La nostra gara di casa è anche una delle più impegnative dell’anno per gli pneumatici: non a caso, Monza è conosciuta come ‘il tempio della velocità’. Più un circuito è veloce più diventa impegnativo per le gomme a causa dell’ accumulo di calore che tutte queste forze determinano.
Le vetture corrono con un carico aerodinamico molto basso a Monza, per massimizzare la velocità di punta sui rettilinei. Questo ha un effetto sulle gomme: con un ridotto carico aerodinamico le monoposto tendono a scivolare di più; inoltre, si possono avere dei bloccaggi delle gomme nelle zone di frenata – un elemento chiave a Monza”.Jean Alesi, consulente tecnico Pirelli: “Monza è la casa della velocitá. Cambiano le monoposto, le regole, i piloti, ma quando corri all’Autodromo la legge è una sola: trovare le migliori condizioni per gestire condizioni limite più vicine ai 400 che ai 300 chilometri all’ora.
Per esaltare la velocità massima sui lunghi rettilinei, serve un’aerodinamica estremamente scarica. Alettoni minimi, quindi, il carico aerodinamico va assicurato a livello meccanico. In queste condizioni, il lavoro numero uno per il pilota diventa salvaguardare al massimo gli pneumatici posteriori. Per riuscirci serve un assetto che garantisca buona trazione in uscita dalle chicane, altrimenti le gomme posteriori si usurano rapidamente e a quel punto anche la frenata si allunga molto, con danni terribili a livello di tempo sul giro.
Ma non basta. A quelle velocità pazzesche, quando si va a frenare si innesca l’effetto ‘lift’: si sente la vettura come se si sollevasse dall’asfalto. È una sensazione esclusiva di Monza: in certi momenti diventa difficile anche tenere la monoposto dritta in rettilineo.
Io ho amato moltissimo Monza. Specialmente quando vi gareggiavo con la Ferrari. Vi ho conquistato un paio di pole position, ho stretto la vittoria in mano fino a due colpi di sfortuna pazzeschi. Ricordo l’emozione di sentire il boato del pubblico in tribuna: indimenticabile. E correvo con un motore 12 cilindri: quest’anno, con il 6 cilindri turbo molto più silenzioso, i tifosi si sentiranno ancora meglio. Beati i piloti di oggi…”Il circuito dal punto di vista degli pneumatici:Come a Spa, anche a Monza viene scaricata molta energia sugli pneumatici. Sui rettilinei, la velocità massima può arrivare a toccare i 360km/h; nelle zone di frenata, in un breve lasso di tempo si scende invece fino ai 250 km/h: questo genera una decelerazione di 4,5g. Queste condizioni combinate aumentano la temperatura delle mescole fino a un massimo di 130 gradi sulla superficie del battistrada.La P Zero White medium è una mescola ‘low working range’, capace di assicurare massime prestazioni anche a basse temperature. La P Zero Orange hard è una mescola ‘high working range’, perfetta per temperature più alte. La temperatura ambientale a Monza è generalemente mite; anche se, in passato, c’è stata qualche gara bagnata (lo scorso anno, ad esempio, cadde della pioggia prima dell’inizio della gara).I piloti usano il carico aerodinamico più basso dell’anno, al fine di massimizzare la velocità sui rettilinei: elemento fondamentale per ottenere il giro veloce. Questo significa che gli pneumatici devono fornire tutto il grip maccanico necessario per tenere le monoposto in curva.La strategia vincente dello scorso anno fu a una sosta: Sebastian Vettel, Reb Bull, partì con le mescole medium per poi montare le hard al 23° giro. Il pilota ferrarista Fernando Alonso usò la stessa strategia, arrivando secondo dopo essere partito dalla quinta posizione in griglia.