ANNE STUART E LA SERIE ICE: MUSICA, PAROLE ED EMOZIONI
Nella vita di Anne Stuart, che molte conosceranno come autrice e regina indiscussa dei dark-heroes, la musica ha sempre giocato un ruolo importantissimo, accompagnandola non solo quotidianamente, ma soprattutto durante la stesura dei suoi romanzi.
Qualche esempio? The Widow, ambientato in Italia, è stato scritto con il sottofondo sonoro di Eros Ramazzotti e Andrea Bocelli, mentre per raccontare scene d'amore, l'autrice trova ispirazione da singoli quali Sexual Healing di Marvin Gayle oppure Wicked Game di Chris Isaac. I suoi contemporanei quali Buio, Moonrise e Ritual Sins (che spiccano per le loro atmosfere inquietanti e oscure) sono nati durante l'ascolto delle musiche di Richard Thompson, in particolar modo grazie ad una compilation di cd intitolata Watching Dark. E' riportato inoltre in quasi tutte le note biografiche la predilezione di Anne per il rock giapponese, un genere musicale che invece ha fatto da sottofondo proprio alla stesura di tutti i libri della serie ICE. L'amore per il J-rock è scaturito quando Anne ha accompagnato sua figlia Kate all'Otakon, importante "fan convention" che raccoglie a Baltimora negli States gli appassionati di anime, manga, musica e cultura dell'Asia orientale. L'autrice, che dichiara di apprezzare molto anche i dorama giapponesi (serie TV prodotte in Asia), è in realtà attratta dalla cultura giapponese in generale, e questa suggestione orientale emergerà prepotente in due libri della serie: Ice Blue e Fire and Ice.
Il filo conduttore del post di oggi però, sarà la commistione fra la musica preferita di Anne e i romanzi della serie ICE, per dare la possibilità a chi non ha potuto leggere i libri, di poterne almeno respirare l'atmosfera, e a chi è curioso di conoscere meglio questa scrittrice di aprire una piccola finestra sul suo universo privato. Fra le musiche dei video che vi proponiamo troverete quella che ha ispirato la storia del libro,quella che è espressamente citata nel testo oppure quella che evoca il personaggio o una parte delle emozioni risvegliate dalle parole scritte.
Inoltre, in esclusiva per le lettrici di Isn't it Romantic? vi proponiamo, inediti, l'epilogo di Black Ice e il racconto breve dell'incontro tra Jilly Lovitz e Reno, protagonisti del quinto libro Fire and Ice.
Buon ascolto e buona lettura!
1- BLACK ICE "Breathe, ma petite"
Best Romantic Suspense, 2005 AAR Reader Award
Most Tortured Hero for Bastien Toussaint, 2005 AAR Reader Award
Pillola di naan: Black Ice sono gli occhi di Bastien Toussand, conosciuto anche come Sebastian Toussand, Jean-Marc Marceau, Jeffrey Pellbeam, Carlos Santeria, Vladimir the Butcher, Wilhem Minor e un’altra dozzina di nomi e identità.
Spia, sicario, assassino, infiltrato, lavora per una società segreta sconosciuta anche alle più alte cariche del governo americano, The Committee, che si occupa di smascherare e fermare terroristi internazionali e i loro piani megalomani di distruzione e potere. Una società altrettanto priva di scrupoli di coloro che perseguita, che non esita a uccidere per proteggere la propria esistenza e quella dei suoi agenti, e non esita a sacrificare la vita di coloro che si ritrovano tra loro e il buon esito di una missione.
Bastien si è introdotto in incognito all’interno di un gruppo di milionari dediti al mercato di armi, durante una riunione di ripartizione dei poteri all’interno dell’organizzazione, dopo la morte improvvisa di colui che deteneva la carica più elevata, accade l’imprevisto: la solita interprete, una ragazza frivola di cui si sono già serviti, ha avuto un contrattempo, e al suo posto ha mandato qualcun altro.
Chloe vuole fare un favore all’amica, e in più i soldi che le frutterà quel lavoro insolito sono molti, ma quando arriva qualcosa le dice che non si tratta della solita riunione d’affari. Bastien sospetta immediatamente che lei sia un sicario per farlo fuori, o per fare fuori qualcun altro, così concentra sulla povera Chloe tutta la sua spietata seduzione per scoprire chi sia, e quando si rende conto che è solo un’innocente capitata per sbaglio nella fossa dei leoni, per giunta destinata ad essere uccisa, qualcosa dentro di lui lo spinge ad agire contro le regole.
Un romanzo dalla perfetta trama thriller e uno splendido protagonista, spietato, freddo, incapace di provare emozioni, un classico bad boy alla Stuart che non manca di affascinare e di stupire dalla prima all’ultima pagina.
Questa è una canzone citata espressamente nel libro. La coppia si trova all'interno della Porsche di Bastien. Lui indossa occhiali scuri, un completo di seta, ha i capelli lunghi tirati indietro e uno sguardo impenetrabile. E' pericolosamente dolce e suadente quando, a seguito della sua guida molto sportiva, invita Chloe ad allacciarsi la cintura di sicurezza. La donna è troppo impegnata a non farsi irretire da Bastien per parlare, così lui accende la radio e le note di questa canzone riempiono l'abitacolo: la voce di Aznavour, la tristezza delle note e il profumo dell'acqua di Colonia di Bastien, investono Chloe, che riflette dopotutto sulla veridicità del detto, secondo il quale bisogna stare attenti a cosa si desidera, perchè si rischia di ottenerlo. Lei aveva chiesto emozioni forti e temeva di ricevere molto più di quello che aveva bramato.
EPILOGO INEDITO
Pare che questo epilogo abbia accontentato quelle lettrici esigenti che hanno ritenuto la fine di Black Ice un po' troppo sbrigativa e molto improvvisa. L'autrice quindi si prodiga a far luce su come Chloe e Bastien divideranno la loro vita insieme.
(per non rovinare la lettura a chi deve ancora leggere il libro lo abbiamo reso invisibile: per leggerlo basta selezionarlo con il mouse tenendo premuto il tasto sinistro)
Well, for the first few months they'd both sort of lay low, make love, and bond in a very tender way to go with the intensely violent, sexual bond they already formed. Her family would come back to see the guest house in ashes but no other sign of trouble -- Madame Lambert would have seen that everything else is cleaned up -- and Bastien is now in place. They met him before, knew he'd saved her life, knew she'd been only half alive since she left him, so they'd welcome him into their lives (though they'd be wary since he's clearly a dangerous man with a dark past -- but they'd know he loves her and that counts for a lot. Her brothers would be particularly protective).
Bastien and Chloe might even go away for a time, to a remote Caribbean Island where they could be safe and quiet and just be with each other.
