Devo ancora segnare sul calepino tutti gli indirizzi di base, i telefoni vitali, i posti tassativi, va beh ci sarà tutto sulla Lonely, la rileggerò in aereo. Certo son problemi seri, per fortuna che c'è qualcuno che mi prepara la valigia e sa quante mutande, quante calze e quante di tutte le altre cose che mi servono, dal sacco lenzuolo, ai cerotti di Voltaren, a quelli per le bolle nei piedi e così via. Certo perché l'altra storia è che non si riesce ad accettare il fatto che gli anni passano inesorabili ed i programmi si dovrebbero via via adeguare, invece credi sempre di avere trenta anni e allora definisci allucinanti itinerari a piedi, zaino in spalla, come se non ne avessi già uno fisso davanti di una trentina di chili e senza spallacci, che non puoi neanche posare un attimo nemmeno se lo volessi. Poi leggi i resoconti dei giovani trekkers che, sui vari forum, hanno trovato quel giro piuttosto "impegnativo" e cominci a domandarti ma chi te l'ha fatto fare, invece di andare a giocare a bocce o cercare di seguire i lavori del cantiere del ponte Cittadella che tanto non cominceranno mai. Va beh, a questo punto, inutile farsi problemi, ci penserò quando ci arriverò di fronte, vivendo il viaggio giorno per giorno, portandomi dietro la voglia, come dice la canzone, di non tornare più. Anche perché chissà cosa troverei ritornando da queste parti ormai in serie BBB anche se +, magari non ci sarà più neanche l'Euro, magari ci vorrà un passaporto diverso, verde padagno e una selva di diti medi sollevati mi impedirà il transito dalla barriera doganale, con un gendarme che mi dirà:"Ti negher se t'vol entrà 'n padagna, ti ga da parlà itaglian. La lega a l'è cuntra la ignorantezza!" e io come si sa sono piuttosto debole in italiano.
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