Roma 31 dicembre 2013
Io sono colui che celebra giorno dopo giorno
il rituale della ricerca davanti al tuo occhio nudo.
Non arrivo a te, benché
riesca ad urlare il tuo nome,
nello sconfinato desolato cielo,
giorno dopo giorno, anno dopo anno,
eternità. Lo sai bene.
Urlo solo per quietare la paura.
Riscaldo il corpo gelato con la mia eco.
Fingo che tu non sia là.
Dimentico me stesso
ammirando i miei giochi di prestigio.
Resisti. Lo sforzo di tenerti
a questa fune tesa che non dà
sostegno contro l’oscurità.
Chi mi insegnerà a non avere paura
della caduta?
Dedico questo ultimo post dell’anno a mio Fratello
che mi ha insegnato a restituire i cazzotti,
spiegandomi che “l’equilibrio è un verbo”
se non vogliamo soccombere
a questa sola miserevole vita che abbiamo.
E a tutti voi cari lettori che mi seguite quotidianamente.
Lié Larousse