She'd get pregnant in about a year, he'd become a carpenter (he'd need to do something physical and rewarding, and he has tons of money in a swiss bank account so a career is unimportant). He'd probably build them a house on the 320 or so acres her parents have -- far enough away for privacy, close enough for family. Chloe would probably do free-lance translating for a New York publisher while she raises the babies, and no one will ever know that Bastien survived. He'll have hellacious nightmares as he starts to come out of his cold killer persona, but she'll be there for him, because, in fact, she is stronger than he is, at least emotionally.
And they WILL live HEA.
Be’, per i primi mesi se ne sarebbero stati tranquilli, avrebbero fatto l’amore, e tra loro si sarebbe sviluppato un legame di tenerezza oltre a quello sessuale, intenso e violento che già avevano. La famiglia di lei sarebbe tornata a vedere la casa per gli ospiti ridotta in cenere, ma non ci sarebbe stato nessun altro segno di guai -- Madame Lambert avrebbe fatto in modo che tutto il resto venisse ripulito -- e Bastien a quel punto si sarebbe sistemato. L’avevano già incontrato in passato, sapevano che Bastien le aveva salvato la vita, sapevano che lei era stata viva soltanto a metà da quando l’aveva lasciato, così gli avrebbero dato il benvenuto nelle loro vite (benché se ne sarebbero stati all’erta dal momento che chiaramente si trattava un uomo pericoloso con un oscuro passato – ma avrebbero saputo che lui la amava, e questo contava molto. I fratelli di lei sarebbero stati particolarmente protettivi).
Bastien e Chloe avrebbero potuto anche andarsene per un po’, in una remota isola dei Caraibi dove avrebbero potuto starsene tranquilli e al sicuro e godere semplicemente della reciproca compagnia.
Nel giro di un anno lei sarebbe rimasta incinta, lui sarebbe diventato un carpentiere (aveva bisogno di fare qualcosa che desse una soddisfazione fisica, e aveva denaro a tonnellate in un conto di una banca svizzera, quindi una carriera aveva poca importanza). Probabilmente avrebbe costruito una casa per loro nei 320 acri, o giù di lì, di proprietà dei genitori di lei – abbastanza lontano da garantire la privacy, abbastanza vicino per la famiglia. Chloe probabilmente avrebbe fatto la traduttrice free-lance per una casa editrice di New York mentre allevava i loro bambini, e nessuno avrebbe mai saputo che Bastien era sopravvissuto. Lui avrebbe incubi terrificanti mentre iniziava ad uscire dalla sua gelida maschera di killer, ma lei sarebbe stata lì per lui, perché, a dirla tutta, lei era più forte di lui, almeno emotivamente.
E sarebbero vissuti DAVVERO per sempre felici e contenti.
2- COLD AS ICE
"Please, she said. And he was lost"
Best Romantic Suspense, 2006 AAR Reader Award
Pillola di naan: Cold as Ice, è Peter Jensen, l’assassino, l’esecutore perfetto. Peter è in grado di mimetizzarsi, di scomparire sullo sfondo, di infiltrarsi per mesi al servizio di uno psicopatico, in attesa di fermarne il piano catastrofico di morte e di toglierlo di mezzo. Peter è capace di apparire come un uomo insignificante, quasi viscido e untuoso nel suo servilismo, e un istante dopo può trasformarsi nel’uomo più sexy, nel freddo seduttore, la cui arma più letale è il sesso.
Non esistono variabili incognite, non esistono contrattempi con Peter Jensen a capo di una missione, il suo scopo è portarla a termine, costi quel che costi, e se questo significa sacrificare la vita di un innocente per la salvezza di tanti, Peter non si può permettere, e non ha, alcuno scrupolo.
Questo, fino ad ora.
Sì perchè dopo aver aiutato l’amico e collega Bastien, che si è tirato fuori dall’organizzazione mettendosi contro di essa e rischiando la vita per una donna, Peter si ritrova a fare i conti a sua volta con la legittimità degli ordini che gli vengono impartiti, e con la moralità delle scelte che è portato a fare, proprio quando si ritrova a dover compiere una di queste: sacrificare la vita di una donna innocente, che ha solo la colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, per non mettere a repentaglio la delicata missione, dal cui successo dipendono le vite e il benessere economico di milioni di persone.
Genevieve è bella e attraente, è avvocato, è intelligente e coraggiosa, ma deve essere tolta di mezzo. L’ordine è perentorio, ma Peter non ci riesce, non gli sta bene. Fino all’ultimo tenta con ogni mezzo e ogni tipo di sotterfugio di allontanarla ma senza successo purtroppo, così quando la missione giunge al punto in cui non può più celarle né il suo scopo né la sua vera natura, non può che farla prigioniera. Sa che deve ucciderla, ormai per lei non c’è altro destino, ma si ritrova a rimandare… rimandare… rimandare… tenendola a bada col sesso, nel quale è un vero maestro, e costruendole intorno nel frattempo una via di fuga a sua insaputa.
Sarà all’altezza Genevieve della situazione? sarà così arguta e intelligente da cogliere gli indizi che le lascia e salvarsi?
Per lei non può fare di più… eppure in qualche modo lei lo ha cambiato, in qualche modo è riuscita a sciogliere il ghiaccio.
Un romanzo dal ritmo serrato, pieno di colpi di scena, con un eroe che vale da solo la lettura, e la rilettura, e la rilettura ;-)...
L' Arc en Ciel rientrano tra gli artisti preferiti di Anne Stuart. Band formatasi nel 1991, sono a tutt'oggi uno dei gruppi di maggior successo in Giappone. Nel corso degli anni non sono stati risparmiati da pause di riflessioni, abbandoni e avvicendamenti all'interno della band. Dai fans vengono chiamati con la forma abbreviata Laruku. Noi abbiamo scelto la versione Live di Trust, dall'album Awake del 2005, incantate da un intro ipnotica e dal ritornello : "Vieni nella luce, io sono qui.".Genny ha sciolto il ghiaccio nell'animo di Peter, ma può fare anche di più, portando la sua anima allo scoperto, lontana dal buio della solitudine, perchè venga scaldata dai sentimenti di amore e fiducia che lei nutre per Peter.
3- ICE BLUE "He was king of Death, she was his consort"
RITA Award Winner: Best romantic Suspense, 2008 RWA
Pillola di Lener : Ice Blue è un tipo di ceramica di antica lavorazione nipponica, di cui la giovane dottoressa Summer Hawthorne conserva un'urna lasciatale come ricordo dalla sua amata tata giapponese.
Nata e vissuta tra gli scintillanti privilegi di una Los Angeles da rotocalco, Summer è una donna indipendente e riservata, una gallerista di successo, che dietro una routine ordinata e rassicurante cela in sé le ombre di un indimenticato trauma subito durante l'infanzia.
