“Frutto della passione che da sempre l’autrice ha per gli animali, CENERE è un romanzo crudo e insieme delicato, che si muove con coraggio sul filo della responsabilità che ci lega agli altri abitanti del nostro pianeta e alla loro dignità. Alice Mivato ha una missione: salvare vite. Vite animali. Decide quindi di arruolarsi in ELA, un’organizzazione non riconosciuta legalmente che si occupa proprio di questo. Ma in questa sua nuova vita avrà molti ostacoli da superare: l’essere umano, la sua crudeltà, la forza dei sentimenti e un doloroso passato che odora di cenere.”
Anteprima
▪ Editore: Panesi editore
▪ Pagine: 210
▪ Prezzo: 2.99 euro (ebook)
▪ Anno: 24 febbraio 2015
▪ Trama: Alice Mivato ha una missione: salvare vite. Vite animali. Decide quindi di arruolarsi in ELA, un’organizzazione non riconosciuta legalmente che si occupa proprio di questo. Ma in questa sua nuova vita avrà molti ostacoli da superare: l’essere umano, la sua crudeltà, la forza dei sentimenti e un doloroso passato che odora di cenere.
Un romanzo crudo e insieme delicato, che si muove con coraggio sul filo della responsabilità che ci lega agli altri abitanti del nostro pianeta e alla loro dignità.
Breve estratto:
Il torace magro di Brigitta si solleva lento, costante. Sono quasi ipnotizzata da quel movimento. Sopraffatta dalla stanchezza, la tensione si è volatilizzata. Cody mi appoggia il muso sulle ginocchia, guardandomi di tanto in tanto esigendo qualche tributo di coccola, o guaendo per esprimere la sua solidarietà. Se questa sia nei miei confronti o in quelli di Brigitta, non saprei dirlo.
Brigitta è sedata da molte ore, e credo che non si sveglierà, per oggi. Passo la mano sul suo manto grigio fumo, cercando di abituarmi alle cicatrici lisce sotto alle dita, tracciando quasi una mappa della loro collocazione. Come feci con Cody, tanto tempo fa. Eppure le cicatrici che più di tutte vorrei conoscere e guarire, non sono né visibili né palpabili. Le cicatrici che questa creatura porta dentro non conosceranno guarigione. Di certe esperienze non ci si può liberare mai. Mai. Lo so bene.
Lo sguardo mi cade di nuovo sulla zampetta che il veterinario ha dovuto amputare nottetempo, perché ormai infetta e irrecuperabile. So bene che un cane tripode può condurre una vita normale, eppure non riesco a non provare una pena profonda per questo cane mutilato, torturato e sfruttato. Ma le lacrime non scendono. Forse le ho finite. Forse le ho spese tutte su Cody, quando era lui a essere sdraiato sul tavolo di un veterinario, sedato e ferito.
La porta dell'ambulatorio si apre, ma non ho voglia di alzare lo sguardo su un altro essere umano. Non posso però evitare di sentire la voce di Wolf.
«Vai nella tua stanza, Alice.»
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