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La rete è famosa per questo. Per il gusto per l'anonimato. Per quella forma minima di voyerismo che ognuno di noi coltiva nel proprio animo.
Leggiamo, guardiamo, sbirciamo. Ma non vogliamo essere visti. Non vogliamo che si risalga a noi. Siamo titubanti a lasciare il nostro recapito e-mail, quello telefonico neanche pensarci! Scegliamo un nickname o neanche quello, lasciamo la scritta "anonimo" e una grigia immagine.
Ci sono poi molti altri modi per scegliere l'anonimato.
Anch'io confesso di preferirlo, non associo un indirizzo e-mail a questo mio profilo da blogger, nemmeno un nome vero, e neanche una foto (e sì che avrei potuto scegliere una qualsiasi immagine). Eppure come un pollicino inconsapevole ho lasciato tracce dietro di me che se seguite con cura, potrebbero portare a togliere questo velo.
Ma in realtà non è questo lato dell'anonimato che voglio celare, ma l'altro. Non è che non voglia farmi scoprire da chi mi conosce da qui, è che non voglio che chi mi conosce al di fuori della rete veda questo mio essere "altra". E non è vergogna la mia, ma libertà. Libertà di poter scrivere senza preoccuparmi di parlare di cose che mi succedono con gente che mi conosce. Libertà di poter scrivere di me, senza che chi conosce qualcosa in più del mio animo possa cercare di capire e scavare cose che non ci sono, ma sono dettate dalla momentanea voglia di scrivere. (sì, che chiamarla ispirazione proprio non mi pare il caso!)
Sono gelosa di questo mio spazio, e non lo rivelo, non ne parlo, non ne dico.
E sorrido sorniona quando tra amici si parla dei blogger ("quella gente lì che scrive i fatti suoi in rete!!")