Tempo di nebbia qui nelle Langhe, nebbia che ha l'odore della brina della notte che verrà, dei camini accesi nelle case di campagna e di profondo ed intenso autunno. Quello vero, quello che si tinge di mille colori, che riempie i mercati di zucche e che trasforma le vigne in tavolozze di colori sulla variante dei colori più caldi e brillanti. In poche parole queste zone sono magiche d'autunno, forse più di quanto potessimo immaginare.Pollenzo per quanto sia veramente minuscola (una piazza ed un dedalo, dicesi dedalo, di vie) regala degli scorci magnifici con la luce di taglio di questa stagione: la basilica, la torre ed il complesso dell'Agenzia, formano un miglio quadrato ad alta densità di bellezza.
Nel complesso dell'Agenzia sono presenti l'Università, la Banca del Vino, un bar e due ristoranti. Uno di questi è Guido. Non un locale qualsiasi, bensì uno dei riferimenti storici della ristorazione italiana, un posto che da decenni offre i classici della cucina piemontese con una attenzione quasi maniacale per le materie prime (molto carina è l'idea di montare un video della cucina durante il servizio, la musica di Jamiroquai ci sta proprio tutta:-).
Conosciuto qualche giorno fa l'headchef di Guido (Ugo Alciati) per organizzare la cena di Natale di facoltà, siamo rimaste sorprese dalla sua gentilezza e disponibilità, niente a che vedere con lo stereotipo del cuoco isterico e sgradevole che Master Chef ci propone settimanalmente: Alciati, preso pure a sorpresa, ci ha fatto accomodare e si è seduto con noi cercando di venirci incontro in ogni modo per permetterci di fare un'autentica esperienza d'haute cuisine.
Autunno, vigne, Langhe manca solo lui per completare il quadro: il tartufo bianco d'Alba.Ogni anno a novembre si tiene la fiera omonima e durante l'ultimo giorno si battono all'asta, in diretta con New York, le maggiori pezzature del tubero più pregiato al mondo: americani, giapponesi e cinesi gareggiano a suon di centinaia di migliaia d'euro per aggiudicarsi il master piece. La fiera è in realtà un tributo all'intera gastronomia piemontese: si possono infatti acquistare tome, nocciole, paste fresche, vini e miele, in più degustazioni guidate e mini ristoranti dove farsi preparare un piatto di tajarin ricoperto di preziose scaglie.
Passeggiando qualche giorno fa a Cherasco ci siamo accorte come in un mese questi posti ci siano entrati nel cuore molto più che Parma in tre anni. Le dolci colline delle Langhe parlano e raccontano di cibo in ogni loro angolo e Slow Food, ne siamo sicure, non poteva vedere la luce da nessuna altra parte d'Italia.