Anche le cose che possono sembrare più banali possono essere l’inizio di una malattia.
Quindi, l’esperienza insegna che nelle relazioni in cui predomina la componente emotiva, l’irrazionale soverchia il lato razionale. Ma se poi, ad un certo punto, ci si rende conto che quello che si sta facendo non è giusto, non è normale e allora che bisogna trovare il coraggio di rinvenire
Nei casi dell’anoressia,uno dei disturbi del comportamento alimentare: è una sindrome psicosomatica con sintomi sia di natura psicologica che di natura fisica, ci sono molteplici cause ma la causa principale si attribuisce alla famiglia più precisamente al ruolo della madre.
Infatti, secondo alcuni autori come Masserman e Grimshaw, il cibo potrebbe rappresentare l’oggetto buono che permette di interiorizzare la madre rendendone durevoli le qualificazioni e trasformandole in parti integranti del Sé. Pertanto, il cibo potrebbe divenire un oggetto cattivo che priva la madre dei suoi attributi positivi impoverendola.
I sintomi di natura psicologica dell’ anoressia comprendono la paura di acquistare peso, il desiderio di dimagrire, la negazione della fame, una distorta immagine corporea e uno sforzo di controllo.
Questa malattia, l’ anoressia appunto, porta a una sorta di autodistruzione fisica e psicologica della persona che ne soffre; vediamo che la reale ricerca accanita della magrezza è solo un tentativo di camuffare problemi di personalità nascosti.
Cosi l’ anoressica soffre di una profonda insoddisfazione riguardo a se stessa e alla propria vita; insoddisfazione che, mediante un meccanismo di spostamento, l’ anoressica riversa su quell’ unico spazio che è sicura di poter controllare: il suo corpo, solo cosi si sente soddisfatta.
Pertanto, il comportamento di questi soggetti è guidato da una profonda mancanza di autostima:
Un esempio lo possiamo trarre dall’autobiografia della modella Isabelle Caro,morta di anoressia lo scorso novembre. Libro scritto nel 2008, e che Isabelle Caro aveva dato alle stampe, intitolato “La ragazza che non voleva crescere”, dove racconta i suoi problemi in famiglia, con un padre assente e una madre iper-protettiva che la costringeva a rimanere chiusa nella sua stanza, coprendola di giocattoli ed attenzioni, quasi per paura che diventasse grande. La madre il mese scorso si è suicidata per i sensi di colpa.
Diciamo ancora, i sintomi fisici sono un eccessivo dimagrimento, si parla di anoressia se la perdita di peso supera il 25%, amenorrea, assenza di ciclo mestruale, iperattività e ipotermia, abbassamento della temperatura corporea. L’anoressica appunto si vede, e dovrebbero vederla soprattutto i famigliari, e le persone care.
Da molti studiosi è stato visto che i fattori causali, di chi soffre di disturbi del comportamento alimentare, sono molteplici. Però, in molte famiglie di pazienti affetti da anoressia e altri disturbi alimentari, si possono riscontrare alcuni elementi specifici:
* gradi variabili di difficoltà di comunicazione tra i vari membri
* incapacità, più o meno grave, di riconoscere ed esprimere le emozioni
- elevata preoccupazione per il peso e/o l’aspetto fisico da parte di alcuni membri della famiglia (oltre al paziente).
Si è notato che nei parenti di 1° grado di chi è affetto da questo disturbo, avvolte, è stato riscontrata una elevata incidenza di disturbi affettivi, disturbi di personalità, alcolismo, e/o disturbo alimentari.
Si può dire, in generale, che una famiglia predispone un individuo a soffrire di disturbi emotivi e alimentari se non riesce a trasmettere un sano sentimento di sé che comprenda:
- una immagine distinta e realistica del proprio corpo,
- chiarezza dei confini esistenti tra sé ed il mondo esterno,
- strategie di adattamento efficaci per la gestione dei propri impulsi, dei propri sentimenti, dei propri desideri,
* un buon senso di identità personale,
* una consapevolezza del proprio funzionamento mentale,
* un sentimento di coerenza interiore, di individualità,
* un discreto sentimento di autostima.
Senza la trasmissione di questi sani sentimenti di sé è più facile che un adolescente cada nei disturbi alimentari.
Ricordiamo che la mortalità legata all’anoressia è del 5-6% di chi si ammala, metà per suicidio metà per cause interne. Si tratta della più alta mortalità tra le malattie psichiatriche”. Si corre un alto rischio, cioè è quello di rendere questa malattia “un fenomeno mass mediatico e poco tecnico”. Quindi, è un bene parlarne sempre, sia nella scuola ma soprattutto in famiglia.