La disindividualizzazione (termine difficile a pronunciarsi!) è un processo psicologico che si è cominciato a studiare, alla fine del 19° secolo, da parte di Gustave LeBon, e poi indagato, nel 20°, da Leon Festinger, Stanley Milgram e, soprattutto, da Philip Zimbardo. Significa, essenzialmente, la perdita dell'identità; l'essere umano disindividualizzato scompare dentro sé stesso. Le conseguenze possono variare, e si va da uno stato di pre-coscienza, o di iper-coscienza, fino alla sparizione del senso di responsabilità relativo ai propri atti. Parimenti, l'assenza dell'Io può anche essere uno stato che si consegue volutamente, attraverso la meditazione, per esempio, oppure un effetto inconscio causato da un'esperienza. A tal fine, l'esperienza dell'anonimato è la più significativa.
Dapprima, la disindividualizzazione venne considerata come una conseguenza dell'appartenenza ad un gruppo; tanto più grande è il gruppo, tanto più grandi sono i comportamenti disindividualizzati. La dissoluzione dell'identità dentro la massa provoca, fra gli altri fenomeni, una perdita graduale della capacità di auto-valutazione e delle inibizioni, e allo stesso tempo un aumento dei comportamenti anti-normativi, antisociali e, perfino, sociopatici. L'essere umano deindividualizzato non solo perde la sua coscienza in quanto persona ma, a volte, arriva a considerare i suoi compagni negli stessi termini: sottrae loro umanità, li "cosifica" (lo so, lo so che si dice “reifica”!).
Nel 1971, Zimbardo condusse il suo famoso "Esperimento del Carcere di Stanford", nel quale 24 giovani universitari, tutti di classe media e di razza bianca, vennero selezionati per realizzare una simulazione delle condizioni di vita di una prigione. Per mezzo del lancio di una moneta, e senza stabilire nessuna differenza oggettiva, vennero divisi in due metà: guardiani e prigionieri. I guardiani potevano tornare a casa la sera, mentre i prigionieri dovevano rimanere nel seminterrato dell'Università di Stanford, dove aveva luogo l'esperimento, per i quattordici giorni e le quattordici notti di durata del test. Anche se tutti i partecipanti erano volontari, venivano pagati per la loro partecipazione ed avevano dovuto passare un esame psicologico mediante il quale erano stati considerati stabili ed in salute. Presto, i prigionieri cominciarono a mostrare una serie di comportamenti spersonalizzati che, in alcuni casi, diedero luogo a quelli che erano classificabili come "disturbi emotivi". Cosa ancora più notevole, i guardiani, armati di manganelli e vestiti con uniformi d'ispirazione militare, in opposizione ai pigiami bianchi dei prigionieri, svilupparono comportamenti violenti e sadici che, al di fuori dell'ambiente sperimentale, non avevano mai mostrato. E, non dimeno, tali comportamenti vennero accettati dai prigionieri. Dopo sei giorni, rendendosi conto che la situazione era diventata incontrollabile, Zimardo pose fine all'esperimento.
I comportamenti aggressivi, o sociopatici, di disindividualizzazione sembravano essere conseguenza dell'anonimato che derivava dall'appartenenza ad un gruppo; ad esempio, un linciaggio, o l'appartenenza ad un esercito. Nel caso di Stanford, Zimbardo affermò che i partecipanti erano diventati anonimi nell'appartenenza al "gruppo umano più grande possibile: il Sistema".
