Hardcore vuol dire tutto e niente, ciascuno lo interpreta come vuole e dà al termine il significato che preferisce, proprio perché all’inizio hardcore non era neanche un termine a sé ma un aggettivo che si affiancava alla parola punk: hardcore punk, cioè punk duro e puro, non compromesso, lontano dalle creste di Piccadilly Circus e dalle sfilate di moda, di ritorno verso la sua natura sgradevole e indigeribile. Era musica veloce, che non lasciava troppo spazio per il motivetto orecchiabile o alla coreografia e che era piuttosto incline a ristabilire il proprio ruolo sovversivo di musica socialmente inaccettabile e lontana dal sentire di chiunque si fosse adattato al buon senso comune. Per questo, l’hardcore punk era gestito in proprio dai ragazzi che lo suonavano, nessuna label o locale avrebbe aperto le porte a un gruppo di esagitati che andavano a mille e se ne fregavano di ricoprire un ruolo, fosse pure quello del ribelle da cartolina che vomita a comando. Da lì la nascita del vero diy della scena, intesa come rete di persone che producono dischi in proprio, ospitano concerti nel proprio garage, scrivono e diffondono come possono l’hardcore. Ecco, quando penso al termine hardcore punk oggi, non posso che identificarlo con gli Anti You: nessuna posa, zero mosse per risultare appetibili o attuali, piuttosto una manica di personaggi (non più imberbi) che suonano quello che hanno sempre suonato/ascoltato, si sbattono per portare in giro la loro musica e alla fine della fiera scaricano sull’ascoltatore tanta energia quanta ne basta per illuminare una città. Tutto nella norma, tutto lungo le vecchie coordinate che manco un treno merci: zero metallo, zero motivetto da fischiettare, pezzi veloci e diretti, giro di basso, chitarra che grattugia, batteria impazzita, voce sgraziata e stop. Una botta allo stomaco sferrata da un pugno invisibile che arriva e si ritrae prima che si possa capire da dove è arrivato, facile da dire, molto meno facile da realizzare, almeno a questi livelli e con questa precisione chirurgica. Come un caos organizzato che sembra lasciato andare un po’ alla come viene, ma a provarci giorni non si riesce a rifare così a fuoco, così perfetto nella sua imperfezione. Di gruppi che si definiscono hardcore ce ne sono tantissimi, molti suonano hardcore, ma di band che sono hardcore punk a questi livelli ce ne sono davvero una manciata. Agipunk, Six Weeks, un paio di tour in USA, credete davvero che l’abbia sparata così grossa?
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