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Anteprima/Libri: “Rinviato a giudizio”

Da Uiallalla
Pubblichiamo un estratto dal libro “Rinviato a giudizio. Il calvario di un medico” di Angela Matassa e Mimmo Ronga (Pironti editore) che sarà presentato mercoledì 23 ottobre alle ore 18.30 al Chiaja Hotel (in via Chiaia 216 a Napoli) nell’ambito della rassegna Poetè.

la copertina del libroChi crede che spesso la realtà superi la fantasia ne troverà conferma in questa storia. E’ una di quelle vicende che sono vere ma sembrano inventate tanto sono incredibili.
Cominciamo dall’inizio, anzi, perché no… cominciamo dalla fine. E’ il 15 gennaio 2003.
Ci troviamo nell’ampio salone di una bella casa napoletana. Arredata con gusto, si snoda su diversi piani, scoprendo angoli nascosti, squarci panoramici, mobili e dipinti scelti con cura, che raccontano lo stile di vita di chi l’abita. Per quanto grande, è simpaticamente divisa ed accogliente. L’ordine che vi regna non è freddo, gli oggetti rimandano il calore di un luogo vissuto e amato.
In questo bell’appartamento, al terzo piano di Via Crispi, si sta brindando a una vittoria. Gli ospiti sono numerosi, il padrone di casa è immediatamente riconoscibile: è raggiante, ha un’espressione felice ma ironica. Abbraccia la moglie e i figli. Alzano i calici. E’ lui il protagonista di questa brutta storia. Qualcuno chiede: “Allora, è tutto finito?”
“Avete sentito, no? Il fatto non sussiste. L’ha scritto il giudice”.

“E’ la sentenza definitiva?”.
“Sì. Siamo dovuti ricorrere in appello, perché la prima, come ben sapete, mi ha condannato a otto mesi di reclusione e a una multa di trecentomila lire, con l’interdizione dall’esercizio della professione per due anni. Ho avuto soddisfazione, ma non sono stati anni facili”. Il brusio è forte, chi ricorda i fatti, chi parla del futuro, chi fa domande. Sì, perché in primo grado, il dottore Domenico Ronga, primario della struttura di Medicina trasfusionale dell’Istituto Nazionale dei Tumori Fondazione Pascale di Napoli, e in seguito nominato Capo dipartimento di Terapia medica, era stato ritenuto colpevole. Ma di che cosa?
“La storia sa d’inverosimile dall’inizio alla fine. – commenta il medico – Sia per l’assurdità delle accuse, sia per gli eventi che si sono susseguiti. Non vorrei sembrarvi esagerato, ma potrei parlare addirittura di miracolo”.
“Miracolo, dài. Ma intendi proprio miracolo miracolo, quello delle visioni, delle apparizioni o dei segnali divini?”
“Proprio così. E’ venuto da me un angelo e mi ha salvato”.
“Ma come salvato? Nonostante quello che hai passato? Poteva andare peggio? Racconta”. Si siedono tutti con il bicchiere di champagne, pronti a farsi stupire.
Ronga: “Sì. Poteva andare peggio”.
L’angelo, o sarebbe meglio dire l’arcangelo, annunciatore di una vicenda che sarebbe scoppiata di lì a qualche giorno e che sarebbe durata sei anni, si chiamava Anna Maria M.


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