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Anteprima e recensione: "Magra da morire", di Camille de Peretti

Creato il 27 aprile 2015 da Paolc2

Ciao lettori, mi sono resa conto di essere indietrissimo con le interviste della Blogger league e devo recuperare al più presto :O Rimedierò, giurin giurello :P Nel frattempo vorrei lasciarvi un piccolo parere su un libro che ho letto di recente: Magra da morire, di Camille de Peretti.

Anteprima recensione: Titolo: Magra da morire
Autore: Camille de Peretti
Editore: Mondadori
Pagine: 172
Prezzo: 14 euro (cartaceo)
Anno: 2006
Trama: La storia di una ragazza di buona famiglia, bella e adorata dalla madre, che per essere all'altezza delle aspettative materne si impone una soglia di perfezione quasi irraggiungibile. Mai abbastanza brava, mai abbastanza in carriera, e soprattutto mai abbastanza magra. Di qui l'ossessione della bilancia, il rapporto di amore-odio con il cibo, e finalmente la scoperta che per far quadrare i conti basta un semplice accorgimento: vomitare. Camille arriva a compromettere il lavoro e la vita sociale, ma soprattutto a rischiare la vita, finché per fortuna qualcosa la salva: l'intelligenza, l'amore di un ragazzo, l'esperienza di uno psichiatra. Raccontata come un romanzo, è però una storia vera, e fa capire la spirale perversa della bulimia-anoressia.

Il romanzo è autobiografico. Camille de Peretti ci parla della sua caduta nella anoressia-bulimia. Ma credetemi se vi dico che "Come sono uscita dalla bulimia-anoressia", nel titolo, non c'entra un fico secco! Chiunque abbia fatto la copertina, non ha letto il libro. Non c'è altra spiegazione per una simile assurdità.
Ebbene sì, miei cari lettori, Camille de Peretti, principessina al limite dell'antipatia, vomita, a volte non mangia, e, detto francamente, di volontà di guarire ne ha ben poca.
Soprattutto, l'impressione che ho avuto io, è che si sia rassegnata.

In libri come questo dovrebbe trasparire la speranza; questi sono libri che dovrebbero dare la forza a chi si trova nella stessa condizione di uscire, di ricominciare a vivere.
Questo libro, per quanto mi riguarda e per quanto mi ha trasmesso, non suscita, però, nulla di tutto ciò. Solo un'antipatia nei confronti di questa principessina sul pisello che per qualunque cosa dice "Io sono una principessa". E se non dice questo, vomita.

Vomito. In tutti i posti possibili e immaginabili. A più non posso. Dappertutto, qualsiasi cosa, in qualunque momento. Vomitavo con l'indice e il medio uncinati in fondo alla gola. Ho vomitato a Parigi e a Londra, ho vomitato a Tokyo. Ho vomitato appena sveglia, sotto il sole e sotto la pioggia. In pieno giorno. Mi alzavo nel bel mezzo della notte per vomitare. Vomitavo nei gabinetti della casa di mia madre, nei gabinetti degli appartamenti delle mie amiche, in quelli della mia scuola e in quelli delle discoteche. Poi mi sono stancata dei cessi. Allora mi sono messa a vomitare dappertutto. Per le strade. [...]


Porto i disturbi alimentari nella mia tesina di maturità, ma questo libro, dopo averne letto parecchi, è stato proprio triste... triste nel senso che peggio di così non poteva andare. L'argomento è delicato, ci si deve soffermare con criterio; se si scrive un libro, che sia autobiografico come in questo caso o che sia "inventato" come nel caso di Wintergirls, bisogna essere certi di offrire un messaggio al lettore. Per lo meno il libro della Anderson ha come protagonista una ragazza che ad un certo punto si rende conto della situazione in cui riversa e che cerca, in un certo qual modo, ad uscirne. Oppure nel libro Sono bruttissima la protagonista dopo essere stata in un centro apposta capisce che può uscirne solamente se lo vuole davvero e riesce a "rinascere".
Insomma, i due libri citati, hanno un messaggio si speranza... quello che in Magra da morire io non ho nemmeno intravisto.

L'unico messaggio che traspare in "Magra da morire" è la malattia che giorno dopo giorno si fa largo nella persona di Camille senza che, quest'ultima, faccia nulla per evitare le cose.
Comprendo bene che avere dei problemi e dei disturbi alimentari non è semplice, conviverci è difficile e, soprattutto, GUARIRE E' DIFFICILE, ma questa ragazza "cerca" un aiuto solo verso la fine, senza neppure seriamente impegnarsi.

Poi, ciò che mi ha resa più basita, è il suo paragone ESTREMO: come può arrivare a sostenere che vomitare è uno sforzo fisico esattamente come lo è uno sport? Non lo concepisco, soprattutto perchè questa similitudine dimostra quanto non sia consapevole dei rischi e della sua condizione.

Oggi vomito, di tanto in tanto, vomito ancora, ma non sono triste, e non sono una vittima. Non lo sono mai stata. Credo in Dio e nella vita effimera. Sono il vento che fischia e l'erba che ondeggia. Sono la principessa delle bolle di sapone. Ho quattro anni e mezzo. Adoro il rossetto, la buona letteratura e fumare al volante della mia auto ascoltando vecchie canzoni. Mi piacciono anche i bei vestiti, sempre, e tutto quello che luccica. [...] Non sono guarita, non si guarisce da quella collera. La mia bilancia troneggia sempre in bagno. Ci salgo mattina e sera. E allora? Almeno non sono più sotto Prozac. Sono una persona normalmente malata. [...] Sì, mi peso e ho paura di ingrassare. Ho paura anche di invecchiare. Sono magra. E allora? [...] Procurarsi il vomito non ha mai impedito a nessuna di amare e di essere amata. Una donna su cinque. Non sono la sola, non mi nascondo più.
In fondo, non si guarisce mai di una simile assurdità.

Anteprima recensione:

Non ho assolutamente nulla da dire sul modo di scrivere di Camille: lo stile è fresco, il libro si legge in poco tempo perchè è scorrevole. Ciò che io giudico non è nemmeno la sua vita, ma l'assenza di un messaggio che, detto sinceramente, in questo libro proprio non c'è: non è d'aiuto a chi ha un problema, nè è di conforto.

L'unica parte interessante del libro è quella dove la protagonista passa alcuni mesi in Giappone. La vedova con cui vive è l'unico personaggio interessante e a cui ci si affeziona un po'. Per il resto, nulla.

Personalmente non mi è piaciuto e non me la sento neppure di consigliarlo.

Anteprima recensione:


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