L'agente operativo Takashi O'Brien, moderno samurai dal fascino esotico e letale, ha una missione da portare a termine: recuperare l'urna ed eliminare l'americana che la costudisce, inconsapevole affidataria di un segreto secolare.
Inseguita dagli adepti dello Shirosama, folle leader di una potente setta religiosa stranamente pronto a tutto pur di impossessarsi dell'urna Ice Blue, Summer si trova suo malgrado in balìa di un uomo enigmatico e seducente, anch'egli deciso ad ottenere l'antico manufatto e non meno pericoloso dei fanatici che le danno la caccia. Takashi non esita ad adoperare tutte le armi a sua disposizione, compresa la propria devastante abilità seduttiva, per spezzare la strenue resistenza opposta da Summer... ma qualcosa lentamente si incrina nella sua gelida determinazione ad eseguire gli ordini ricevuti. Takashi si scopre intrigato da questa donna così coraggiosa nel salvaguardare il lascito della sua vecchia governante, eppure tanto vulnerabile nelle sue intime fragilità nascoste.
Sull'eccitante confine tra amore e morte, paura e desiderio, in volo dalla dorata California alla sfavillante metropoli di Tokyo, fino alle montagne più impenetrabili del Giappone, Anne Stuart aggiunge un nuovo straordinario capitolo alla sua saga mozzafiato, donandoci al contempo una delle sue coppie più riuscite: un irresistibile mezzosangue dalla schiena fregiata con i tatuaggi della yakuza e la donna che ha scaldato il suo cuore con la grazia temperata di una brezza estiva.
Nati nel 1996 dalle ceneri della band La:Sadies, i Dir en grey si caratterizzano per i suoni rock dark e molto aggressivi, quasi estremi. Considerati una delle band più importanti all'interno del genere musicale giapponese Visual Kei, caratterizzato da una miscellanea di forte impatto fra look visivo e suono musicale, sono annoverati fra le preferenze musicali di Anne. La canzone che vi proponiamo appartiene però alla loro fase più recente, dove le sonorità si sono in qualche modo addolcite rimanendo comunque permeate da un'atmosfera inquietante e oscura. Per questo ci sembravano indicati per evocare un eroe come Takashi, pericoloso e spietato "guerriero" del ventunesimo secolo, specchio delle due culture, orientale e occidentale, spaventosamente abile nel mescolare seduzione, morte e amore.
Con immenso piacere riteniamo di fare un bel regalo a tutte le lettrici che non hanno avuto la possibilità di leggere i libri della serie, perchè l'autrice ha concesso in esclusiva a Isn't It Romantic? la possibilità di tradurre il racconto che narra del primo incontro fra Jilly Lovitz e Reno ( rispettivamente la sorella di Summer e il cugino di Takashi, i protagonisti di Ice Blue). L'autrice riesce in poche pagine regalarci un Reno davvero irresistibile durante un'occasione molto speciale. Attenzione possibili Spoilers!!
"MARRIED TO IT" di Anne Stuart
In una giornata di inizio primavera, nel sud dell’Inghilterra, Takashi O’Brien stava per fare un errore colossale, senza ascoltare una parola di quanto gli stava dicendo suo cugino.
Reno contemplò il pomeriggio idilliaco, il perfetto giardino all’inglese, l’allegra, caotica massa di giallo formata dalle giunchiglie. Spinse gli occhiali da sole in alto sulla fronte, e lanciò un’occhiataccia agli ospiti radunati per il matrimonio. Per una volta in vita sua Taka aveva troppo da fare per dargli retta, e Reno non poteva far altro che starsene lì ad assistere, tetro. Aveva tentato, aveva davvero tentato di convincere Taka del fatto che sposare Summer Hawthorne sarebbe stato un disastro. Su-chan non era male, considerando la media delle donne gaijin, ma la famiglia Shinoda era stata parecchio sfortunata con i matrimoni misti giapponesi-americani. Taka stava andando contro la storia e l’onore della famiglia, e, come se non bastasse, il nonno di Taka probabilmente li avrebbe uccisi entrambi.
Il che era una cosa positiva, pensò Reno. Tutto quello che dava fastidio al suo prozio era okay, per Reno. Si alzò dal divano sotto la finestra e si diresse in giardino. I tacchi dei suoi stivali aguzzi da cowboy affondavano nella terra umida, infangandone la superficie lavorata. Guardò giù, borbottando disgustato. Per lo meno, non era letame.
Gettò uno sguardo indietro, in direzione del cottage. Il caotico cottage di campagna di Peter e Genevieve Madsen era affollato di gente, e tutti quanti stavano dibattendo di come fare l’impossibile. Organizzare un matrimonio tra stranieri in tempo record, aggirando tutte le restrizioni legali istituite proprio per evitare che avvenisse qualcosa del genere. Per un momento, Reno riuscì davvero a pensare con affetto agli inglesi e alle loro stupide regolette.
Ma Isobel Lambert sapeva come ottenere ciò che voleva, e, che piacesse o no a Reno, tra poche ore ci sarebbe stato un matrimonio, e lui avrebbe assistito alla cerimonia senza poter fare niente per impedirla.
Aveva piovuto, e l’acqua scintillava su ogni superficie, come tante schegge di diamante, Reno pensò, di malumore. Proprio come lo scintillante diamante che Taka aveva messo al dito di Su-chan. Almeno Reno poteva trarre conforto dal fatto che Taka l’aveva rubato dalla casa del loro prozio – tutto quanto irritava il vecchio lo tirava su di morale. Se non poteva fermare il matrimonio, sperava almeno che ci si sbrigasse in fretta, così avrebbe potuto tornarsene in Giappone e alla sua vita laggiù. Solo…
“Ciao.”
Merda. Lei era lì fuori. La sorella piccola di Su-chan,. Piccola per modo di dire, visto che era più alta della fidanzata di Taka, quasi alta quanto lui. Diamine, forse addirittura più alta, se entrambi fossero stati a piedi nudi. Il pensiero di essere a piedi nudi insieme alla sorella di Su-chan era sconvolgente, e lui le gettò un’occhiata in cagnesco.
Era troppo giovane, troppo carina, e dannatamente troppo innocente. Reno sapeva riconoscere una vergine quando ne incontrava una, ed una vergine imparentata con Taka, come sarebbe diventata una volta che la cerimonia avesse avuto luogo, era assolutamente fuori questione.
“Mi chiamo Jilly,” disse lei, avvicinandoglisi e porgendogli la mano.
Reno resistette all’impulso di ringhiare. L’ultima cosa che voleva fare era toccarla. Le fece un lieve cenno brusco, chinando appena la testa, e si girò a guardare la campagna verdeggiante, sperando che se ne andasse.
Lei non se ne andò. Testarda, come sua sorella. “Lei parla inglese, vero? Credevo di averla sentita…”
“Parlo inglese. Quando è necessario.”
