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Anoressia, si chiude il Cerchio

Creato il 22 febbraio 2014 da Giuseppe Lombardo @giuslom
Bulimia ed anoressia, due volti della stessa medaglia. La problematica dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) è seria e complessa, richiede cura e prevenzione. Parte da qui il cammino del Cerchio D’Oro, il centro di diagnosi specializzato in tali patologie, sito a Messina in Via. S. Elia.Nato nell’autunno del 2004 come progetto sperimentale su indicazione dell’Asp, esso sembrava destinato ad avere vita breve. L’obiettivo originario era svolgere una semplice azione di monitoraggio, una valutazione generale delle reali esigenze del territorio. Col passare dei mesi, però, gli operatori sanitari hanno intuito la possibilità di potenziare la struttura, di creare un vero e proprio “polo d’avanguardia” grazie anche ai fondi regionali stanziati nell’ambito del P.O.P.S.N. (Progetto Obiettivo Piano Sanitario Nazionale). Nel 2007 è così avvenuta la trasformazione del centro in Unità Operativa, una struttura solida basata sul lavoro di un’equipe d’alto profilo: un medico psichiatra, tre tecnici della riabilitazione, due dietisti, un nutrizionista, due psicologi e un infermiere professionale, per un totale di dieci elementi, coordinati dalla dottoressa responsabile Rossana Mangiapane. Si è verificato così un passaggio di livello, un salto di qualità nel campo dell’assistenza sanitaria: dai meri compiti ambulatoriali, basati sul binomio diagnosi-e-cura, si è giunti progressivamente ad un servizio avanzato per la definizione dei percorsi di riabilitazione, con la creazione di una struttura semi-residenziale in grado di impegnare i pazienti 12 ore al giorno, cinque giorni su sette. Non solo pasti assistiti, dunque, ma laboratori d’arte, di recitazione, terapie individuali e di gruppo, sono diventati gli elementi utili per il recupero dei ragazzi affetti da tali patologie. Era facile prevedere che l’Unità Operativa si segnalasse come centro di eccellenza, un caso più unico che raro nel contesto siciliano, se si eccettua il lavoro svolto dal Cedial di Palermo.
Ma nella terra in cui tutto deve cambiare per non cambiare mai, lunedì 10 febbraio è arrivata la stangata: il mancato rinnovo della convenzione regionale potrebbe determinare l’interruzione della continuità assistenziale. In altri termini: spending review, taglio ai costi della sanità pubblica e smantellamento conseguenziale della struttura in riva allo Stretto. La denuncia accorata è provenuta da due associazioni impegnate nel sociale: l’Associazione Nazionale di Volontariato Consult@noi e l’Associazione messinese Korakané, da anni in prima linea su questo fronte. Proprio la presidentessa di Korakané, Rita Sasso, ha denunciato le difficoltà enormi che si profilano all’orizzonte per i soggetti colpiti da tali malattie, chiedendo un incontro pubblico al Presidente della Regione Crocetta e all’Assessore alla Sanità Lucia Borsellino. Se è vero, infatti, che il mandato della giunta è “tagliare gli sprechi, non i servizi”, chiarezza va fatta sui motivi di questa scelta.Proprio per questo, la Sasso precisa: “Non si può vivere di proroghe. Il Cerchio D’Oro ha preso in cura l’anno passato 290 persone, di cui 54 hanno potuto usufruire di pasti assistiti. Abbiamo circa sei richieste a settimana di nuove visite. Questo comporta non un onere, ma un vantaggio per la Regione. Facciamo un esempio: l’ultimo ricovero di una ragazza di Messina a Portogruaro è stato un semestrale ed è costato circa 75.000 euro alla Regione. Il trattamento tipico costa in media 10.000 euro al mese a persona, e non può durare meno di tre mesi, quando sappiamo che il costo complessivo dell’intera struttura esistente si aggira attorno ai 120 mila euro!”. Una cifra assolutamente irrisoria, se inquadrata nei costi della prevenzione;, ivi considerato il fatto che spesso i centri non specializzati tendono a curare genericamente la patologia in sé, non la causa psicologica del malessere. Per questo la dottoressa Sasso chiede chiarezza: “non possiamo ingaggiare una battaglia burocratica ogni sei mesi. Chiediamo la stabilizzazione e la regolarizzazione del servizio. Vogliamo sapere cosa ne sarà del centro e le modalità con cui l’Asp intende garantire la continuità terapeutica”.Giuseppe Lombardo
IntervistaConstatate le difficoltà legate ad una simile problematica, abbiamo chiesto un parere a Mariella Falsini, Presidente di Consult@noi.Innanzitutto, qual è l’obiettivo che Consult@noi si prefigge?Consult@noi è una Associazione nazionale di volontariato che tenta da tempo di dare attenzione alla tematica dei Disturbi del Comportamento Alimentare. Cerchiamo, cioè, di dare voce a problemi reali, di trattarli non soltanto a livello locale, ma a livello nazionale, dialogando con Regioni, Ministero e con l’Istituto superiore di Sanità”.Volendo indicare una priorità da porre al centro dell’agenda, su cosa occorrerebbe riflettere?“L’attenzione deve volgere all’accesso alle cure, assolutamente. Un accesso reale, con la presenza di strutture efficienti nel territorio. Non possiamo sottovalutare il fenomeno, anche perché le malattie sono considerate invalidanti. Non possiamo, pertanto, rafforzare o depotenziare i centri specializzati a seconda delle ultime decisioni prese dalle istituzioni, i cui rappresentanti cambiano di volta in volta. Serve un piano serio, concordato e pluriennale”Il caso messinese è emblematico: in Sicilia i centri specializzati sono davvero pochi. Come bisogna intervenire?Bisogna sempre agire nel solco delle iniziative nazionali, ossia rafforzando le strutture destinate ad affrontare questo problema. Non solo quelle pediatriche, per intenderci, ma tutte le strutture, per seguire tutte le persone toccate dalla malattia. Occorre adottare il metro della multidisciplinarietà, incentivando le strutture di terzo o quarto livello (quelle, appunto, residenziali) ed evitare soluzioni minori, come il frazionamento dei centri sparsi a macchia di leopardo”.

Anoressia, si chiude il Cerchio

Venerdì 14 Febbraio 2013


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