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Another Earth di Mike Cahill: un pianeta umano nell'universo cinema
Creato il 27 maggio 2012 da SaramarmiferoL'altro pianeta del titolo è l'esatto duplicato del globo terrestre, appeso nell'azzurro del cielo come un immenso specchio cosmico, al quale un'umanità intrappolata in claustrofobici drammi quotidiani può implorare un riflesso più indulgente, e cullarsi nell'utopia di un perdono universale. Rhoda, brillante studentessa ammessa al MIT che sogna di esplorare l'universo, uccide in un incidente stradale una famiglia intera, pargoletto compreso, lasciando in vita soltanto il padre (William Mapother). Dopo il carcere, decide di presentarsi alla porta del superstite, caduto ormai in depressione, ma invece di confessargli la colpa, e la propria identità, si fa assumere come donna delle pulizie. Tra i due scatta la complicità, ma l'indicibile verità allungherà sempre più la sua triste ombra su questa relazione appena nata, di pari passo con l'approssimarsi all'orizzonte della 'Terra 2'. Inchiodata alle proprie responsabilità, alla ragazza non resta che sperare che lassù, in quel pianeta materializzatosi come una promessa di destino migliore, esista una se stessa innocente, e che lì almeno le sue vittime siano scampate alla morte.
Cosmologia e dolore privato: un azzardo tematico su cui il genere sci-fi sembra aver più volte scommesso nell'ultimo anno. Con il romanticismo crepuscolare di Melancholia, con l'epifania spirituale di The tree of life, fino alla nostalgia alien-vintage di Super 8. Di fronte a cotanti astri di bellezza, Another Earth, sbarco sul pianeta fiction del documentarista Mike Cahill e della protagonista Brit Marling, in alcuni momenti sembra sbandare dalla sua orbita, a metà strada tra fantascienza e melodramma, pilotando lo spettatore verso la rotta pericolosa della noia. E tuttavia, non si può negare l'originalità dello script, la cura visiva e la preziosità della fotografia che, trattandosi di un'opera prima, fa ben sperare per le future missioni di questo giovanissimo duo di ventisettenni, della serie “un piccolo passo per il cinema, un grande passo per regista e interprete”.
La ricerca programmatica di uno stile essenziale, da "arte povera", sbandierata da un certo cinema indipendente, entra qui in congiunzione astrale con l'iconografia fantascientifica. É un infinito a low budget quello di Another Earth. Ottima la prova della bella Marling, qui anche in veste in co-sceneggiatrice, che la stampa specializzata americana ha già eletto nuova 'It girl' della blasonata scuola 'Amerindie', votata al realismo cupo e alle traballanti cineprese del marchio Sundance. Pare che, prima di dedicarsi alla recitazione, l'attrice lavorasse come analista finanziaria per la Goldman Sachs. Una schizofrenia professionale che deve averla spinta ad immaginare nel futuro di Rhoda il miraggio di una redenzione.
Affascinati dal quesito “cosa accadrebbe se potessi incontrare il tuo doppio?” e dalle teorie del fisico Brian Greene sull'esistenza di universi paralleli, Cahill e Marling delineano una storia in cui l'elemento cosmico è più che altro un pretesto per indagare la questione, tutta umana, dell'identità, vera ossessione culturale dell'odierna civiltà europea in crisi e, ancor di più, nemesi della società statunitense, perseguitata fin dai tempi delle corse verso l'ovest da un senso di inferiorità nei confronti di quel vecchio continente, suo antenato e al contempo suo gemello. Lo dimostra la quantità di titoli che, soprattutto negli ultimi decenni, si sono cimentati con forme ed esiti diversi nel concetto psicanalitico del doppio. Sliding Doors, Solaris, Fight Club, per arrivare ai recenti Coraline e la porta magica, Moon e Il cigno nero. Laddove l'espediente narrativo per il faccia a faccia con l'altro sé si è spesso ritagliato a partire dal topos del viaggio nel tempo, in Another Earth l'incontro avviene per via di un paradosso spaziale, nel senso astronomico del termine.
Novella Narcisa, l'eroina di questa favola ai limiti dell'allegoria alza gli occhi oltre le nuvole, nella speranza di una salvezza che giunga non già dalla religiosa misericordia dei cieli, bensì dal cielo tout court. In forma non di angelo, non di alieno, ma sotto le sembianze di un sé finalmente libero dal male.
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