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Anna Piaggi

Creato il 24 dicembre 2013 da Lesmotsblog

Una giornalista colta, sincera, istintiva, semplice, creativa, testarda. Tutto questo fu Anna Piaggi, fuori dalle tendenze ed eccentrica.

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Se n’è andata il 7 agosto 2012, a 81 anni. A Milano, dove è nata e vissuta. Silenziosa, come era spesso. Riservata, mai ingombrante. L’autenticità era il tratto principale di Anna Piaggi. Quello che le ha permesso di portare le cose più importabili con semplicità, con normalità, con nonchalance. Sapeva essere sorpendente senza ostentazione, sapeva farlo con sincerità: una lezione di stile per le photoblogger di adesso, di cui è stata musa senza saperlo.
Fu una giornalista esperta e colta, con una conoscenza senza eguali nella storia della moda, una delle voci più importanti del fashion system internazionale.
Anna Piaggi nasce a Milano il 22 marzo 1931, inizia a lavorare come traduttrice presso la casa editrice Mondatori e diventa giornalista di moda nei primi anni Sessanta. Successivamente, diventa fashion-editor di Arianna, il primo periodico femminile che farà da apripista a tutti gli altri a venire. Ha un gusto irriverente , iconoclasta: insieme al marito Alfa Castaldi, uno dei fotografi italiani più importanti, che sposò a New York nel 1962, e con la collega Anna Riva getta le basi di un mestiere, la redattrice di moda, che ancor oggi deve molto, quasi tutto a lei. Nel ’70 arriva a Vogue; dall’81 all’84 studia il progetto di Vanity; dall’88 è autrice e anima delle “doppie pagine” su Vogue Italia; a fine anni Ottanta è opinionista prima per Panorama e poi per L’Espresso, periodo in cui lo stilista Karl Lagerfeld le dedica un libro, Anna Chronique.
La sua grandezza, però, non si limita alla professione giornalistica. Nel tempo libero, Anna colleziona di tutto, specie nei numerosi viaggi, e inventa il concetto di vintage quando ancora nessuno s’immaginava di comprare e indossare abiti second hand. Col passare degli anni, come una sfida al suo corpo, inizia a indossare tutto quello che le passa letteralmente per la testa. Cappelli, velette, tende, copridivani, tessuti, oggetti di design, chili di trucco e quintali di immaginazione.
Dagli anni Novanta fino a oggi, non c’è sfilata che inizi senza Anna Piaggi in prima fila. Nel 2006 il Victoria and Albert Museum di Londra le dedicò una mostra.

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Ho avuto modo di visitare la mostra, tenutasi a Milano presso Palazzo Morando, Hat-hology. Anna Piaggi e i suoi cappelli. I familiari hanno voluto ripercorrere quello che era il mondo di Anna Piaggi. L’esposizione rende omaggio alla sua collezione di 60 dei 600 bizzarri cappelli che possedeva. Un viaggio di stile.

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“Il mio cappello è qualcosa di personale. Contiene l’anima, il sentimento e le sensazioni che muovono questo nostro piccolo mondo” Il cappello era davvero un accessorio che la rendeva unica.

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