Proporrei una legge contro l’anonimato in rete. Ha senso in Cina, o in Iran, dove chi dissente rischia la pena di morte. Ma nel mondo occidentale diventa sinonimo di libertà d’insulto. Nei blog letterari, poi, è ridicola.
Offendo a destra e a manca, critico e stronco a piacimento, tanto poi torno al mio posto, a sorridere al capufficio, a dire sì, a prostrarmi. Somiglia molto, come atteggiamento, a quello del frustrato che si sfoga allo stadio o al volante, poi torna a casa con la coda fra le gambe a subire la moglie.
Per questo ogni stupidaggine che scrivo, anche la minima cavolata, la firmo sempre, con nome e cognome, e me ne assumo piena responsabilità.