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“Anna si sveglia” di Komako Sakai, Babalibri

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

annacopPer la maggior parte degli adulti, dimentichi oramai della magia e della meraviglia che possono annidarsi nel quotidiano, la notte è semplicemente la notte, una porzione delle ventiquattr’ore dedicata solitamente al riposo, senza nulla che valga la pena d’esplorare o scoprire.
Ma per un bambino, magari piccino, le ore profonde e silenziose rischiarate dalla luna, che solitamente vengono negate alla sua esperienza diretta, esercitano un fascino misterioso ed emozionante.
La notte getta un velo sugli scenari familiari e li rende diversi, un po’ meno che ignoti, un po’ più di consueti, svelando di essi possibilità e atmosfere, rendendoli territorio di una libertà che al giorno, governato da regole e orari, solitamente non spetta.

La scoperta della notte da parte di una bimba è il tema affrontato con delicatissima maestria e raffinatissima sensibilità dall’autrice giapponese Komako Sakai nel bell’albo, edito da Babalibri, “Anna si sveglia”.
Un’opera dal taglio classico, pulito, che a prima vista appare sobrio, essenziale, come sono anche il titolo e l’immagine di copertina.
Illustrazioni originali, realizzate a larghe pennellate dall’aspetto graffiato- come fossero incise sull’ardesia di una lavagna – e dai colori scuri che potrebbero scoraggiare uno sguardo frettoloso ma che, se si lascia agli occhi il giusto tempo per indugiare, rivelano un’intensa dolcezza , una grazia sussurrata che incanta e quasi commuove.
Come nelle figure, anche nella storia primeggiano i toni pacati e lievi, portatori di una leggerezza che qui non è certo superficialità ma, al contrario, rispetto per le emozioni e i tempi dell’infanzia, come se ogni pagina fosse una paio di braccia spalancate per accogliere sia la protagonista che il piccolo lettore.

Anna è una bimba di pochi anni, alla quale accade, nel cuore della notte, d’improvviso di svegliarsi. E’ un fatto nuovo, che non le è mai successo, e subito si sente invasa da un misto di curiosità e leggero timore.
L’autrice non dichiara le emozioni della piccina ma i suoi occhi impastati di sonno che subito si aprono stupiti e la solerzia con cui prova, senza successo, a svegliare la sorella maggiore – che lì accanto giace addormentata – le rivelano con candore e semplicità, senza invasione, ma lasciando a chi legge la possibilità di comprenderle e immedesimarsi.

Dopo aver lasciato la cameretta, una volta che la vista si è abituata all’oscurità, ecco che Anna scopre un paesaggio casalingo nuovo ed interessante e, accompagnata dal gatto Ciro, si avventura con un pizzico di coraggio per le stanze.

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Tutti dormono pesantemente, anche la mamma e il papà, spiati dal pertugio della porta. E allora, dopo una visitina in bagno, ci si può spingere fino in cucina per rubare qualche ghiottoneria dal frigo, tanto non c’è nessuno che possa vietarlo o rimproverarla.

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Si può tornare perfino in cameretta e, piano piano, concedersi una birichinata: sottrarre la bambola tra le braccia della sorella e poi prelevare dalla mensola anche il suo astuccio, i colori e perfino il carillon e, al sicuro sotto una tenda improvvisata con le lenzuola e le coperte, giocare in silenzio, divertita forse più che dal gioco in sé, dall’emozione della clandestinità.

Accorgersi poi, nella calma che avvolge la notte, del fascino della luna piena al di là dei vetri e accorrere al richiamo buffo di una bestia per incantarsi poi davanti al piccione più bello che si sia mai visto.

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Quel pizzico di paura e quel lieve senso di estraneità sono svaniti e le ore notturne si sono rivelate così interessanti, un terreno così magico di libertà e possibilità, che Anna non si rende più conto del tempo che passa… Fin quando sono le prime luci dell’alba a rapirla dal suo mondo incantato per restituirla al sonno, che la sorprende, così come la veglia, all’improvviso, lasciandole appena il tempo di rannicchiarsi, arresa, ai piedi del letto della sorella.

Una piccola avventura notturna allo stesso tempo semplice e straordinaria: nessun colpo di scena a scuotere il lettore bensì l’incanto degli occhi della bimba che incontrano tempi e territori nuovi ed inesplorati.
Sono lo sguardo e i gesti di Anna a creare la meraviglia e a rendere il senso della scoperta e della conquista.
L’autrice, aggraziatissima, non inventa nulla, ma si cela dietro il viso tenero della bambina, dietro i suoi passi incerti e cauti, dietro le sue minuscole trasgressioni, i suoi giochi birichini, le rivelazioni e, con naturalezza, le mostra e le racconta dando il giusto spazio e quei gesti dell’infanzia che troppo spesso passano inosservati.

I bambini, alla lettura dell’albo, restano attenti e incantati, non perché rapiti da una storia avvincente, ma perché calati perfettamente nelle vesti  e nelle movenze di Anna.
I piccoli lettori, comprendono, sanno e seguono le poche parole del testo e le figure non facili perché riconoscono in esse lo spirito che appartiene loro e avvertono la propria sensibilità.

Le immagini raffinate creano suggestioni vagamente oniriche e irreali grazie ai contorni poco definiti, ai colori strisciati e graffiati che prediligono i toni dei grigi e dei blu, tipici della notte e dello ombre.
Allo stesso tempo però rivelano una profondissima dolcezza, evocano la lentezza, le movenze incerte dell’infanzia e sanno raccontare il silenzio.

(età consigliata: dai due anni e mezzo)

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