I resti del tempio di Iuno Sospita a Lanuvio
Tra Lanuvio e Genzano, nei pressi di Roma, in località Pantanacci, è stato recuperato un notevole numero di reperti votivi grazie all'intervento della Guardia di Finanza che ha interrotto degli scavatori clandestini.Il sito di Pantanacci si trova nei boschi dell'antico Ager Lanuvinus, in cui fu edificato anche il più celebre tempio di Giunone Sospita. Questo sito salvato dalla depredazione degli scavatori abusivi consiste in una stipe votiva posta all'interno di un antro naturale, che gli antichi adattarono a santuario. Una prima campagna di scavo è stata promossa sotto la direzione del Dottor Luca Antenni, direttore del Museo Civico Lanuvino.
Gli oggetti ritrovati, quasi tutti ex voto, sono stati datati al IV-III secolo a.C.. Tra questi hanno attirato l'attenzione degli archeologi quelli anatomici: modelli raffiguranti mani, piedi, gambe, braccia, busti, vesciche, mammelle, uteri, vulve, orecchie e figure umane sia maschili che femminili. Erano tutte rappresentazioni delle parti malate del corpo dei devoti che qui si recavano per chiedere la guarigione alle acque sacre delle grotte. Le cerimonie di culto prevedevano anche offerte di cibi e bevande alla divinità, i cui resti sono stati trovati combusti. Residui di carbone sono stati ritrovati su pietre piatte e tegole, che servivano da base di appoggio per bruciare le offerte. Sono state anche ritrovate tracce di alimenti quali piselli, noccioli, gusci di molluschi, ossa di volatili e ovini.
L'odierna Lanuvio, situata a 33 chilometri a sudest di Roma, secondo gli storici antichi ha avuto diverse origini. Alcuni vogliono che sia stata fondata da Diomede, figlio di Tideo, signore di Argo. Un'altra ipotesi attribuita allo storico Fabio Pittore, scoperta grazie al ritrovamento, nel 1969, a Taormina, di frammenti di intonaco del ginnasio dell'antica Tauromenion, narra dell'arrivo nel Lazio, all'indomani della fine della guerra di Troia, di un certo Lànoios, fondatore di una cittadina che da lui prese il nome.
Le prime notizie attendibili attestano che, alla fine del VI secolo a.C., Lanuvium faceva parte dei 30 populi della Lega Latina che usavano riunirsi nel lucus di Diana Nemorense, il bosco sacro sulle rive del lago di Nemi. Lanuvium con le altre città della Lega Latina affrontarono Roma nella battaglia del Lago Regillo (496 a.C.). Malgrado la sconfitta, Lanuvio ottenne, nel tempo, un trattamento privilegiato. In cambio i Romani avrebbero amministrato metà di quanto incassato dal santuario di Giunone Sospita.
Il tempio di Iuno Sospita era il più famoso centro di culto di Giunone nel Lazio. Silio Italico, nel I secolo d.C., definì Lanuvium come Iunonia sedes, adombrando la funzione di Lanuvium quale città-santuario. Properzio ed Eliano narrano che ogni anno delle fanciulle portavano in processione al serpente della dea focacce di farro che, se mangiate dal rettile, portavano prosperità. In caso contrario, se la fanciulla che portava la focaccia non fosse stata vergine, ci sarebbe stato un cattivo raccolto. Per scongiurare questa possibilità, la fanciulla in questione veniva sacrificata.
A partire dall'età repubblicana (I secolo a.C.), Lanuvio ospitò personaggi del calibro di M. Emilio Lepido, M. Giunio Bruto, Augusto e Marco Aurelio. Diede anche i natali a L. Licinio Murena, console nell'anno 62 a.C. e agli imperatori Antonino Pio e Commodo.
Nel 391 d.C. l'editto di Teodosio, che imponeva il cristianesimo come unica religione dell'impero, decretò la decadenza definitiva dei luoghi di culto pagani, tra questi il tempio di Giunone Sospita. Il sito, però, non fu mai veramente abbandonato. Nell'XI secolo d.C. si hanno nuovamente notizie di Lanuvium grazie all'intervento dei Benedettini, che eressero la Civita Novina, forse abbreviazione di Civitas Lanuvina.