“Be’, dal momento che io non parlo giapponese ho paura che sia necessario,” disse lei, con appena un tocco di humour nella voce.
Reno la fissò. Sapeva quanta paura poteva incutere il suo aspetto – le gocce di sangue che aveva tatuate sugli zigomi, gli occhi che luccicavano ferini grazie alle lenti a contatto fatte fare su misura. Nel corso del tempo aveva perfezionato il suo sogghigno da cattivo ragazzo, e i suoi abiti in pelle completavano il look.
La ragazza non sembrava aver paura, non proprio. In effetti aveva l’aria di portare guai, e prima Reno se ne fosse andato di lì, meglio sarebbe stato. Perché Jilly era proprio il tipo di guaio che a lui piaceva moltissimo. Iniziò a muoversi verso di lei quando la porta del cottage si aprì.
“Reno! Gira al largo da lei.” Taka stava parlando in giapponese, e Reno girò la testa, rivolgendo al cugino un pigro sorriso.
“Non avevo intenzione di farle del male, cugino,” rispose nella stessa lingua.”Penso che voglia controllare se visto da vicino faccio paura allo stesso modo di quando sono lontano.”
“Jilly non si spaventa facilmente,” sbottò Taka. “Ma se ti è rimasto un po’ di cervello gira al largo da lei, oppure ti rimanderò a Tokio un pezzo per volta.”
Reno scrollò le spalle, facendo un altro passo in direzione di Jilly, ma Taka gli afferrò un braccio e lo trascinò in cucina. Mentre si allontanava lanciò a Jilly un largo sorriso, sapendo di essere al sicuro. Poteva flirtare a distanza – Taka non l’avrebbe lasciato avvicinarsi più dello stretto necessario. Taka conosceva la sua reputazione con le donne, e non avrebbe permesso a Reno di avvicinarsi alla piccola innocente.
Non era così piccola, a dir la verità. Ma di sicuro era un’innocente, e le vergini erano noiose, ricordò Reno a se stesso. Aspettò finché Taka chiuse la porta, ed entrambi restarono soli nella cucina deserta. “Cos’è questa storia?” chiese. “Non dovresti essere con la tua ragazza?”
“Abbiamo un problema,” disse Taka cupo.
“Tutt’a un tratto Su-chan ha messo cervello?” domandò.
Taka gli lanciò un’occhiataccia. “Non devi restare per forza per il matrimonio, sai. Sei libero di tornartene direttamente a Tokyo. Non so perché hai insistito per venire con me.”
“Pensavo che Su-chan ti avrebbe mandato all’inferno, e che ti sarebbe servito qualcuno con cui prenderti una sbronza.” In effetti questa era una bugia. Sapeva perfettamente che Summer Hawthorne era innamorata di suo cugino, e che niente li avrebbe potuti dividere.
“Noi due ci sposiamo. Tra due ore.”
Reno si limitò a guardarlo, gettando i capelli dietro le spalle. “Così presto? Questo non mi dà molto tempo per fermare il matrimonio. Dimmi qual è il problema e forse posso usarlo per impedirti di compiere il peggior errore della tua vita.”
Taka lo ignorò. “Sembra che qualcuno stia cercando di eliminare i membri del Comitato, e noi tre qui, insieme, siamo un bersaglio perfetto. Hanno sabotato l’auto di Madame Lambert, e hanno sparato a Peter. Non dire niente a Genny o a Su-chan – non vogliamo che si innervosiscano, ma Madame Lambert pensa che ci proveranno ancora. Prima ci sposiamo e usciamo da questo paese, meglio è.”
“Perché sposarsi qui? Perché non riportare Su-chan a Tokyo e darle una possibilità di cambiare idea?”
“Sai il perché. Il nonno ha ancora abbastanza potere da fermare tutto. Se la riporto nel nostro paese come mia moglie, non c’è niente che lui possa fare al riguardo.” Taka guardò fuori dalla cucina, in direzione del giardino. “E tu tornerai insieme a noi.”
“Sarò pronto quando lo sarete voi due,” borbottò Reno.
“Per prima cosa, mi devo sposare. Poi, devo tenerti alla larga da mia cognata. Lei è off-limits.”
Il lento sorriso di Reno avrebbe dovuto mettere Taka sul chi va là. Si conoscevano da una vita – se Taka avesse avuto un briciolo di cervello avrebbe capito che un avvertimento del genere avrebbe semplicemente convinto Reno a fare l’esatto contrario. Seguì lo sguardo di Taka nel giardino. Forse era giunto il momento di provare una vergine.
“Scordatelo,” disse Taka, indovinando le sue intenzioni. “Non ne hai il tempo, anche se vuoi correre il rischio che io ti strangoli. Genny sta organizzando delle macchine per portare tutti quanti in chiesa, e mi ha detto di venirti a cercare.”
“Chiesa?” ripeté Reno inorridito. “Perché, non puoi sposarti qui?”
“In Inghilterra è contro la legge. Dev’essere in chiesa o davanti a un ufficiale di stato civile, e i membri del Comitato evitano la burocrazia ogni volta che è possibile.”
“Ecco il problema di appartenere ad un’organizzazione di super-spie,” disse Reno. “I poliziotti della zona hanno la tendenza a diventare suscettibili.”
“Non me ne frega un accidente dei poliziotti della zona. Voglio soltanto sposare Summer ed andarmene di qui. E verrai anche tu.”
“In luna di miele con voi? Credevo che le cose a tre non ti interessassero più…”
Chinandosi, Reno scansò il colpo sferratogli da Taka, e scivolò fuori dalla sua portata. Proprio in quel momento Jilly entrò dalla porta, e Reno le andò a sbattere contro.
Calda, dolce, femminile - stretta tra le sue braccia, aggrappata a lui per un istante. La sensazione gli piacque, un po’ troppo, e Reno si fece da parte, un po’ troppo in fretta. “ Allora che facciamo adesso?”
Taka rivolse a Jilly un sorriso affettuoso. Aspetta di vederlo in azione, pensò Reno cupo. Allora non penserai più che il tuo nuovo cognato sia così dolce.
“Ginny dice che è ora di andare. Dovremmo già essere in viaggio per la chiesa.”
“Arriviamo tra un attimo,” disse Taka, dando a Reno quel tipo di occhiata che aveva sempre significato una scazzottata in arrivo. Quando si trattava di fare a botte, loro due erano sempre stati all’incirca allo stesso livello, e per qualche ragione Reno era dell’umore giusto per un po’ di casino.
“Penso che inizierò ad andare a vedere se la sorella di Su-chan ha gli stessi gusti di sua sorella in fatto di uomini,” disse in giapponese. Rivolse a Jilly il suo sorriso più affascinante, così affascinante che lei sbatté le palpebre, e poi camminò tranquillamente verso di lei, prendendola sottobraccio. “Andiamo al matrimonio,” disse in inglese.