Tuttavia, l'anonimato è il risultato di una situazione. Può essere anche un atto deliberato, per esempio per accedere ad un successo collettivo, senza personalizzarlo, oppure, come nel caso di Stephen King e del suo pseudonimo Richard Bachman, per vedere se il successo di un prodotto sia dovuto alla sua qualità intrinseca o alla firma (le vendite dei libri di Bachman si moltiplicarono quando si seppe che il vero autore era King!). Allo stesso modo, l'anonimato può essere l'unica scelta quando c'è di mezzo la paura, come avviene per un testimone protetto o per un informatore; oppure, quando vengono rilasciate delle opinioni che non si vuole siano ricondotte al proprio nome, alla propria persona. Ecco, quando l'unico obiettivo è la polemica insita in tali opinioni, quando cerchiamo di renderle più violente, più irritanti e più amorali possibile, mentre però, al contrario, ci vergogniamo di esse e abbiamo paura di far sapere che siamo noi, i responsabili, quando non siamo disposti ad assumercene le conseguenze, allora, la disindividualizzazione come l'anonimato non sono più risultati, bensì obiettivi.
Se mettiamo insieme la paura, il comportamento disindividualizzato e "cosificante", e le possibilità offerte da Internet, per nascondere qualsiasi comportamento dietro una maschera sconosciuta, ecco che abbiamo il famoso "troll" di Internet.
Era il 2007, quando, per la prima volta, Michael Brutsch entrò su reddit con il nickname di "violentacrez" che aveva preso da un blog che frequentava, e cominciò a scrivere. A differenza di altri forum, dove l'anonimato è reale e praticamente obbligatorio, su reddit gli utenti non sono realmente anonimi, e l'assunzione di uno pseudonimo costituisce una sorta di personalizzazione. Dapprima, violentacrez si comportò come un troll abituale: dava risposte aggressive, insulti, provocava e si eccitava a ricevere risposte ugualmente offensive. Ben presto imparò a sbarazzarsi degli elementi accessori e concretizzò i suoi interventi riducendoli all'essenziale: puri insulti ed immagini sgradevoli. Cominciò ad aprire sub-forum con nomi auto-esplicativi, come "Hitler", "America giudea", "Strangola una cagna", "Incesto", "misoginia"; in questi forum lanciava messaggi a favore della violenza e del razzismo e pubblicava foto di donne maltrattate, lodando tali comportamenti. Reddit, però, non è un forum dedicato alle polemiche, è un super-forum, una sorta di microcosmo della società digitale, vi si pubblicano articoli scientifici, link a notizie, ecc. I messaggi di violentacrez, e i sub-forum che apriva, irritavano gli altri frequentatori, provocando così una spirale di risposte, contro-risposte e denunce agli amministratori, generando un'enorme quantità di traffico. La pagina principale di reddit è la pagina principale di Internet. Nel 2012, reddit ha ospitato interviste a personaggi come Woody Harrelson e perfino a Barack Obama, e la rivista Forbes lo ha menzionato come una delle risorse più influenti della Rete.
Com'è possibile che un sito del genere permettesse contenuti come quelli che pubblicava violentacrez? Tra le ragioni c'era anche quella che Brutsch si era offerto, volontariamente e gratuitamente, di moderare i sub-forum più delicati, a cominciare dai suoi; scaricando così una gran quantità di lavoro agli amministratori del sito. Brutsch è arrivato a moderare più di 400 sub-forum. Ad esempio, nel 2011, la seconda risorsa più trafficata di tutta Internet, è stato il subforum Jailbait, su reddit. Qui, violentacrez pubblicava, ed incoraggiava gli altri utenti a pubblicare, foto erotiche di minorenni in pose lascive. Come moderatore, poi, si incaricava di eliminare tutte quelle fotografie che potevano essere pedo-pornografiche, preoccupandosi del fatto che le ragazze che apparivano nelle immagini avessero più di 15-16 anni di età, mantenendosi così all'interno della legalità statunitense. Indicato dalla rivista "Tke Daily Dot" come l'utente più influente di reddit, violentacrez aveva praticamente carta bianca. Si vantava della sua fama e faceva quello che voleva. Aprì un nuovo subforum, "Creepshots", con foto di donne anonime, questa volta adulte, scattate senza consenso in luoghi pubblici.
