Ma nella terra in cui tutto deve cambiare per non cambiare mai, lunedì 10 febbraio è arrivata la stangata: il mancato rinnovo della convenzione regionale potrebbe determinare l’interruzione della continuità assistenziale. In altri termini: spending review, taglio ai costi della sanità pubblica e smantellamento conseguenziale della struttura in riva allo Stretto. La denuncia accorata è provenuta da due associazioni impegnate nel sociale: l’Associazione Nazionale di Volontariato Consult@noi e l’Associazione messinese Korakané, da anni in prima linea su questo fronte. Proprio la presidentessa di Korakané, Rita Sasso, ha denunciato le difficoltà enormi che si profilano all’orizzonte per i soggetti colpiti da tali malattie, chiedendo un incontro pubblico al Presidente della Regione Crocetta e all’Assessore alla Sanità Lucia Borsellino. Se è vero, infatti, che il mandato della giunta è “tagliare gli sprechi, non i servizi”, chiarezza va fatta sui motivi di questa scelta.Proprio per questo, la Sasso precisa: “Non si può vivere di proroghe. Il Cerchio D’Oro ha preso in cura l’anno passato 290 persone, di cui 54 hanno potuto usufruire di pasti assistiti. Abbiamo circa sei richieste a settimana di nuove visite. Questo comporta non un onere, ma un vantaggio per la Regione. Facciamo un esempio: l’ultimo ricovero di una ragazza di Messina a Portogruaro è stato un semestrale ed è costato circa 75.000 euro alla Regione. Il trattamento tipico costa in media 10.000 euro al mese a persona, e non può durare meno di tre mesi, quando sappiamo che il costo complessivo dell’intera struttura esistente si aggira attorno ai 120 mila euro!”. Una cifra assolutamente irrisoria, se inquadrata nei costi della prevenzione;, ivi considerato il fatto che spesso i centri non specializzati tendono a curare genericamente la patologia in sé, non la causa psicologica del malessere. Per questo la dottoressa Sasso chiede chiarezza: “non possiamo ingaggiare una battaglia burocratica ogni sei mesi. Chiediamo la stabilizzazione e la regolarizzazione del servizio. Vogliamo sapere cosa ne sarà del centro e le modalità con cui l’Asp intende garantire la continuità terapeutica”.Giuseppe Lombardo
IntervistaConstatate le difficoltà legate ad una simile problematica, abbiamo chiesto un parere a Mariella Falsini, Presidente di Consult@noi.Innanzitutto, qual è l’obiettivo che Consult@noi si prefigge?“Consult@noi è una Associazione nazionale di volontariato che tenta da tempo di dare attenzione alla tematica dei Disturbi del Comportamento Alimentare. Cerchiamo, cioè, di dare voce a problemi reali, di trattarli non soltanto a livello locale, ma a livello nazionale, dialogando con Regioni, Ministero e con l’Istituto superiore di Sanità”.Volendo indicare una priorità da porre al centro dell’agenda, su cosa occorrerebbe riflettere?“L’attenzione deve volgere all’accesso alle cure, assolutamente. Un accesso reale, con la presenza di strutture efficienti nel territorio. Non possiamo sottovalutare il fenomeno, anche perché le malattie sono considerate invalidanti. Non possiamo, pertanto, rafforzare o depotenziare i centri specializzati a seconda delle ultime decisioni prese dalle istituzioni, i cui rappresentanti cambiano di volta in volta. Serve un piano serio, concordato e pluriennale”Il caso messinese è emblematico: in Sicilia i centri specializzati sono davvero pochi. Come bisogna intervenire?“Bisogna sempre agire nel solco delle iniziative nazionali, ossia rafforzando le strutture destinate ad affrontare questo problema. Non solo quelle pediatriche, per intenderci, ma tutte le strutture, per seguire tutte le persone toccate dalla malattia. Occorre adottare il metro della multidisciplinarietà, incentivando le strutture di terzo o quarto livello (quelle, appunto, residenziali) ed evitare soluzioni minori, come il frazionamento dei centri sparsi a macchia di leopardo”.
Venerdì 14 Febbraio 2013