Okay, così Reno era uno schianto assurdo, pensò Jilly Lovitz. Sembrava qualcosa che fosse uscito dritto da un videogame futuristico, con quei capelli rosso fiamma che gli scendevano giù fino a quel magnifico didietro, gli zigomi alti e quegli occhi brillanti e maliziosi di un color verde così vivido che non poteva essere vero. Le gocce di sangue tatuate sugli zigomi sembravano lacrime, ed il suo corpo snello e dalle movenze spavalde, inguainato in pelle nera, era la cosa più sexy che lei avesse mai visto. Le era bastato lanciargli un’unica occhiata nel giardino di Genny e per poco non aveva inciampato.
Di sicuro non era il tipo a cui si pensava come al proprio ragazzo. In particolare, al proprio primo ragazzo. Summer l’aveva già avvisata di starsene alla larga da lui, e Jilly capiva il perché. Reno era sesso ambulante, un punk Samurai della Yakuza, e non aveva niente in comune con un’adolescente intellettuale e troppo matura per la sua età.
Ma Reno aveva una bocca bellissima, quando non la distorceva in un sorriso beffardo. Probabilmente se la sarebbe sognata, quella bocca. Ma andava bene così. Non c’erano rischi, a sognare.
“Tu e Summer andate con Reno,” annunciò Genny, nel suo tono più avvocatesco. “Isobel e Taka andranno insieme, e Peter e io andremo per primi. Forza, gente, muoviamoci!” Agitò le mani come per scacciarli via, e Jilly sorrise suo malgrado. Genny era un’organizzatrice nata, e negli ultimi anni non aveva avuto nient’altro da organizzare tranne Peter.
Jilly guardò Reno, aspettandosi delle proteste di qualche genere, ma l’espressione dell’uomo era indecifrabile, i suoi occhiali da sole saldamente al loro posto.
“Dov’è Summer?” chiese Jilly, mentre tutti si disperdevano dirigendosi verso le auto.
“E’ andata a cambiarsi,” le disse Genny al di sopra della spalla. “Ha preso uno dei miei vestiti in prestito, e non vuole che Taka la veda. Scenderà tra un minuto.”
Pochi momenti dopo il cortile davanti al cottage era deserto, soltanto Reno era rimasto lì, appoggiato contro l’unica, enorme macchina nera rimasta. Aveva l’aria di essere a suo agio, come una volpe che sorveglia la tana di un coniglio.
“Vado a vedere se a Summer serve aiuto.”
“E’ tutto a posto,” disse sua sorella, scendendo le scale. “Ditemi solo che non sembro troppo ridicola.”
Sua sorella indossava quello che aveva l’aria di un vestito nuziale antico, tutto pizzi e merletti e perline. Era bellissimo, ma era stato fatto per qualcuno più alto di lei di dieci centimetri, e con dieci chili di più. Lo stava tenendo sollevato per non inciamparci dentro, e sotto portava delle scarpe da ginnastica.
“Sei stupenda,” disse Jilly con un sorriso.
“E’ di Genny,” disse Summer in tono dubbioso. “Voleva a tutti i costi che lo indossassi. Ha detto che porta fortuna.”
“Me l’ero immaginato. Sei perfetta.”
“Sembra che tu abbia addosso il vestito di qualcun’altra,” disse Reno in tono piatto, arrivandole alle spalle.
Senza riflettere Jilly gli tirò un calcio all’indietro, cercando di zittirlo. Dopo averlo colpito si rese conto che portava delle Doc Martens. Sentì un’imprecazione soffocata dietro di lei, e indietreggiò. Forse non è stata una buona idea stuzzicare la tigre che dorme.
“Qualcosa di preso in prestito, qualcosa di blu,” disse Summer, con appena una traccia di nervosismo nella voce. “Andiamo con la vecchia Bentley?”
“E’ l’unica macchina rimasta,” disse Reno, allontanandosi dalla sua portata. “Sicura che non posso convincerti a lasciar perdere?”
Summer si limitò a lanciargli un’occhiata, e lui scrollò le spalle. “Allora andiamo.”
Anche dopo due mesi in Inghilterra Jilly si diresse automaticamente verso il lato destro della macchina, ma Reno le prese il braccio, tirandola da parte. “Guido io,” disse. “Tu e tua sorella potete salire dietro.”
“Jilly può sedersi davanti,” disse Summer, sollevando attentamente la pesante gonna e scivolando nell’enorme sedile nero. “Questo vestito è troppo delicato per stare vicino alle sue Doc Martens.”
“Ehi…” protestò Jilly, ma Summer chiuse la porta dietro di lei, senza lasciarle una possibilità di scelta. Per lo meno, la vecchia Bentley era enorme – anche stando seduti fianco a fianco nei sedili davanti non c’era nessun senso di intimità.
“Mettiti la cintura, Jilly.” disse Summer dal sedile posteriore, allacciando la propria cintura intorno al delicato abito di pizzo.
“Certo, ma perché…” La Bentley partì con un elegante ruggito, ed un attimo dopo stavano attraversando a rotta di collo gli stretti sentieri di campagna, con i rami che sbattevano contro entrambi i lati dell’auto. Jilly chiuse gli occhi, aggrappandosi al cuoio morbido del sedile, e cercando di distrarsi dalla terrificante guida di Reno pensando a qualcos’altro.
Sfortunatamente la sola cosa a cui riusciva a pensare era la bocca di Reno, e a chiedersi che sapore avrebbe avuto.
Mai più, finché vivrai, Jilly. L’auto accelerò, e lei aprì gli occhi quanto bastava per vedere la strada principale allargarsi davanti a loro. Grazie al cielo, pensò. Non manca molto.
Solo che lui non stava rallentando. C’era traffico in entrambe le direzioni, un flusso costante, e Reno stava accelerando.
“Rallenta!” gridò Jilly, ma il potente motore della Bentley scalò solo di marcia.
“Sa quel che sta facendo, Jilly,” disse sua sorella dal sedile posteriore, con la voce tirata per la tensione.
“Ci ucciderà tutt’e due…”
“Le persone dietro di noi ci uccideranno tutti e tre, se lui non riesce a liberarsene.”
“Cosa?” Lei si girò di scatto, e vide la grossa macchina grigia che si avvicinava. I finestrini affumicati oscuravano chiunque fosse nella macchina, ma non c’era possibilità di dubbio sulle intenzioni del guidatore, che riuscì a accelerare quanto bastava da urtare il paraurti posteriore della Bentley.
“Ah!” disse Summer. “Quest’auto è come un carro armato – nessuna porcheria moderna può farcela, contro di lei.”
