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Anna Lamonaca e i dipinti d’anima. Intervista all’autrice

Creato il 19 gennaio 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

a cura di Iannozzi Giuseppe

1. E’ giusto dire che un libro si giudica dalla copertina?
“Dipinti d’anima” reca in copertina una tua illustrazione molto colorata. Iniziamo da qui: al centro dell’immagine un cuore rovesciato a goccia, in pratica una lacrima che scende da un occhio essenzialmente nero. Un disegno naif, e tutt’intorno spicchi colorati. Perché questo disegno per la tua nuova raccolta di poesie?

No, non credo sia giusto dire che un libro si giudica dalla copertina, sarebbe come fermarsi all’apparenza; comunque resta il fatto che anch’essa ha una sua importanza. La copertina di Dipinti d’anima è una mia illustrazione, rappresenta un viso, è un arlecchino, un personaggio in sé per sé comico, che appartiene al carnevale, indossa una maschera che è fatta di mille colori, ma è pur sempre una maschera che non svela la sua vera natura, infatti dal suo occhio scivola una lacrima a forma di cuore rovesciato. Il nostro arlecchino sta piangendo e piange per un qualche dolore che lo ha messo “sottosopra” e gli ha capovolto l’anima. Nel cuore ci sono mulinelli e vortici che rappresentano metaforicamente la tristezza, i problemi che lo avvolgono. Ma nel mezzo di quei vortici irrompe un sole, perché a mio avviso dal dolore nasce sempre qualcosa di positivo. Per cui possiamo essere persone sorridenti e recare dentro di noi un dolore, ma non è detto che da quel dolore non possa nascere qualcosa di bello! Con questo disegno e un po’ con tutto il libro ho voluto sottolineare l’ambivalenza della vita perché secondo me in ogni cosa si nasconde esattamente il suo contrario!

Anna Lamonaca e i dipinti d’anima. Intervista all’autrice

2. “Qual è delle parole il destino?/ Quale il significato?”: sono questi versi di una tua poesia, “Il significato delle parole”. Vorrei dunque che mi rispondessi alle domande che tu stessa formuli in poesia.

E’ difficile rispondere a queste domande, io credo che siano domande destinate a restare senza risposta! Ma posso dirti in tutta sincerità che chiunque scriva ogni tanto si è posto questi interrogativi. Scrivere significa giocare con le parole, dargli il giusto ordine, la giusta misura legarle ad un messaggio. Chi scrive ha una certa responsabilità perché in quel momento sta dicendo qualcosa. Viviamo in un mondo che ci sommerge di parole, da quando ci svegliamo al mattino a partire dalla tv, alla radio, ai giornali, ad internet veniamo tartassati da ogni tipo di notizia. Ogni giorno siamo bombardati di parole e viene giusto interrogarsi su quale sia il loro vero significato! E’ importante dare il giusto peso alle parole, comprenderne il loro vero messaggio, quello nascosto tra le righe, anche quello non detto che è racchiuso in uno sguardo, in un gesto, in una carezza. A mio avviso per imparare a comprendere in significato delle parole bisognerebbe imparare ad ascoltare il silenzio!

3. Scrivere comporta, tra le altre cose, la capacità di analizzare i propri sentimenti in profondità per farne emergere l’essenza. Una lirica ben scritta, che sia di piena consapevolezza, potrebbe racchiudere in sé un romanzo intero, quello d’una vita. Sei d’accordo? Se sì, motiva la tua risposta.

Concordo pienamente, ogni scritto che sia in poesia o in prosa racchiude una sorta di “romanzo”, raccoglie tasselli di una vita che è quella di chi sta scrivendo. Dipinti d’anima è la vita di Anna L. raccolta in un insieme di “quadretti”. Tasselli di un puzzle da ricomporre attraverso lo scorrere dei versi. Ogni poesia racchiude le sue emozioni, i sentimenti, gli stati d’animo, i profumi e le persone che ha incontrato, le gioie o i dolori che ha vissuto sulla sua pelle, nella sua essenza.
Ogni poesia è però particolare ed universale perché la vita e le emozioni che racconta diventano emozioni di chi legge e si rispecchia nelle parole.
Quindi ogni lirica “è il romanzo intero dei sentimenti comuni”.