Se aveva ragione Sigmund Freud, quando disse che "Il primo essere umano che ha insultato il suo nemico, invece di scagliargli contro una pietra, ha fondato la civiltà.", allora violentacrez era diventato il civilizzatore più incivile dell'intera storia di Internet!
Ma c'era un problema; la persona Brutsch cominciava ad essere invidiosa dello pseudonimo violentacrez. Vilentacrez era sulla cresta dell'onda e Brutsch non voleva essergli secondo. Mise a punto un proprio simbolo (la versione zombificata del proprio logo come violentacrez) e se lo stampò su una maglietta che indossava orgogliosamente ogni volta che si riuniva con altri utenti della Rete, negli incontri che avvenivano regolarmente. Lì, Brutsch teneva un comportamento gradevole e cordiale , commentava argutamente i contenuti della pagina su cui si ritrovavano. Era amabile, divertente ed acuto. Stava al centro dell'attenzione.
E fu questo paradosso dell'ego deindividualizzato che permise ad Adrian Chen di scoprire la vera identità di violentacrez. Il 10 ottobre del 2012. Brutsch ricevette una telefonata nell'officina, in Texas, dove lavorava. Chen gli disse che sapeva che lui era violentacrez e che avrebbe rivelato la sua identità. L'uomo crollò. Supplicò Chen di non farlo, che aveva un mutuo da pagare, una moglie disabile; che se lo avesse incontrato per strada lo avrebbe massacrato di botte; che se fossero vento a saperlo i suoi capi lo avrebbero licenziato; che era un ex-militare; che lui non era realmente così e lo faceva solo per rilassarsi dal lavoro. Gli offrì di diventare il suo burattino su reddit; avrebbe fatto quello che Chen voleva.
Una settimana dopo la pubblicazione dell'articolo, su Gawker, la CNN trasmise un'intervista, nel corso della quale Brutsch dichiarava che, effettivamente, era stato licenziato dal suo lavoro, che aveva perso la sua assicurazione medica e non era più in grado di pagare il mutuo. Mostrava di essere pentito per il suo comportamento su reddit. Niente però spiegava e il comportamento del troll - la sua eccitazione nel provocare reazioni - e il paradosso del suo anonimato. Per quanto Michael Brutsch desiderasse rimanere anonimo, violentacrez desiderava ed aveva bisogno della fama.
Reddit, incoraggiata da molti dei suoi utenti, lanciò un contrattacco contro Gawker, bloccando i link al suo sito, accusando Chen di essersi comportato come un serpente e di aver portato a termine un atto di "vigilantismo", contro il diritto alla libertà di espressione. La paura di essere scoperti avrebbe portato molti utenti anonimi ad interrompere le loro pubblicazioni, facendoli così diventare docili strumenti del sistema e delle sue norme sociali. Sarebbe crollato tutto il sistema di Internet, fondato sul Libro Pensiero!
L'obiezione, per dirla con P.J. O'Rourke, sarebbe che "C'è solo un vero diritto umano fondamentale, il diritto di fare quello che più ti piace. E da esso proviene l'unico dovere umano fondamentale, il dovere di assumersene le conseguenze".
Si può credere che tutto quello che passa dall'altra parte di uno schermo, non riguardi la vita reale. Ma se si pensa alla quantità di tempo che si passa, quotidianamente, davanti ad un computer, ad un tablet ad uno smartphone, se si pensa a quante relazioni abituali si svolgono attraverso questi mezzi, se ci si ricorda di quel commento letto da qualche parte, di quella notizia, e del tempo speso a pensare alla risposta che si avrebbe voluto dare, la frasee per risolvere la discussione, la combinazione migliore di parole, per chiarire, una volta per tutte, senza sapere dell'interlocutore né il nome, né l'età, né l'aspetto, se si pensa a tutto questo, allora prende forma la consapevolezza di come ci interessi realmente quello che passa sullo schermo. La frontiera del monitor si dissolve e tutto quello che sta da un lato di esso, come quello che sta dall'altro, forma parte inevitabile della vita. Della vita dell'individuo.