Un altro urto, e Reno mandò su di giri il motore. In pochi secondi avrebbero raggiunto l’autostrada trafficata, e per quanto la Bentley potesse assomigliare ad un carrarmato, non sarebbero sopravvissuti se qualcuno li avesse urtati da entrambi i lati.
“Tenetevi salde,” disse Reno. “E state giù.”
Jilly si lasciò sfuggire un gridolino, scivolando giù dal sedile e aggrappandosi al cuoio. Non voleva vedere la morte certa che stava calando su di loro, così chiuse gli occhi, cercando di ricordare una qualsiasi delle preghiere che aveva imparato. Tutto quello a cui riuscì a pensare fu “oh, cazzo!”, cosa che probabilmente non le avrebbe salvato la vita e non le avrebbe fatto guadagnare il paradiso, e spalancò di colpo gli occhi proprio mentre lui entrava in autostrada.
E passava sulla corsia opposta, mancando per poco il traffico.
Il loro inseguitore non fu altrettanto fortunato. Jilly potè sentire l’interminabile schianto di metallo contro metallo, i colpi di clacson, lo stridio degli pneumatici. Tenne lo sguardo fisso davanti a sé mentre Reno si dirigeva a tutta velocità giù per un’altra stradina stretta, aspettando finché fu in grado di proferire qualcosa di più di un urlo inarticolato. “Chi diavolo era?”
Reno si strinse nelle spalle, totalmente a suo agio malgrado il disastro che aveva appena provocato. “Qualcuno sta cercando di distruggere il Comitato. Madame Lambert pensa che sia un gruppo di terroristi italiani, che vogliono vendicarsi di qualcosa. Nei giorni scorsi hanno cercato più volte di far fuori gli agenti del Comitato.”
“Ma non ci sono agenti in quest’auto,” disse Summer, con voce debole.
“No, ma ci sono le loro donne.”
“Io non sono la donna di nessuno,” disse Jilly, di malumore. “Per lo meno sei riuscito a fermarli. Adesso puoi rallentare.”
Reno non disse niente, e si limitò a schiacciare ancora di più sull’acceleratore. Erano su una stradina stretta, costeggiata da siepi più alte della macchina. Se qualcuno fosse arrivato da dietro l’angolo, non ci sarebbe stato modo di farsi da parte. Jilly lo guardò in faccia – gli occhiali da sole gli coprivano quei suoi occhi straordinari, la bocca era serrata, le mani stringevano il volante…
Gesù, aveva delle mani bellissime. Tutto di lui era bellissimo, ad eccezione del suo carattere, che era abbastanza brutto da tenerla al sicuro, lontana da lui. “Okay, continua ad accelerare ed uccidici tutti,” disse lei, sgarbata a sua volta. “Svegliami quando siamo arrivati.”
Lui la ignorò, girando di colpo a destra in una strada ancora più stretta. Sentì la voce di sua sorella da dietro. “Sai dove stai andando, Reno?”
“Sì.”
Per qualche ragione sua sorella, di solito così decisa, piombò nel silenzio. Jilly si girò a guardarla. Summer aveva la faccia bianca, e teneva le mani strette forte in grembo allo splendido abito. Sembrava che stesse per affrontare la propria esecuzione, anzichè un matrimonio.
Visto il modo in cui guidava Reno, la cosa non era così improbabile. All’improvviso ci fu un rumore secco, e Jilly si girò. “Cosa… ?”
Prima che potesse finire la frase Reno aveva teso una mano, gliel’aveva appoggiata sul collo e l’aveva spinta a faccia in giù contro il sedile. “Sta’ giù. Anche tu, Su-chan.”
Un altro colpo secco, seguito da una gragnola di colpi, e Jilly in ritardo si rese conto che qualcuno stava sparando loro addosso. “Pensavo che te ne fossi sbarazzato,” mormorò contro il sedile.
“Ce ne sono ancora. Tieniti forte.”
Improvvisamente la strada si fece dissestata, come se stessero guidando sui binari della ferrovia, e lei udì improvvisamente un suono di vetro che andava in pezzi dietro di lei. “Summer!” disse, cercando di mettersi a sedere, ma la mano di Reno sembrava di ferro, e la tenne giù.
“Sto bene,” gridò Summer. “Ma sono sul pavimento e senza cintura di sicurezza. Non mi uccidere, Reno. Taka non la prenderebbe bene.”
Lui rise. Era sufficiente per far venire a Jilly la voglia di prenderlo a pugni, ma lui la stava tenendo giù, con le lunghe dita intrecciate nei suoi capelli, mentre guidava come un pazzo e con una mano sola.
Ad un tratto Reno svoltò a destra, ed anche con la cintura allacciata Jilly scivolò verso di lui, finendo dritta contro la sua coscia. Lei arretrò annaspando, e stavolta lui la lasciò fare, riprendendo a guidare con entrambe le mani. Jilly si sedette, poi rimpianse di averlo fatto.
Stavano attraversando un campo, la Bentley si faceva largo attraverso un pascolo fangoso, e c’erano zolle di terra che volavano dappertutto. Da un lato c’era una collina scoscesa, dall’altra una scarpata, e Jilly non aveva scelta se non sperare che Reno sapesse cosa diavolo stava facendo.
Uno scoppio rumoroso, e la pesante auto sbandò, gettando Jilly di nuovo contro Reno. Lei lo respinse, guardandosi alle spalle, ma non c’era nessun altro nei paraggi.
“Chi ci sta sparando?” disse.
Un altro scoppio, e sbandarono nella direzione opposta.
“I pneumatici sono andati,” disse Summer dal suo angolo sul pavimento d fronte al sedile posteriore. Il parabrezza sul retro era andato distrutto, e tutto era ricoperto da schegge di vetro di sicurezza.
Un altro scoppio, seguito rapidamente da un quarto, e a quel punto rimasero a viaggiare sui cerchioni, arrancando nel fango. Di fronte a loro c’era una strada lastricata, e Jilly era sul punto di tirare un respiro di sollievo quando apparve un’altra grossa auto grigia, che se ne stava lì ad aspettarli.
Reno non esitò, mandò su di giri il motore, e andò dritto a sbattere contro l’auto grigia. “Oh, merda,” mormorò Jilly, abbassandosi di nuovo.
L’urto la mandò a sbattere contro il cruscotto, e solo la cintura di sicurezza allentata e il braccio di Reno la trattennero. Lui la spinse indietro, mente ingranava la retromarcia, con le ruote prive di pneumatici che bruciavano girando, poi andò a sbattere di nuovo contro l’autor grigia, e Jilly guardò inorridita mentre l’altra auto veniva spinta indietro, in bilico precario sul bordo del precipizio…
Jilly si aggrappò al braccio di Reno, ma lui le scrollò via le mani. “Dobbiamo aiutarli!” disse lei, disperata.
