Thomas Williams, I capelli di Harold Roux
Collana: Le Strade
Pagine: 480
Prezzo: € 18,00
Vincitore del National Book Award nel 1975, due anni dopo John Williams, l’autore di Stoner. Tra i finalisti di quell’anno c’erano scrittori del calibro di Toni Morrison, Vladimir Nabokov e Philip Roth.
Stephen King (da un’intervista su The Atlantic):“Thomas Williams era uno scrittore meraviglioso. Scrisse un romanzo intitolato I capelli di Harold Roux, uno dei miei libri preferiti, su uno scrittore di nome Aaron Benham. Benham dice che quando si siede per scrivere un libro è come se si trovasse su una pianura buia con un fuocherello minuscolo. E qualcuno arriva e si avvicina al fuoco per scaldarsi. E poi arriva altra gente. E quelli sono i personaggi del tuo libro, e il fuoco è la tua ispirazione. E loro alimentano il fuoco, che si fa più grande, e alla fine si spegne perché il libro è finito. Per me è sempre stato così. Quando cominci, è molto freddo, una sfida impossibile. Ma poi magari i personaggi cominciano a prendere un po’ di vita, oppure la storia ha una svolta inaspettata… A me succede spesso perché non mi faccio scalette, ho solo un’idea vaga in mente. E quindi ho sempre la sensazione di trovare qualcosa, più che di fare qualcosa. È eccitante. È elettrizzante.”
TRAMA
Aaron Benham insegna letteratura inglese in un’università del New England. Ha una bella casa nei sobborghi residenziali della città, una moglie e due figli che stanno diventando grandi – ed è nel pieno di una crisi di mezza età. Ha preso un anno sabbatico e sta cercando di scrivere un romanzo che non riesce a scrivere, continuamente distratto dalle persone che ama e che hanno bisogno di lui e dai ricordi che continuano ad affiorargli alla mente, dalla nostalgia, dai rimpianti. Il suo romanzo, I capelli di Harold Roux, è «una semplice storia di seduzione, stupro, follia e omicidio», come lo definisce lui stesso. Allard, il protagonista, ha poco più di vent'anni ed è appena tornato dalla seconda guerra mondiale. Non ha dubbi sulla bestialità dell'uomo, non crede nella violenza ma è spaventato dalla gioia che a volte il pensiero della violenza gli procura. Vuole diventare uno scrittore, sogno che condivide con Harold Roux, suo compagno di università e rivale intellettuale, che ha perso i capelli durante la guerra e indossa un terribile parrucchino; entrambi corteggiano Mary, una ragazza bellissima e naïve – l’innocente, onesta, dolce America, la ragazza della porta accanto –, ma Allard è anche attratto da Noemi, la sua compagna di stanza, una militante comunista di buona famiglia che, come ogni ragazza borghese, conosce il linguaggio preciso del contatto fisico. Più Aaron mescola passato e presente e il romanzo prende forma, più appaiono in controluce i suoi stessi anni al college, le sue inquietudini di allora, i ricordi di un gruppo di amici abbastanza giovani da ricordare la cacciata dal paradiso. Vincitore nel 1975 del National Book Award, il massimo riconoscimento letterario americano, I capelli di Harold Roux è uno straordinario esperimento di romanzo nel romanzo, ma soprattutto una potente riflessione sul potere della narrazione, su come le storie e il processo creativo con cui le raccontiamo ricostruiscono il passato e la memoria e contribuiscono a definire chi siamo.«Questo romanzo è magnifico: è dolce, divertente, e sexy… Williams è un mago esperto» Newsweek «Un risultato superbo e avvincente». Joseph Heller «Questa è letteratura» Publishers Weekly
AUTORE
Thomas Williams (1926-1990) è nato in Minnesota e ha trascorso la maggior parte della sua vita nel New Hampshire. I suoi racconti sono apparsi spesso, tra gli altri, sull'«Esquire» e sul «New Yorker» e sono stati raccolti in due volumi, il secondo dei quali, Leah, New Hampshire, pubblicato postumo. Ha inoltre scritto otto romanzi. È stato candidato per il National Book Critics Circle Award e due volte per il National Book Award, che ha vinto nel 1975. I capelli di Harold Roux è il suo primo romanzo tradotto in italiano. Fra i suoi studenti e ammiratori si annoverano Stephen King, John Irving e Andre Dubus.Leonard Gardner, Città amara
Postfazione di Antonio Franchini
Collana: Le strade
Pagine: 204
Prezzo: € 17,50
Ritorna in una nuova edizione un classico della letteratura sulla boxe, un perfetto concentrato di storia americana, una visione lucida e disincantata sulle ambizioni e sulle illusioni dell’uomo.
