Comunicato Stampa
Officina del macello. 1917 la decimazione della Brigata Catanzaro. L’oblio dei soldati uccisi per fucilazione e decimazione nell’esercito italiano.
Nel centenario della Grande guerra, mentre viene promosso un intervento legislativo dal magistrato Sergio Dini per restituire dignità e memoria ai
Il 1917 è il terzo anno di guerra per i fanti italiani. Molti di loro sono da tempo lontani da casa. Nel mese di giungo alla Brigata Catanzaro, distintasi in combattimento in prima linea tanto da meritare una medaglia d’oro concessa per motu proprio dal Re, viene promesso un mese di riposo. I fanti vogliono solo una pausa dopo tante licenze negate. Sono contadini, per lo più analfabeti, non capiscono le ragioni di questa guerra ma non si sono mai risparmiati in battaglia. Sono molisani, calabresi, pugliesi e siciliani, figli della Questione Meridionale. Si sono conquistati il rispetto nell’esercito con il sangue versato e con la morte di molti di loro, come dice il motto della Brigata stessa. Ma poco dopo il loro arrivo a Santa Maria La Longa, un paesino del Friuli Venezia Giulia, la promessa viene disattesa. Devono tornare a Morire sul Carso. E questi uomini non ci stanno.
Questa la motivazione della più grande rivolta che l’esercito italiano abbia mai visto durante il primo conflitto mondiale. Il 16 luglio i fanti della Catanzaro imbracciano le armi contro i comandi. Ma in poche ore è tutti finito. Un plotone dei carabinieri esegue l’ordine ricevuto e procede alla decimazione sommaria di quegli uomini, vittime dimenticate del solo esercito che durante la Grande guerra osò ricorrere alla decimazione come strumento aberrante di repressione e insubordinazione dei suoi soldati.
Furono circa 750 i soldati finiti davanti al plotone di esecuzione durante gli anni di guerra e sono tutti nomi caduti nell’oblio. Non compaiono sulle lapidi e nelle piazze dei nostri paesi, né nell’elenco dei caduti e dei dispersi dell’Onorcaduti. Di queste vicende ne parlò al grande pubblico il regista Francesco Rosi nel film Uomini contro e fu accusato di vilipendio.
Oggi, dopo cento anni da quei tragici giorni, Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini, autori coraggiosi e prolifici del fumetto di realtà, cercano di far chiarezza su questa pagina della nostra storia nazionale ormai dimenticata, la cui “l’immagine” poteva esserci restituita solo attraverso il fumetto. Basato su una ricerca documentata, a cui ha dato un gran contributo la storica Giulia Sattolo, attualmente coinvolta nella preparazione degli eventi commemorativi per il Centenario della Regione Friuli Venezia Giulia, Officina del macello è una ricostruzione storica a fumetti che restituisce verità e giustizia a quei soldati caduti per mano del proprio esercito.
Il libro è arricchito da quattro saggi brevi di coloro che in questi anni non hanno mai smesso di cercare di fare chiarezza su questi eventi dimenticati della nostra storia: Giulia Sattolo, sergio Dini, Lorenzo Pasculli, Silvio Riondato, Massimo Vitale e Matteo Polo. Conoscere il quadro storico sociale e giuridico di questi tragici eventi ci aiuterà a capire chi è morto senza avere il tempo di comprendere l’ingiustizia di cui è stato vittima e a ricordare una delle vicende più nere della storia di un paese che “ripudia la guerra” e non può dimenticare le sue radici. Nel dvd con Carlo Lucarelli “Non c’è solo la vittoria” facente parte della serie “1914-1928 La Grande Guerra 100 anni dopo” prodotto da Rai Storia, Rai Eri e Corriere della Sera, per raccontare della decimazione della Brigata Catanzaro del 1917, sono state utilizzate le immagini a fumetti di Officina del macello realizzate da Gianluca Costantini.