“Dobbiamo andare in chiesa, Jilly,” disse Summer dal sedile posteriore. “Se cerchiamo di aiutarli ci uccideranno.”
Reno non stava prestando attenzione a nessuna di loro due. Raggiunse la strada e iniziarono a risalire faticosamente la collina, col metallo che cigolava, le scintille che volavano, e l’odore di qualcosa che stava bruciando. Jilly guardò dietro, e vide la macchina grigia in bilico sull’orlo della scarpata non c’era più. Era precipitata giù dall’altra parte.
Rabbrividì, poi si sporse sul sedile per guardare Summer. “Se ne sono andati,” disse. “Sono caduti nel precipizio. Sono morti.”
“Bene,” disse con calma Summer. “Quanto manca, Reno?”
“Ci siamo quasi.”
La chiesa, un piccolo edificio in pietra, era sulla cima della collina, e la Bentley massacrata dalla battaglia ruggì attraversando il vialetto in ghiaia, per fermarsi del tutto a pochi passi dal gruppo di persone che se ne stava lì ad aspettarli.
Reno scivolò fuori dal posto di guida, e Jilly si accorse con orrore che durante la loro folle corsa non aveva messo la cintura. Lei slacciò la propria con mani tremanti, ma Summer era già scesa dal sedile di dietro, scuotendosi via i pezzi di vetro dagli intricati pizzi e merletti. Alzò lo sguardo e vide Taka, e il suo sorriso era così luminoso ed abbagliante che Jilly sentì il cuore salirle in gola. Avrebbe affrontato corse suicide a volontà, pur di vedere quell’espressione sul vis di sua sorella.
“La mia Bentley d’epoca!” disse Peter con voce stravolta.
“Lascia perdere,” disse Taka.
Una donna grassottella dall’aspetto placido se ne stava in piedi sulla soglia della chiesa, indossando quello che doveva essere l’abito dei ministri anglicani, e sorrise loro con aria benevolente. “Vedo che la sposa è arrivata. Procediamo col matrimonio?”
“Sì,” disse Taka in tono deciso.
“Perché lei e la sposa non venite con me? Dovete firmare il registro.”
Taka passò il braccio intorno alla vita di Summer, trattenendo col le dita il merletto in eccesso in modo che lei non vi inciampasse con un gesto così istintivo e gentile che a Jilly fece venire voglia di piangere. Sarebbe andato tutto bene. Sarebbe stato tutto magnifico. I due sposi sparirono nella chiesa, lasciando tutti loro ad aspettarli fuori.
Peter circondò sua moglie con il braccio. “La mia macchina,” gemette piano.
“Lascia perdere,” disse Genny. “Abbiamo un matrimonio da festeggiare.” Fissò nell’oscurità della chiesa. “Buffo, pensavo che il registro si firmasse dopo il matrimonio, non prima.”
“Merda,” disse l’elegante Isobel Lambert, estraendo una pistola da chissà dove dell’aderente abito formato che indossava. Un momento dopo lei e Peter scomparvero nell’oscurità della chiesa, lasciano Genny, Teno e Jilly a rincorrerli.
Era tutto molto buio, e le ci volle un momento perché gli occhi si abituassero. Appena in tempo per vedere la ministra dall’aria placida che giaceva scomposta sul pavimento di pietra, con una pistola ancora stretta in pugno. Morta oppure priva di conoscenza, e Jilly non voleva sapere quale tra le due cose. Si sedette sulla panca della prima fila, inaspettatamente scossa.
“Datemi un momento,” disse Madame Lambert con la sua voce fredda e prima di emozioni. “Con un po’ di fortuna non ha ucciso il vero vicario, e potremo portarlo qui a occuparsi della faccenda. Probabilmente è in sacrestia, legato.”
“Pensi che se la sentirà di celebrare un matrimonio?”
Il sorriso di Isobel non alterava mai la sua perfetta compostezza. “A questo penso io.”
Peter Madsen uscì fuori dalla chiesa, mentre calava l’oscurità. Madame Lambert era stata efficiente come sempre – nel giro di un’ora avevano trovato il ministro mancante, Taka e Summer si erano finalmente sposati, e la sua amata Bentley era stata portata via e rimpiazzata da una Mercedes. Taka e Summer erano già partiti per la luna di miele, diretti chissà dove, quel Reno dalla pessima reputazione stava cercando di combinare nuovi guai, e la sorellina di Summer aveva l’aria allegra e sconsolata allo stesso tempo.
“Vedila in questo modo,” le disse Peter. “Non hai perso una sorella. Hai guadagnato un cugino spaccaballe.”
Jill rise, gettando uno sguardo alla figura scura e stravagante di Reno. “Non credo. Lui pensa che la spaccaballe sia io.”
Peter guardò Reno, che stava facendo del suo meglio per non fissare Jilly. C’erano guai in arrivo. A Taka e Summer la cosa non sarebbe piaciuta per niente.
Ma sarebbe successo. Prima o poi sarebbe successo, e non c’era modo di impedirlo.
Peter sperava solo di essere nei paraggi per assistere allo spettacolo, quando le scintille avrebbero cominciato a volare da tutte le parti.
Pillola di elnora: Isobel Lambert è il capo del Comitato, l' organizzazione governativa che lavora per sventare piani terroristici e complotti internazionali. E' una donna glaciale, sofisticata, sulle cui spalle grava il peso di moltissime decisioni difficili e dalle conseguenze spesso drammatiche. Adesso il suo lavoro l’ha condotta all’incontro con uno degli uomini più pericolosi: Josef Serafin , conosciuto anche come “ The Butcher”, ovvero il “macellaio”. Mercenario, terrorista e killer professionista privo di scrupoli. Nessuno è riuscito tutt’ora a catturarlo, nemmeno Bastien Touissant. Ora Serafin ha bisogno della Commitee perché vuole fare un patto, e l’unica in grado di gestire la situazione è proprio Isobel. Quello di cui nessuno è a conoscenza però,è che diciassette anni prima Isobel e Serafin si sono già incontrati e in circostanze davvero molto diverse. Da quel giorno la vita di Isobel è cambiata radicalmente perché i segni lasciati da quell'incontro sono rimasti indelebili.
