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Voi saprete che i cristiani sono perseguitati in molti paesi, per lo più dagli indigeni, per lo più membri di altre confessioni religiose: sono sgozzati dai musulmani in alcuni paesi di tradizione islamica, bruciati vivi dagli indù in India, ecc. In ciò si realizza – consentitemi l’inciso – uno dei punti bassi di quella sinusoide che parrebbe essere destino dei cristiani: essere perseguitati, perseguitare, essere perseguitati… Credete che, se non fossero almeno po’ perseguitati, non prenderebbero a perseguitare? Concesso, ma significherebbe che hanno perso il vizio che musulmani e indù non hanno ancora perso. Chiuso l’inciso.Ora, ciò che nei cristiani v’è di ammirevole sta nella disarmata mitezza con la quale subiscono le persecuzioni in paesi di tradizione non cristiana da membri di altre confessioni, continuando a tendere la mano in segno di amicizia, chiedendo e offrendo rispetto per le reciproche differenze. Ne dà prova il messaggio di auguri che il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha inviato agli indù per la festa di Dipavali, che la Sala Stampa della Santa Sede ha detto essere “simbolicamente fondata su un’antica mitologia”.Bene, ciò è corretto: il Dipavali (da dipa, lampade) prende origine da un episodio della vita di Rama, quando al ritorno dal suo esilio ogni abitante di Ayodhya accese in suo onore una lampada all’uscio di casa. “Antica mitologia”? Può darsi, ma non più dell’episodio in cui Gesù disse al primo Papa: “Su di te edificherò la mia chiesa” (Mt 16, 18).Ora provate a dire ad un papista che il Papato regge su un mitologia e vedete se non gli vengono le crisi epilettiche: state delegittimando il mandato che sta nella Successione Apostolica, come minimo siete degli schifosi luterani. E che facevano i papisti ai luterani quando stavano in cima all’onda sulla sinusoide? E dunque: se qualche indù si offende a sentirsi degradare a mito il suo Rama e gli viene lo stesso tipo di epilessia...?