4. I tuoi versi parlano soprattutto d’amore, con limpidezza adamantina quasi rasentando l’ingenuità: “Amore mio,/ non nasconderti,/ non celare parole,/ il mondo è bastardo!”. Tu quanto credi d’essere ingenua, e soprattutto credi sia importante nutrire in seno una certa dose d’ingenuità per dar sfogo alle proprie passioni poetiche?

Certo, con questa domanda hai centrato l’obbiettivo.
Essere poeti significa soprattutto essere dei grandi ingenui, dei gran sognatori. I poeti sono così, al mondo “reale” oppongono la loro poesia come una sorta di scudo, per difendersi dalla materialità. Con la poesia cercano di scoprire la bellezza nascosta nelle piccole e grandi cose. E il loro messaggio non è per tutti, è destinato a chi ha ancora quell’ingenuità di guardare con gli “occhi di un bambino” la realtà. In questo io credo di essere molto ingenua!

5. C’è una tua poesia “Quando incontri il male di vivere”, che, a differenza di tante altre, ha una caratteristica: una rabbia nichilista, di chi non crede più che il domani possa essere migliore. Come mai Anna Lamonaca, sempre positiva, ha voluto dar voce a “un sorriso infame”?

Anna, quella del sorriso sincero, quella che vive di sogni e di piccole cose esiste sempre, non è sparita! Dopo 25 anni è difficile che cambi! Lei ha capito che il mondo non è fatto solo di luce, il mondo è anche ombra. Ha capito che il tutto è racchiuso in mille chiaroscuri all’interno dei quali c’è spazio anche per quel “il sorriso infame” descritto in poesia. Ci sono giorni, pieni di sorrisi infami, di ipocrisia, giorni inutili in cui “incontri il male di vivere”: ti svegli e ti senti spettatore della vita incastrato in un personaggio che non sei tu, ed hai il volto nascosto in una maschera sconosciuta. Per questo devi essere pronta a recitare con il copione sbagliato, essere pronta a farti scivolare addosso ogni cosa che accade, mentre dentro ti resta sospeso quel “perché?”, quel maledetto interrogativo destinato a non trovare risposta!

6. Rispetto alla tua precedente silloge, in questi “Dipinti d’anima” ho trovato da parte una maggiore responsabilità non solo stilistica, ma anche di contenuti: c’è della scontentezza che aleggia nei tuoi versi, “Afferro le stelle/ da sola, da me./ Non ho voglia di soffrire/ per un cuore impazzito…” Un proclama d’indipendenza questo tuo scoprire che nella vita quotidiana ci sono sempre più spine che rose?

Non è un proclama di indipendenza, non lo definirei così! Lo definirei una crescita interiore, una sorta di maturazione, un uscire da quella meravigliosa favola racchiusa dentro la mia testa. E’ stato un processo graduale che è maturato in me ogni volta in cui mi sono trovata a cozzare con la vita. Non è stato un trauma, né è stato doloroso! Prima volavo troppo con la fantasia e adesso volo a mezz’aria! Bisogna cadere nelle spine, bisogna farsi male e poi rialzarsi per capire che “dalle spine nasce sempre qualcosa di buono”. Le spine ti feriscono, ma ti lasciano una cicatrice. Quella cicatrice è la consapevolezza, è l’esperienza che ti permette di non commettere più errori! Non puoi avere subito le rose, è troppo facile! Le rose sono belle, le guardi, le ammiri, ma dopo un po’ appassiscono. Per saper affrontare le spine, devi avere una forte conoscenza di te, devi poter dire “io sono la migliore amica di me stessa! Devi credere che ce la puoi fare con la tua forza interiore!” Puoi anche avere le rose, ma devi saperle coltivare affinché non appassiscano.

