Annalisa Piccolo una giovane poetessa (ha 23 anni) che studia lettere presso la facoltà di Bologna. Ha già avuto qualche esperienza di pubblicazione. Le due poesie che qui pubblichiamo raccontano di argilla, materiale che si può plasmare a proprio piacimento, che potrà farsi altro, che potrà essere, parlano di pietra che si dovrà scolpire, che prenderà forma. Un percorso che va dall’informe alla forma, dall’indefinito alla costruzione, di un amore, di una personalità, di una storia, di una vita.
due poesie
Nell’angolo stropicciato di un ricordo
riconosco l’istante in cui t’incontrai.
Ne prendo un sintagma tra le mani, di quella breve
conversazione.
Ha la consistenza fresca dell’argilla, lo modifico in
continuazione, dandogli la forma che preferisco, lo faccio
rimbalzare nelle pareti, lo tengo nella tasca della giacca,
sotto il cuscino si appiattisce poco, rotola nelle gambe
bianche, si schiaccia sotto i piedi, si incastra tra le gengive e
sotto i denti.
Mordo un frammento di te, avvelenandomi le
ossa, ancora.
Lo ripongo con ordine nel trascorso di ieri. Lì, dove altri
pezzi si abbracciano, dove torna a plasmarsi nel tuo corpo.
***
Mi sveglio questa mattina,
cercando di mettere a fuoco i contorni senza ripieno.
Alla mia destra, un cassetto socchiuso da cui esce il lembo di
una fotografia, senza capire il soggetto, percepisco una mano.
Dei pantaloni stropicciati per terra, nell’angolo della stanza,
l’orlo è sporco di terra. Accanto giace un sassolino, piccolo,
rotondo, bianco, è il mio grazie, l’hai lasciato qui.
La serranda ferma a metà finestra è una bandiera grigia e
verde, un orizzonte plastico.
Sensazione di bruciore tra le dita, un brivido freddo percorre
le costole, i seni sono duri e pieni.
Devo scolpire una giornata partendo da qui, costruire
soggetti, impastare sogni, mondi, parole.
Da qui.
Nella parete bianca una mosca attorciglia tra loro, le sue
zampe anteriori. Il suo volare per la stanza accompagna i
miei pensieri, scanditi dal tremolio di ali millimetriche.
Respiro sotto il lenzuolo. Il mio corpo diviene un tubo vuoto
di plastica, come quelli che trovi nei cantieri edili.
Un eco
profondo e lontano, solo io lo percepisco, per me.
Scartata come una caramella.
Resto in attesa.