Oltre 500 milioni di anni fa, l'Anomalocaris popolava gli oceani del Cambriano, dando la caccia a qualunque cosa fosse alla sua portata. Questo antico predatore dei mari non è particolarmente interessante per i paleontologi soltanto per il suo aspetto: John Paterson, ricercatore dell'Università del New England, ha infatti scoperto che gli Anomalocaris erano dotati di una vista decisamente superiore a quella di qualunque artropode moderno.
L'Anomalocaris ("strano gambero") è un animale così strano che al momento del suo ritrovamento si pensò che i suoi fossili appartenessero a tre animali differenti. Si muoveva dolcemente vicino al fondale tramite due coppie di 11 lobi sporgenti ai lati del corpo, e la quantità di lobi coinvolti nella propulsione ha fatto subito pensare che questo antico predatore fosse dotato di un cervello complesso in grado di bilanciare l'animale durante i suoi spostamenti.
L'Anomalocaris era dotato di una grossa testa (in proporzione alla lunghezza del corpo, lungo oltre un metro) munita di una strana bocca a forma di disco, e di due protuberanze in grado di afferrare una preda e avvicinarla alla bocca. Ai lati della testa, due occhi a bulbo posti su altrettanti peduncoli sporgenti.
Gli occhi di questo antichissimo predatore non erano così primitivi come l'età dei fossili suggerirebbe: pare infatti che fossero occhi composti dotati di una capacità visiva ben superiore a quella dei moderni artropodi, ma non c'era alcun dato concreto a sostegno di questa ipotesi.
Paterson e i suoi colleghi hanno trovato forti indizi sulla reale capacità visiva dell'Anomalocaris analizzando un fossile recuperato a Emu Bay Shale in Australia. Lo stato di consrervazione del reperto sembra essere incredibilmente buono, e ha consentito ai ricercatori di analizzare più a fondo la complessa e misteriosa biologia di questo antico animale.
"Lo straordinario livello di dettaglio di questo esemplare è semplicemente fantastico" afferma Robert Gaines, paleobiologo del Pomona College. "E' stato incredibilmente frustrante vedere occhi simili a questi in siti come Burgess Shale, ma non poter ottenere alcun dettaglio da essi. E' davvero esaltante vedere finalmente una conferma alle nostre idee su questo animale".
Gli occhi dell'Anomalocaris possedevano molte più lenti (ommatidi) di quante ne presentino gli artropodi moderni. Paterson e i suoi colleghi ne hanno contati circa 16.000 per occhio. "Sono moltissimi" spiega Paterson. "La mosca comune ne ha solo 3.200, e la maggior parte delle formiche ne ha meno di 1.000. Le libellule hanno fino a 28.000 lenti in ogni occhio, una vista straordinaria, ma sono l'anomalia tra gli artropodi".
"Questi occhi composti così ricchi di ommatidi suggeriscono che l'Anomalocaris era un cacciatore che si basava principalmente sulla vista. La sua preda non aveva scampo". E' inoltre possibile che l'Anomalocaris possedesse più di 16.000 ommatidi per occhio: i fossili sono in ottimo stato di conservazione, ma non sono di certo perfetti come un animale vivo, e dato che l'occhio di questa specie era bulboso è probabile che molti ommatidi siano sfuggiti al conteggio.
La capacità visiva dell'Anomalocaris apre un altro interrogativo su questo già misterioso animale: fino ad ora si è sempre pensato che gli occhi composti si siano evoluti a partire da animali dotati di esoscheletro, ma gli Anomalocaris ne erano privi, ed è possibile le le prime capacità visive complesse si siano sviluppate ben prima della sua comparsa negli oceani del pianeta.
FIRST SUPERPREDATOR HAD ENORMOUS EYES ON STALKS