7. Rispetto a “Spazi di confine” questa silloge che cosa offre in più al lettore? Quali nuove esperienze ti hanno segnato a livello artistico?

E’ difficile rispondere a questa domanda, Dipinti d’anima raccoglie un po’ di quello che ho vissuto in questo ultimo anno. E’ un libro che mostra una persona nettamente diversa da quella che ha scritto Spazi di confine, c’è il sogno e c’è anche la realtà che si incrociano indissolubilmente. C’è quello che a mio avviso è sparito nella società moderna, ritornano alcuni valori che sono andati perduti come la famiglia, il rispetto per la natura, alcuni sentimenti come l’amicizia e l’amore per se stessi e il prossimo. C’è la speranza, ma anche il ritorno di un Dio che avevo cancellato presa dalle necessità contingenti. E’ un libro per adulti e per bambini, rivolto alle persone comuni scritto con un linguaggio semplice e lineare così proprio come è la mia idea di poesia! Le esperienze che mi hanno segnato a livello artistico sono tante, nuove pubblicazioni, nuovi progetti editoriali e spunti creativi come il corso di scrittura che ho realizzato presso i Laboratori la linea scritta di Antonella Cilento, che mi ha permesso di scoprire molti aspetti della scrittura, mi ha fatto conoscere persone meravigliose.
Un’altra cosa che mi ha fatto crescere ulteriormente è stato l’aver conosciuto l’editore Piero Graus che ha dato fiducia alla mia poesia pubblicando questo libro e facendomi partecipare ad Approdi d’autore la sua rassegna letteraria. Questo progetto mi ha permesso di conoscere molti scrittori che come me, amano la scrittura in ogni forma sia in prosa che in poesia permettendomi un confronto diretto con il pubblico e un maggior dialogo con la gente.

8. In “Vita” scrivi “voglio ordine/ nelle orme mie fragili”: la fragilità, credo sia la prima volta che affronti questo tema. Parlaci della fragilità che è insita prima che nella vita nella presunzione di chi scrive versi, proprio come te!

La fragilità… Io credo che tutti nel nostro intimo siamo fragili! Ci sono dei luoghi in noi, nascosti nella solitudine che racchiudono le nostre fragilità. I poeti riescono a segnare sulla carta la fragilità umana, non è una presunzione, direi si tratta di una capacità insita nell’animo dell’artista in genere. Il poeta è fragile e fa della sua fragilità una forza, il punto fermo della sua ispirazione, ogni volta che qualcosa tocca la fragilità del suo spirito allora diventa poesia, diventa creazione.

9. “Natale.” E’ scritta in dialetto. E’ forse una delle tue liriche più belle. Ma qui ti confesserò che preferisco l’originale alla traduzione in italiano corrente. Com’è nata l’esigenza di parlare del Natale?

Il Natale ha sempre avuto su di me un certo fascino, fin da quando ero bambina. Per la sua atmosfera di festa familiare, di gioia, di attesa. Io appartengo ad una famiglia molto numerosa e memorabili sono quelle enormi tavolate la sera del giorno di Natale, la preparazione del presepe a cui partecipava tutta la famiglia! La semplicità di quella festa, il sorriso di mia nonna, quelle cose semplici che tanto amo e che mi mettono allegria! Il calore del camino scoppiettante, le castagne calde, mentre fuori fa freddo, mi dà l’idea di qualcosa che ho perduto crescendo. Forse mi ricorda la mia ingenuità, non so… il Natale è il mio luogo del ricordo di momenti felici e il dialetto credo, sia stato il migliore linguaggio per descrivere quei momenti.

10. Sei credente? Quanto e in che modo influisce nella scrittura credere in qualche cosa di divino, al di sopra della fragilità umana?

