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Anna Karenina - Quarta parte, frasi [Lev Tolsoj]

Creato il 18 marzo 2014 da Frufru @frufru_90
• Scarabocchi sulla quarta parte di Anna Karenina Anna Karenina - Quarta parte, frasi [Lev Tolsoj] Quante volte si era detto che l'amore di Anna sarebbe stato la felicità; ma ora che lei lo amava come può amare una donna per la quale l'amore abbia cancellato qualsiasi altro bene del mondo, lui era molto più lontano dalla felicità di quando era partito da Mosca per seguirla. Allora si riteneva infelice, ma davanti a lui c'era la felicità; ora si sentiva che il meglio della felicità era passato.
- Quando comprendi che, se non oggi, domani comunque morirai e di te non resterà nulla, tutto diventa così insignificante! Certo, considero le mie idee molto importanti, ma in realtà, persino se si realizzassero, sarebbero altrettanto insignificanti quanto l'aver catturato quest'orsa. E così uno trascorre la vita svagandosi con la caccia, lavorando, pur di non pensare alla morte.
Non solo in quella stanza, ma nel mondo interno, per Levin esistevano solo lui stesso, che si sentiva ora enormemente importante e autorevole, e lei. Si sentiva a un'altezza che gli faceva girare la testa e solo laggiù, in basso, lontano, c'erano tutti quei simpatici Karenin e Oblonskij con il resto del mondo.
- La donna è priva dei diritti a causa della sua istruzione carente, e la sua carente istruzione deriva dalla mancanza di diritti. Non si deve dimenticare che l'asservimento della donna è una cosa così profonda e antica che spesso non riusciamo a comprendere l'abisso che ci separa...
- Voi dite i "diritti", [...] i diritti di occupare la carica di giurato, di consigliere, di sindaco, i diritti di impiegato, di parlamentare...
- Senza dubbio.
- Ma se anche le donne, in via eccezionale, possono occupare queste posizioni, voi avete utilizzato la parola "diritti" in modo errato. Sarebbe più corretto dire "doveri". Chiunque è d'accordo che adempiendo a una qualsiasi funzione di giurato, di consigliere, di funzionario del telegrafo, noi sentiamo che adempiamo a un dovere. E perciò è più corretto dire che le donne perseguono dei doveri, cosa del tutto legittima. E non può che destare simpatia questo loro desiderio di partecipare alla generale attività maschile.
- Ecco, - disse lui e scrisse le lettere: "q,m,a,r:'q.,n,è,p',s,p,s,o,s,a"? Queste iniziali significavano: "quando mi avete risposto 'questo non è possibile', significava per sempre o solo allora?". Non c'era nessuna probabilità che lei potesse comprendere quella frase complessa; ma lui la guardò come se la sua stessa vita dipendesse dalla possibilità che lei comprendesse quelle parole.
Lei lo guardò con serietà, poi appoggiò alla mano la fronte corrugata e si mise a leggere. Ogni tanto lanciava un'occhiata a Levin chiedendogli con lo sguardo :"È quello che penso io?"
- Ho capito, - disse lei arrossendo.
- Che parola è questa? - disse lui indicando la 's' che indicava la parola 'sempre'.
- Quella lettera indica 'sempre', -disse lei, - ma non è la verità!
Lui cancellò velocemente le lettere, le porse il gessetto e si alzò- Lei scrisse: 'a, n, p, r, d'.
[...] D'un tratto [Levin] si illuminò: aveva capito. Significava_ "allora non potevo rispondere diversamente".
Lui la guardò con aria interrogativa e remissiva.
- Solo allora?
- Sì, - rispose il sorriso di lei.
- E a... E adesso? - chiese lui.
- Beh, ecco, leggete. Dirò quello che io desidererei, che desidererei moltissimo! - E ascrisse le lettere c, p, d, e, p, l, a. Significava: "che possiate dimenticare e perdonare l'accaduto".
Lui afferrò il gessetto con le dita tese e tremanti, lo ruppe, e scrisse le iniziali della frase: "non ho niente da dimenticare e perdonare, non ho mai smesso di amarvi".
Lei lo guardò con un sorriso immobile.
- Ho capito, - sussurrò.
Lui si sedette e scrisse una lunga frase. Lei comprese tutto e, senza chiedergli se davvero fosse così, prese il gesso e rispose immediatamente.
Per lungo tempo lui non riuscì a comprendere quello che aveva scritto e si girò più volte a guardarla. Non riusciva in nessun modo a combinare le parole che intendeva lei; ma nei begli occhi di Kity, scintillanti di felicità, comprese quanto bastava. E scrisse tre lettere. Ma non aveva ancora finito di scrivere, che Kity già leggeva seguendo la sua mano e, finita lei stessa la frase, scrisse in risposta: "Sì".
Data la situazione Levin comunicò a Egor la sua idea sul fatto che nel matrimonio la cosa più importante fosse l'amore e che con l'amore si è sempre felici, perché la felicità si può trovare solo in se stessi.
Pensava che il suo fidanzamento non avrebbe avuto niente in comune con gli altri, che le consuete circostanze di un fidanzamento avrebbero rovinato la sua particolare felicità; ma finì che fece le stesse cose degli altri e che questo accrebbe soltanto la sua felicità e la rese sempre più speciale, priva di qualsiasi possibile analogia.

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