L’obiettivo a cui Carlo Bailey mira con il suo progetto consiste nel fornire un modello di economia circolare, per evitare i rischi associati all’aumento dei prezzi delle materie prime ma anche l’esaurimento delle risorse. Come? Attraverso un nuovo modello d’approvvigionamento di materiale e della sua distribuzione.
Antifragile è stato realizzato sotto la guida del critico David Benjamin presso la Graduate School of Architecture, Planning, and Preservation della Columbia University, dove Bailey lavora come Teaching Assistant: il progetto prefigura la costruzione di una fabbrica pilota per la società Ecovative, sviluppatrice di biomateriali ottenuti con processi di crescita naturale.
Ottenibile grazie alla costruzione di una struttura gonfiabile, leggera e facile da montare, l’architettura è ideata come un sistema prefabbricato di canapa e terra, necessarie per la crescita di ragni che producono seta. Questa viene utilizzata sia come tessuto edilizio che ricopre la struttura, sia come contenitore d’imballaggio per la spedizione dei prodotti, in quanto resistente e leggera.
In questo modo si realizza un’unità mobile in grado di seguire i cicli regionali di produzione agricola attraverso un ciclo produttivo sostenibile dal punto di vista ambientale.
Attraverso algoritmi di studio è possibile calcolare i parametri ottimali dei territori per la crescita della canapa – substrato principale utilizzato per la produzione dei prodotti Ecovative – ma anche la previsione degli intrecci con cui si formerebbero le tele di seta.
Quindi, prima della costruzione, viene realizzato un layout del piano d’imposta. Su di esso è possibile disporre moduli in canapa per la costruzioni delle pareti del basamento, che sono concluse da terra battuta recuperata in situ, e dai teli d’imballaggio, ulteriormente ispessiti e dall’intreccio dei ragni tessitori.
Non appena il prodotto agricolo desiderato termina il suo ciclo di produzione all’interno della struttura, ha inizio lo smontaggio di quest’ultima: ciò prevede la restituzione del terreno al suolo, il riutilizzo delle “casseforme” ma anche del tessuto che diviene materiale da imballaggio per la spedizione dei moduli strutturali in una nuova area produttiva.