Fino a poco tempo fa la mia risposta sarebbe stata questa: “il mio Dio si chiama Bene ed è in ognuno di noi, in ogni cosa, non mi scervello su Paradiso, Inferno o Aldilà e preghiere”.
Adesso invece, posso risponderti:“sì, ci credo”.
Ci sono dei momenti in cui hai bisogno di crederci, perché la tua fragilità è tale che non trovi la forza nemmeno in te stessa! E allora ti fai mille domande su questo Dio di cui tutti parlano, magari ti scopri pure a litigare con Lui. Ma non puoi farne a meno perché crederci ti dà quella speranza di andare avanti, quella speranza che tu non hai e non trovi in nulla! Chi crede trova una consolazione. Io ci credo a modo mio e a volte male, ma ci credo e questo influisce anche nella mia scrittura!

11. L’ispirazione per “Dipinti d’anima” è stata in qualche modo pilotata anche dalla lettura di romanzi o di opere poetiche di autori contemporanei?

L’ispirazione per Dipinti d’anima è nata dalla vita, dal mio vissuto quotidiano, ma non posso dirti quali letture abbiano pilotato la mia poesia. Quando leggi qualcosa resta sempre dentro di te. Quest’anno ho scoperto Fabio Volo, amo il suo modo di scrivere scorrevole, il suo raccontare la realtà, mi piacciono i personaggi delle sue storie. Un altro scrittore che ha catturato la mia attenzione è Stefano Benni per quanto riguarda i suoi racconti attinti dal sostrato comune, i suoi “uomini della strada” è il tipo di letteratura che mi affascina.

12. Oltre che fare poesia, leggi la poesia altrui? Qual è l’ingrediente principe che ti fa amare o disprezzare una poesia, e più in generale uno scritto?

Leggo poesia degli autori del passato, Saffo, Catullo e Neruda e li amo per l’irruenza con cui scrivono, per il loro raccontare la realtà anche più cruda dei sentimenti. Mi attirano per la passionalità focosa e la libertà di pensiero. Ciò che non mi avvicina ad uno scritto è il linguaggio arzigogolato, le metaforone che non portano a nulla. Amo tutto ciò che è semplice e reale anche se crudo nella sua verità. I libri intimistici che scavano nella mente e nell’animo dei personaggi, nei loro più tormentati o dolci pensieri.

13. La cosa che ami di più e quella che invece disprezzi con tutte le tue forze. Perché?

Cosa amo di più? Amo i sorrisi sinceri, amo la semplicità, tutto ciò che mi da emozione e fa vibrare l’anima! Ciò che odio? I sorrisi di plastica, il finto perbenismo, l’ipocrisia, la falsità e la cattiveria gratuita, quelli che ti illudono, quelli che io definisco “i fabbricanti di utopie”.
Insomma disprezzo tutto ciò che ha una maschera ed è menzogna!

14. Hai già in mente qualche progetto per il futuro… un sogno nel cassetto?

I progetti sono tanti, bisogna trovare qualcuno che li realizzi, che abbia fiducia in me, e cercare l’energia e la forza per concretizzarli. Mi piacerebbe pubblicare una raccolta di racconti, cimentarmi in una prosa realistica, provare a raccontare la vita di personaggi fuori dagli schemi, tipi apparentemente mediocri che nella loro banale esistenza hanno qualcosa, lì nel profondo, una sorta di segreto. Qualcosa che gli è accaduto, insomma un piccolo miracolo, una sorta di magia che gli ha cambiato la vita sia nel bene che nel male!

15. Ti auguro tanta fortuna, Anna. Tutta quella che meriti.
Ma attenta al lupo che sempre è in agguato nascosto nel folto delle ombre del bosco! Tu lo sai che il lupo ama indossare ogni giorno una maschera diversa, nevvero?

Sono d’accordo, ma con coraggio attraverserò il bosco e se lo incontrerò lo affronterò ed andrò comunque avanti per la mia strada!

Dipinti d’anima – Anna Lamonaca – Graus editore – ISBN 978-88-8346-223-8 – 1a ediz. 2008 – 98 pagine – 10 Euro

Il libro è in vendita sul sito della Graus Editore:

http://www.grauseditore.it

Come ordinare:

http://www.grauseditore.it/ordini.asp


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