TRAMA
Città amara di Leonard Gardner è sicuramente uno dei più grandi libri mai scritti sulla boxe. Joyce Carol Oates considerava questo libro, da cui John Houston ha tratto un memorabile film, non soltanto un romanzo sulla boxe quanto «una sorta di manuale del fallimento, in cui la boxe rappresenta l’attività naturale di uomini totalmente incapaci di comprendere la vita. In questo senso, Città amara è il rovescio del sogno americano». È proprio al sogno di fama e ricchezza che guardano Ernie Munger, giovane pugile di deboli ma ancora non sopite speranze, e Billy Tully, duramente provato dalle delusioni subite dentro e fuori dal ring. Entrambi vivono nella piccola città di Stockton, in California, frequentano la stessa palestra e sperano di poter prima o poi conquistare un posto al sole nel circuito dei professionisti. Ernie e Billy si conoscono appena ma le loro vite, come quelle di molti altri del giro, procedono inciampando negli stessi passi falsi, tra amori sfortunati, lavoretti precari e sbornie colossali consumate in squallidi bar. Con uno stile asciutto e privo di sentimentalismi, Leonard Gardner tratteggia mirabilmente il lato oscuro della boxe, popolato da quei proletari dei guantoni che si muovono nelle pieghe di un’America opulenta e vincente, troppo spesso dimentica di quanti non ce la fanno e restano indietro ».«Gardner ha ridato dignità a un mondo raramente esplorato con tale poesia e padronanza» New York Times Book Review
AUTORE
Leonard Gardner è nato a Stockton in California nel 1934. I suoi articoli sono apparsi su molte riviste tra cui Esquire e The Paris Review. Ha scritto numerose sceneggiature per la TV tra cui la serie NYPD Blue. Attualmente vive a Marin County, nel nord della California. Città amara è il suo unico romanzo.Francesca Vignali Albergotti, Nonostante tutto
Collana: Le Strade
Prezzo: € 16.50
Un “romanzo in racconti” disincantato, lucido, tagliente, eppure sempre emozionante. Gli amori, i tradimenti, le meschinità, i desideri, le ambizioni, le illusioni, insomma: le vite degli altri, le nostre vite. Il libro sarà presentato in anteprima al Women Fiction Festival di Matera, dove l’autrice sarà ospite. TRAMA
Dodici personaggi per dodici storie: una più appassionante dell’altra, una più cruda dell’altra. Così si apre questo potente romanzo d’esordio in cui, come in un girotondo, Susy (intrepida ragazza di una certa età) è la moglie di Carlo (un playboy disarmato), che è padre di Leonardo (un uomo che sembra triste, e infatti lo è), che è in cura da Paola (un’abile psicologa, purtroppo innamorata di lui), madre di Camilla (la ragazzina alla quale non manca niente) e di Gianmaria (la promessa del calcio) nonché moglie di Edoardo (un ingegnere che funziona) che, a sua volta, ha un’amante, Rebecca (la donna sola), ex fidanzata di Andrea (un uomo pentito), convivente di Irina (una gran bella ragazza), ex amica di Peppe (un uomo ricco che suda tanto), sposato da anni con Gloria (la brava moglie). Un libro vero e amaro che, con occhio lucido e senza pregiudizi, descrive vite apparentemente slegate ma in realtà vicine. Dalle vicende dei protagonisti, il cui ritratto è sempre completato e a volte addirittura ribaltato da quello successivo, a sottolineare l’incomunicabilità e la solitudine del tempo presente, emerge una visione cupa e quasi cinica della vita, anche se a venir fuori, alla fine, è l’idea che “nonostante tutto” ci possa ancora essere speranza e addirittura amore. Nella seconda parte, che corre verso un’imprevista risoluzione, il finale tragico avvicinerà i personaggi di questo romanzo bruciante attraverso una scrittura calda, emozionante, che finirà per capovolgere lo stile volutamente secco, freddo e un po’ asettico dei racconti iniziali, proprio a dimostrare che, non appena si liberano le emozioni, la visione delle cose, a volte, cambia completamente.
