di Simone Provenzano
In questo breve post voglio che pensiate all’ ansia come risultato di una mancanza. Non che noi siamo risultati mancanti o in difetto. Piuttosto immaginatevi un ingorgo di energia che non trova il modo di essere organizzata ed impegnata. Come se una decina di automobili tentassero contemporaneamente di parcheggiare nello stesso spazio e voi vi ritrovate a fare il vigile e dover intervenire.
La mancanza di cui sopra accennavamo è questa. Quella in cui rimaniamo parzialmente o totalmente in sospeso. Alcune volte basta anche un sovraddosaggio di imput per creare in noi ANSIA.
Non sapere ciò che vogliamo, confondendolo con un astratto e fasullo concetto universale di giusto o sbagliato, crea ansia.
Questa è la definizione di ansia che useremo qui, non perché sia la più vicina al reale, ma solo perché per ciò che vado scrivendo è la più utile. Se vi interessa l’argomento ansia da un punto di vista teorico ci sono moltissime pubblicazioni in grado di aiutarvi a diramare la nebbia che avvolge il mondo delle definizioni e delle classificazioni. Vi segnalo il sempre valido Andrew Sims con la sua Introduzione alla Psicopatologia descrittiva.
Noi intanto andiamo avanti e ci portiamo sul terreno della relazione. Parliamo di coppie. Di ansia nella coppia. Non importa che la coppia duri il tempo di una botta e via o che duri tutta la vita, in ogni caso ci possiamo trovare con ansia e sesso mescolati tra loro.
Non è un argomento facile e nemmeno leggero. Tendiamo a non rendere manifesta questa ansia. Tendiamo a viverla come un segno di debolezza o di insicurezza e quindi la seppelliamo sotto un manto di sottile vergogna, nascondendocela. Eppure l’ansia di per sé non è niente di male o di tragico. Anzi spesso può funzionare da molla per reagire o da catalizzatore di consapevolezza.
Il primo momento in cui l’ansia bussa alla porta della sessualità è quando ci ritroviamo a fare i conti con il nostro corpo. Parliamo, quindi, di ansia prima del sesso, in quel momento in cui ci togliamo i vestiti e scopriamo il nostro corpo. Nudi, presentiamo noi stessi. Presentiamo il nostro corpo, come siamo fatti, pensando a fotomodelle e attrici, atleti e attori. Dentro di noi una vocina ci dice che dovremmo assomigliare a questi maggiormente. Quella è la voce dell’ansia.
E arriviamo all’ansia legata all’azione, dimostrazione di quanto il genere umano sia stronzo con se stesso. In pratica succede che durante l’atto sessuale uno dei due, o entrambi, pensino più a come fare e a cosa fare, sfogliando mentalmente il kamasutra e ripercorrendo con la memoria ogni film porno visto. Resiste, in questi momenti, la convinzione che fare l’amore sia una prestazione sportiva, una lavorazione da compiere con impegno e rigore, qualcosa con cui fare una buona figura. Io la chiamo ansia da manualistica, convinzione errata che esista qualcosa di giusto o sbagliato fare a priori nel sesso. Spesso il risultato è quello di una perdita di libido. Cioè non riusciamo più a goderci ciò che di più godurioso c’è. Ci scolleghiamo dalla nostra parte animale proprio nel momento in cui più ci serve. Recuperare la fisicità e la spontaneità dell’atto fisico di presa e possesso, condito con la giusta dose di sentimento rende tutto un po’ più vicino all’hic et nunc e all’orgasmo.
E arriviamo alla tanto famigerata ansia da prestazione, che altro non è che il bisogno di sentirsi all’altezza della situazione. Come se esistesse un comitato di valutazione della prestazione! In pratica ci fotte l’aspettativa. Ma non quella del partner, che se ci ha scelto ci desidera, ma la nostra aspettativa. Abbiamo bisogno di dare piacere ed abbiamo bisogno di sentircelo confermare dal partner. Cerchiamo un feedback, qualcosa che ci confermi che stiamo per fare bene. Il problema è che mentre cerchiamo ansiosi negli occhi dell’altro la conferma al nostro comportamento perdiamo di vista le curve sinuose di lei e la vigorosa compattezza di lui. E ci risiamo! Salutiamo ancora una volta la libido. Ci siamo distratti perdendo di vista ciò che in quell’istante poteva essere meraviglioso. Cosa vuoi che gliene freghi alla nostra parte animale della conferma di un partner? E cosi ci ritroviamo con peni afflitti da insostenibile presenza e desertiche vagine.
Ma non basta! Siamo così masochisti da trovare anche il modo di provare ansia dopo aver consumato il rapporto completamente. Esiste anche un’ansia del dopo. Il dopo è un momento magico in cui pensieri e parole non sono necessari. In un recente studio americano un paio di psicologi e un paio di psichiatri hanno concluso che il dopo è il momento in cui una coppia cementifica, rinsalda e fortifica il proprio rapporto. È un momento in cui si gode del dono reciproco che ci si è fatti. In cui si sorride senza sapere il perché, momento in cui la natura prende il sopravvento. Eppure riusciamo a rovinarci anche questo! Spostiamo subito l’attenzione dal dopo ad un futuro, passiamo dal godere di ciò che abbiamo adesso a quel che succederà poi.
Ok, basta ansia.
Abbiamo buttato giù un breve catalogo di ansie nel campo del sesso. Lo scopo è quello di mostrare come e quanto siamo coglioni. Anche se la maggior parte delle volte, tutto ciò che abbiamo descritto sopra, è frutto di meccanismi inconsapevoli.
Il senso finale del sesso è essere felici.
Per vivere bene il sesso ci sono due segreti che sono ovvi:
1) Scegliti con cura il partner, condivederai con lui/lei ciò che di più intimo hai.
2) Agisci, non pensare. Lasciati prendere dal gioco.
Auguro a tutti calde notti appassionate.
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