Anna Karenina. Il film

Creato il 27 febbraio 2013 da Nasreen @SognandoLeggend

Titolo: Anna Karenina
Regia: Joe Wright
Sceneggiatura:
Tom Stoppard
Genere
: Drammatico
Durata: 130 minuti
Interpreti: Keira Knightley: Anna Karenina
Aaron Johnson: Aleksej Vronskij
Jude Law: Aleksej Karenin
Kelly Mcdonald:Dar’ja Aleksandrovna (“Dolly”)
Alicia Vikander: Katerina Ščerbackaja (“Kitty”)
Mattew McFadyen: Stepan Arkadevič Oblonskij (“Stiva”)
Domhnall Gleeson: Kostantin Levin

Nelle sale italiane dal: 21 Febbraio 2013
Voto:

Trailer: http://www.youtube.com/watch?v=iyMqJCG-gHU

Trama: Nella Russia Zarista, Anna Karenina è intrappolata in un matrimonio infelice con un ufficiale governativo. Durante un viaggio a Mosca conosce il Conte Vronskij, con cui istaurerà una relazione rimanendo incinta. Una volta scoperta, Anna dovrà lottare contro le convenzioni sociali e l’attaccamento del marito, che non vuole concedere il divorzio e le impedisce di vedere il figlio. La relazione con Vronskij, corrotta dall’adulterio, la vergogna e la gelosia, condurrà Anna Karenina al suicidio.


Recensione

di Jacopo Giunchi

Sono andato al cinema aspettandomi di vedere un capolavoro assicurato da un grande soggetto letterario e la regia di Joe Wright, per il quale non nascondo la mia ammirazione. È sufficiente guardare i magnifici piani-sequenza iniziali per capire di che pasta è fatto questo regista: i virtuosi movimenti macchina, i set “vivi” e lo sfarzo scenografico creano una microrealtà dinamica e complessa, dove il punto di vista vaga alla caccia dei quadri più significativi.

Va detto innanzitutto che Anna Karenina utilizza un impianto narrativo molto particolare. Le scene vengono rappresentate come aventi luogo su di un palcoscenico, simulando una sorta di messa in scena teatrale (con tanto di transizioni in continuità dove gli attori si spostano sulla nuova scenografia che viene allestita al volo intorno a loro); una trovata sicuramente originale ed affascinante, ma che non ha particolari risvolti contenutistici, se non un ostentata visione del “mondo come palcoscenico”, riducendosi ad un’ipocrita metanarrazione intellettualoide. Questo espediente inoltre è molto marcato nell’introduzione, ma diviene marginale con il procedere della pellicola, palesando insostenibilità e inconsistenza strutturale: prima stupisce (ma anche confonde) lo spettatore, poi lo disattende, rivelando vacuità e incoerenza, poi ritorna per annoiarlo e infastidirlo.

Le quinte del teatro danno modo di impreziosire la scenografia con orpellose decorazioni barocche degli interni, che danno lustro e magnificenza alle scene. Questa sfavillante ricchezza ornamentale e la marcata dominante dorata, nonostante il forte impatto visivo, è alla lunga pesante e stucchevole, sebbene i freddi esterni russi aiutino a mitigare questa sensazione.

Keira Knightley è un’Anna Karenina molto ben riuscita, con la giusta dose di grazia nella figura e nei movimenti: riesce a esprimere perfettamente la passione dell’eroina, soffocata dai formalismi dell’alta società. Nessuno si distingue nel resto del cast e si nota una tendenza poco felice nella scelta dei volti, pochi dei quali sono tipicamente “russi”. Per i costumi valgono considerazioni analoghe a quelle fatte per la scenografia, e sicuramente l’impianto “teatrale” pesa molto sulla verosimiglianza storica.

Sul piano narrativo l’opera risulta poco efficace ai fini della comprensione. Nessun personaggio viene minimamente introdotto e spesso la sceneggiatura si sofferma su dialoghi circostanziali a discapito di quelli informativi  (a rischio di apparire ignorante e stupido, confesso che non ho letto il libro, e anche dopo aver visto il film la trama non mi era ben chiara).

In sostanza, come dicevo all’inizio, ero andato al cinema aspettandomi un capolavoro, ma ne sono uscito deluso. È un film molto lontano da Orgoglio e Pregiudizio e Espiazione (ovvero i binomi Wright-Knightley che avevo in mente), ottimi esempi di narrazione poetica. Forse il regista osa un po’ troppo, alla ricerca di originalità per un soggetto che ha già conosciuto illustri trasposizioni (Goulding 1927, Rose 1997 e moltissimi altri). Vi sconsiglio di vedere questa pellicola per risparmiarvi la lettura di Tolstoj: gli equilibri narrativi sono spiccatamente spostati a favore di una messa in scena artificiosa e manifesta; la rappresentazione visiva è di superba fattura, ma viziata da un nauseante barocchismo estetizzante.

La qualità c’è ed è tanta, ma non è stata utilizzata nella giusta maniera.

Jacopo Giunchi


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