tanto Helmut Newton col quale lavorò a lungo, l'ha ritratta recentemente per «W»), ospita una bacheca di scarpe, poltrone antiche e un grande specchio. 
Anna Dello Russo non è soltanto una delle giornaliste di moda più famose con un curriculum di direzioni e consulenze a cinque stelle: è anche - e soprattutto - un'icona modaiola di internet, protagonista di una sorta di reality show digitale. «Mi era chiaro fin dall'inizio che il fenomeno dei blogger di moda - specialmente quelli che fotografano fuori dalle sfilate - avrebbe cambiato il volto mediatico del sistema: sono diventata stylist di me stessa, è stato liberatorio». Così Anna - fisico da modella plasmato con nuotate quotidiane e yoga - si cambia in auto tra una sfilata e l'altra con l'aiuto di due assistenti per essere fotografata e subito trasmessa via twitter e dai blog in tutto il mondo.  È sulla copertina della rivista «10» di questo mese, e il New York Times giorni fa le ha dedicato un lungo servizio. Scott Schuman di «Sartorialist» e Tommy Ton di «Jak & Jil», Bryan Boy di bryanboy.com e Tamu McPherson di «All the Pretty Birds» e tutti gli altri photoblogger sono ormai i cronisti di corte dei suoi look da imperatrice della moda, spesso ripetizioni precisissime dei look da passerella. Il suo sito (www.annadellorusso.com: lo cura personalmente) ospita le «regole» di stile («Le cose di cui chiacchieravo con le amiche: mi limito a condividerle su internet»). Ha appena battezzato un profumo e sta meditando se dire sì a un'importante casa britannica che le ha chiesto di creare un servizio da té (una delle sue passioni), pugliese di nascita e «icona intergalattica» nella definizione che dà di lei il blog «Opera Chic», Anna è anche una grande anglofila: «La regina è l'icona assoluta: ha i gioielli più belli del mondo». Una delle battute di Anna più celebri su internet è «ho un fidanzato, ma non vive con me perché non c'è spazio per i suoi vestiti» (lo scarso spazio negli armadi fu la sorte toccata anche al suo ormai ex marito). «La soluzione? Creare una fondazione a mio nome dedicata alla moda: ci sto lavorando, ma è un iter burocratico piuttosto complesso». (fonte: corriere.it)


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