AUTRICE
Francesca Vignali Albergotti Nata a Verona, ha vissuto a Bologna e negli Stati Uniti prima di trasferirsi ad Arezzo, dove vive in una grande dimora-albergo risalente al 1100, dopo aver sposato un uomo che è anche un marchese. Amante della musica, legge molto e dorme poco, cucina e scrive ossessivamente.Richard Stengel, Il manuale del leccaculo Traduzione di Daniele Ballarini
Collana: Le meravigliePagine: 336
Prezzo: € 14.50
TRAMA
Probabilmente è stato Satana il primo adulatore della storia, ma certo oggi l’uomo non è secondo a nessuno. D’altronde, come Il manuale del leccaculo dimostra, l’adulazione fa parte del nostro patrimonio genetico ed è un comportamento che ci ha aiutato a sopravvivere fin dalla preistoria. Richard Stengel illustra quest’arte con ironia e ricchezza di documentazione, partendo dai nostri progenitori e attraversando la storia di religioni e civiltà: dall’amore per il Dio geloso dell’Antico Testamento agli appassionati biglietti che una collaboratrice della Casa Bianca indirizza al presidente degli Stati Uniti, da Platone al mondo medievale dei trovatori, la cui indelebile traccia informa il nostro moderno discorso amoroso. E poi Machiavelli e Castiglione, Washington e Franklin, passando per Lord Chesterfield fino ad arrivare a Dale Carnegie (il nume tutelare di ogni buon venditore americano). Già dalle prime battute, non a caso dirette al lettore, l’adulazione viene messa a nudo tanto da potersi riassumere in un agile, ma utile, summa di precetti (e chi potrebbe dire di non averne mai avuto bisogno?). Avversata come un male oppure onorata quale scienza del buon vivere – questo il messaggio indulgente e ironico dell’autore –, quasi sempre, e per fortuna, la lusinga è un inganno inoffensivo, un delitto senza vittime che finisce solo per far sentire meglio chi la porge e chi la riceve.
AUTORE
Richard Stengel è stato redattore del «Time» e ha scritto per «The New Yorker», «The New Republic», «GQ» e MSNBC.com. È autore di January Sun, un libro sulla vita in una cittadina del Sudafrica, e ha collaborato con Nelson Mandela a Lungo cammino verso la libertà. Vive a New York con la moglie e il figlio.Maurizio Quilici, Grandi uomini, piccoli padri Collana: Le terre
Pagine: 220 ca.Prezzo: € 14.50
TRAMA
Rousseau, considerato il fondatore della pedagogia moderna e autore di bellissime frasi sui doveri paterni, ebbe cinque figli e tutti li destinò, appena nati, all’ospizio dei trovatelli, senza più curarsene; Manzoni, il campione della pietas cristiana, ignorò per anni le accorate richieste di visita della figlia Matilde, finché questa non morì di tisi, a 26 anni, senza che il suo desiderio fosse esaudito; il grande Charlie Chaplin, indimenticabile “padre” nel film Il vagabondo, ammise di detestare i bambini, mentre una delle sue figlie ricorda che il tempo massimo che il genitore le dedicò nel corso della vita fu di… 17 minuti. Evidentemente, genio e famiglia non vanno sempre d’accordo. Sembra, anzi, che le vette dell’arte, della scienza, insomma del pensiero, portino inevitabilmente a trascurare i rapporti familiari. Questo libro mette alcuni grandi della storia dell’umanità, lontana e recente, sotto una lente particolare: quella della paternità. Un esame che riserva molte sorprese e ridimensiona alcuni geni, senza nulla togliere alla grandezza della loro mente e delle loro opere, riportandoli a una statura umana, molto umana, fatta di assenze e debolezze.
AUTORE
Maurizio Quilici Nato nel 1946, si è laureato alla “Sapienza” di Roma in Giurisprudenza con una tesi in Medicina criminologica e psichiatria forense sugli effetti criminogeni della deprivazione paterna. Nella stessa Università ha conseguito Master di II livello in Diritto Minorile, perfezionandosi quindi in Mediazione Familiare presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione. Giornalista professionista, è stato Caporedattore dell’Agenzia ANSA. Per alcuni anni ha collaborato con la Società italiana di psicologia. Nel 1988 ha fondato l’ISP, Istituto di studi sulla paternità, di cui è Presidente. È autore di numerosi articoli e saggi sulla paternità, fra i quali Il padre ombra (Giardini, 1988), per il quale ha ricevuto un Premio della Cultura dalla Presidenza del Consiglio, Onora il padre e la madre (Bompiani, 2001), Storia della paternità (Fazi, 2010).