Il numero dei controlli antiriciclaggio sui professionisti raddoppia ogni anno.
Dalle 26 ispezioni del 2010 siamo già arrivati alle 162 del 2013. Per quest’anno si prevede di arrivare vicini a quota 300. Altro dato significativo: si tratta di verifiche che vanno a colpo sicuro, tanto che un’ispezione porta sempre al rilievo di una violazione penale o amministrativa.
E nei prossimi mesi la situazione è destinata a diventare ancora più delicata, perché le norme antiriciclaggio per i professionisti, che sono già le più severe d’Europa, saranno potenziate con il recepimento degli accordi Gafi 2012, con il recepimento della quarta direttiva europea e con l’introduzione del reato di autoriciclaggio, che aumenterà gli obblighi di segnalazione: se oggi il professionista deve comunicare all’Uif la presenza di un’ipotesi di reato ogni volta che il provento dell’evasione passa da un soggetto ad un altro, dopo dovrà segnalare il reato fiscale di per sé. In pratica si applicheranno alle violazioni fiscale più gravi le stesse regole e le stesse sanzioni previste in materia di antiriciclaggio, ben più incisive. Con il rischio di finire dritti in galera.
In realtà ci sono un paio di motivi precisi che spiegano la disattenzione del mondo delle professioni su questo tema. Da una parte l’obbligo è subìto come un lavoro sporco da fare per conto di altri, spesso in conflitto di interessi con il proprio cliente (che è pur sempre l’unico che alla fine paga le parcelle).
Tanto che, dai dati di ItaliaOggi7 , emerge chiaramente che nel 2011 i professionisti nemmeno avevano il registro della clientela. Ora ce l’hanno ma non lo usano.
Fonte: ItaliaOggi