In questo capitolo della serie, l'autrice rielabora lo schema narrativo per cui la protagonista femminile non è estranea al mondo difficile e pericoloso in cui si muovono gli eroi maschili, bensì ne fa parte a pieno titolo in quanto capo dell'organizzazione .La trama si snoda inizialmente sui due binari di presente e passato ricorrendo a flashback della vita passata di Isobel, ed è proprio in questa finestra sul passato che Isobel richiama invece l'eroina classica della Stuart: un po' ingenua, che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. E' una storia ricca di azione in cui fanno spicco anche i i deliziosi camei di Bastien e Peter, ormai entrambi fuori dalla linea di tiro ma che non mancano di brillare per l'inquietante ma irresistibile contrapposizione tra l'essere ora padre e marito, e la propria, innegabile, pericolosa natura di agenti del Comitato. Difficile scovare un'altra autrice talmente coraggiosa e capace di tratteggiare tra le pagine di un romance eroi come Killian, il cui solo soprannome The Butcher "il macellaio" potrebbe far esitare anche le lettrici più audaci. Fino alle ultime pagine la Stuart non stempera le ombre che avvolgono questa figura di uomo spietato, mercenario e killer senz'anima e Killian spesso getta un piede fuori dai confini tracciati per gli eroi romance. In passato e senza rimorsi ha irretito Isobel, manipolando sottilmente le debolezze psicologiche della ragazza e usandola per i propri scopi. Trascorsi vent'anni dal loro incontro, Killian è permeato di cinismo e indurito da anni trascorsi a contatto con il lato peggiore della natura umana, portandosi in spalla queste brutture in silenziosa solitudine. Isobel da parte sua è diventata nel frattempo una donna dalla maschera glaciale e indifferente: l'incontro in gioventù con Killian è stato devastante, psicologicamente e fisicamente. Tutto ciò, insieme ad un lavoro che le ha addossato pesanti fardelli da sopportare, l'hanno resa una donna distaccata che ha chiuso a doppia mandata la porta delle emozioni. Ma se Killian riuscirà a sfondare questa porta ( e non userà certo le buone maniere) portando alla luce l'amore che Isobel ha sepolto per vent'anni, allora c'e' anche la possibilità che si dissolvano le ombre nere ed agghiaccianti che vorticano implacabili intorno alla sua figura.
Questa è la canzone ha accompagnato la stesura di Ice Storm forse non a caso, perché Warren Zevon scrisse il testo con David Lindell , un mercenario che aveva lavorato in Africa. Zevon, cantante e musicista rock statunitense morto nel 2003, è sempre stato interessato al lato oscuro della vita e per questo decise di scrivere questo testo sulla vita di un mercenario. La canzone racconta di Roland, un norvegese che viene coinvolto nella guerra civile nigeriana e durante la crisi del Congo alla fine degli anni sessanta. Tradito e ucciso da un suo compagno -Van Owen- anch'egli mercenario, Roland otterrà infine la sua vendetta nelle vesti di fantasma.
Ma noi vogliamo prenderci la libertà di accostare a questo libro una bellissima e struggente canzone degli X-Japan, fra gli artisti nipponici più amati di Anne, gruppo heavy-metal giapponese, scioltisi nel 1997 e considerati i progenitori del genere Visual Kei. Lo struggimento e la melanconia che si avvertono fra le note di questa musica, corrono sotterranee in tutto il romanzo. Isobel e Killlian hanno crocifisso i loro sentimenti e il loro amore sul nascere, in nome di valori e ideali forse troppo grandi. Sono rimasti lontani quasi vent'anni prima di potersi incontrare nuovamente e capire di amarsi, avendo finalmente la possibilità di gettare via le maschere che hanno indossato troppo a lungo.
5- FIRE AND ICE "Aishiteru - I love you"
RT Award, 2008 Romantic Suspense Award Winner
Pillola di Lener : reduce da una delusione sentimentale, la californiana Jilly Lovitz decide di trascorrere le vacanze estive in Giappone, ospite di sua sorella Summer e del di lei marito Takashi O'Brien. Al suo arrivo, tuttavia, nulla è come la nostra protagonista si era attesa e Jilly si trova nel mezzo di una guerra tra famiglie yakuza, indifeso bersaglio di misteriosi sicari professionisti.
A salvare la damigella in pericolo interviene un cavaliere assolutamente borderline: Reno, capelli rosso fuoco e strafottenza irresistibile, nonché cugino di Takashi ed agente fresco di recluta del Comitato. Tra Reno e Jilly c'era già stato un breve incontro alcuni anni prima, ma che era bastato per accendere la scintilla dell'attrazione tra la ragazzina americana ed il giovane gangster.
Ex bambina prodigio e dedita ad un brillante percorso accademico, nonostante i suoi vent'anni Jilly è una giovane donna senza esperienze, ancora pervasa di un romanticismo adolescenziale, e Reno, con il suo magnetismo selvaggio ed il fascino da spezzacuori, è l'incarnazione perfetta di un bad boy da sogno e da incubo. Jilly, per Reno, è la tentazione: è la cognata di Takashi, fa parte della famiglia, e quindi sa bene non sia un capriccio che può soddisfare con la sua abituale, irresponsabile noncuranza. Reno legge il desiderio negli occhi innocenti di Jilly, ma vuole proteggere tanto lei quanto sé stesso, restando libero di continuare a condurre la propria adrenalinica esistenza senza regole e senza legami. Decide di salvarla a qualunque costo e farla tornare sana e salva a Los Angeles, impegnandosi anche a spegnere l'infantuazione che Jilly ha per lui, facendosi odiare. Ma nella loro fuga on the road, in una Tokyo che alterna il suo volto tradizionale alle sue maschere futuristiche, tra sparatorie e gothic lolita, quella vecchia scintilla appicca un incendio divampante, cui dovrà arrendersi anche il più originale trai seducenti ragazzacci nati finora dall'estro di Anne Stuart.
Questa è dichiaratamente una delle canzoni preferite di Anne Stuart. Gackt Camui è un cantautore e musicista molto conosciuto e apprezzato nel panorama musicale rock giapponese. Figura poliedrica (attore, polistrumentista, scrittore e poliglotta) ha sempre taciuto la sua vera età, dichiarando invece di essere nato in Transilvania nel 1540. Inoltre è convinto dall'età di sette anni di poter vedere la anime dei defunti dopo aver rischiato la vita per annegamento. Attraverso Gackt ci piace immaginare uno dei personaggi più accattivanti della serie ICE: Reno, aka Hirosama Shinoda, ingegnere punk giapponese dai capelli rossi e tre lacrime di sangue tatuate sulla guancia, amante folle del genere femminile e dei videogiochi. Entrambi sono giapponesi, entrambi sono figure molto carismatiche, quasi complesse, dalle mille sfaccettature che con mezzi diversi ci fanno respirare un refolo di magia orientale. Anche Gackt è un appassionato di videogiochi tanto da aver prestato il suo volto, la sua voce e le sue canzoni per alcune famose case produttrici di videogiochi.
L'epilogo e l'estratto di questo post sono protetti da copyright ed sono stati tradotti e pubblicati con l'espressa autorizzazione di Anne Stuart. Potete trovare la versione inglese dell racconto cliccando su questo link: http://www.authorlink.com/celebwire/download/8/. E' sufficiente registrarsi con il proprio indirizzo e-mail e una password a scelta.