Noi, come molti, abbiamo scoperto prima aNobii come utenti-bibliofili, un po’ per il piacere (e la vanità) di mettere in mostra i nostri libri (quelli che entrano in redazione, di lavoro, di amici, di grandi e piccole passioni), e solo dopo lo abbiamo considerato un “canale” per coinvolgere i nostri lettori e far conoscere ancora di più il nostro catalogo/biblioteca aprendo un “gruppo” a questo scopo.
Nei confronti di Goodreads siamo ancora all’inizio. In questo momento lo stiamo valutando confrontandolo con aNobii. È una fase di studio, non voglio essere ingeneroso nei confronti di una piattaforma leggermente più legnosa della prima.
2) Perché è importante per una casa editrice usare Anobii e Goodreads?
Una casa editrice può scegliere tante strategie per incontrare i propri lettori (vecchi e nuovi... e soprattutto futuri). Noi adoperiamo “consapevolmente” Facebook e Twitter da un po’ di tempo, e il lato aggressive-marketing non ci interessa, per aNobii e Goodreads le cose sono diverse: non si possono veicolare messaggi che non siano legati a propri libri, anzi a libri che una casa editrice può andare a scovare nelle librerie dei lettori che hanno già fatto una scelta. In questi termini questi ultimi due social network sono qualcosa di diverso da una semplice statistica, ma servono a far riflettere. “Siamo riusciti a condividere le nostre passioni?”
3) Quanto Anobii e Goodreads sono utili nell’attività promozionale di una casa editrice?
Credo che i lettori che scelgono di stare su aNobii e Goodreads non vogliano essere aggrediti, magari di tanto in tanto sono incuriositi. In ogni caso non credo sia uno strumento di direct-marketing (almeno, per noi non è così). Non ci piace “vendere fumo” e siamo sempre più felici di ricevere suggestioni piuttosto che fare semplice promozione (travestita magari dall’illusione di una vicinanza, di una interattività che fa presto a rivelarsi molto banale).
4) Come una casa editrice dovrebbe usare Anobii e Goodreads?
Ritengo che ogni casa editrice sia un progetto. Alcuni editori hanno una personalità più spiccata di altri e comunicano, a volte, ben oltre quello che sta dentro i loro libri. Alcuni funzionano davvero come agenzie di comunicazione, i loro messaggi sono forti, diretti, persino astuti e “furbetti”. Altri sono una vera e propria “nebulosa”, e i loro libri rispecchiano anche questo. Parlano per noi i nostri libri, e su aNobii e Goodreads ad ascoltare ci sono i nostri lettori, quelli che abbiamo convinto e quelli che abbiamo deluso. Ad ogni modo sia chiaro che questi strumenti non sono “la verità”, sono prova dimostrativa esatta, sono luoghi di incontro tra le pagine. Il futuro ci prospetta una sempre maggiore interazione (o illusione di interazione) e il modo e le abitudini del leggere cambieranno ancora e ancora: non si tratta di una rincorsa alla moda del momento, semplicemente mantenere una propensione all’ascolto che per larga parte influenza le nostre scelte (in modo imprevedibile, nascosto… ma non si tratta di indagini di mercato).