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Antognoni, capitano, simbolo e numero 10 nella storia della fiorentina

Creato il 01 aprile 2013 da Postpopuli @PostPopuli

 

di Nicola Pucci

15 ottobre 1972. Al Bentegodi di Verona un giovanotto appena diciottenne si affaccia al palcoscenico della Serie A. E’ biondo, dalla falcata elegante, i piedi sono di seta ed entra nella storia del calcio con la luminosità di un astro nascente.

ANTOGNONI, CAPITANO, SIMBOLO E NUMERO 10 NELLA STORIA DELLA FIORENTINA

Antognoni/Fiorentina – filodiretto7archivio.gruppo.mps.it

Il ragazzo che gioca guardando le stelle” esordisce dal primo minuto nella Fiorentina dei giovani virgulti per volontà del “Barone” Nils Liedholm, uno che se ne intende. Si chiama Giancarlo, quel biondo calciatore, di cognome fa Antognoni e per noi fiorentini diverrà il nostro capitano, l’”unico 10“.

La carriera del putto in maglia viola nato a Marsciano, provincia di Perugia, segna la storia della Fiorentina… ed è una bellissima storia. Appena ventunenne “Antonio” conquista la Coppa Italia, 3-2 al Milan nel 1975, e sarà l’unico trofeo di club che a fine carriera potrà vantare. In quegli anni Firenze racconta di una squadra che non può competere con le grandi d’Italia,Juventus e Torino tra le altre che si giocano il dominio in campionato, la domenica si va al Comunale per applaudire le giocate del talento in maglia numero 10 che inventa, lancia e spara fendenti di rara potenza. Lo cercano le squadre più blasonate; soprattutto l’Avvocato Agnelli, patron della rivale di sempre, gli fa una corte spietata ma Giancarlo è il simbolo di una città intera e le bandiere non si ammainano, mai. Antognoni è nostro e non imboccherà la strada che conduce a Torino.

Si aprono ben presto le porte della Nazionale; nel novembre 1974 Fulvio Bernardini lo chiama per rilanciare le ambizioni della Squadra Azzurra uscita malconcia dai Mondiali di Germania. Il primo avversario è l’Olanda del geniale Cruijff e l’appuntamento sembra una sorta di investitura internazionale al cospetto del campione più celebrato. Sarà un’altra bella storia, lunga 73 partite, come nessun altro giocatore di provenienza Fiorentina.

Nei primi anni 80 la famiglia Pontello porta denari e la Fiorentina diventa grande. Come grande diventa anche il suo capitano… ma la sorte, non proprio benevola, è in agguato. 22 novembre 1981, Fiorentina-Genoa, la squadra viola stazione nelle zone alte della classifica: al minuto 55 Antognoni si avventa su un lancio del Daniel argentino, Bertoni detto “il puntero“, ma trova il terribile impatto col ginocchio del portiere Silvano Martina proteso in uscita. Il cuore del ragazzo si ferma per alcuni, tragici secondi, il massaggio cardiaco del dottor Gatto lo tiene in vita e le mani sapienti del dottor Mennonna ricomporranno la frattura alle ossa craniche. “Forza Antonio, l’inferno è finito, il Paradiso ci attende“… Giancarlo torna in campo giusto in tempo per partecipare alla volata finale con la Juventus che andrà in archivio con la beffa di Cagliari, ovvero lo scudetto perso per un punto all’ultima giornata.

ANTOGNONI, CAPITANO, SIMBOLO E NUMERO 10 NELLA STORIA DELLA FIORENTINA

Antognoni con Enzo Bearzot – da dodicesimouomo.net

Qualche mese dopo Antognoni si trasferisce in Spagna con la Nazionale di Enzo Bearzot, estate 1982, e con la casacca azzurra disegna un Mondiale da gran protagonista. Un guardalinee talpa gli nega un gol validissimo nella memorabile sfida con il Brasile; in semifinale con la Polonia rimbalza contro un difensore procurandosi un taglio al collo del piede destro che lo tiene fuori dalla finalissima con laGermania. Ricordo il giro di campo degli Azzurri in trionfo, Antognoni è di lato in tuta ginnica ed un velo di amarezza per non aver avuto parte attiva nel giorno più bello della storia calcistica d’Italia traspare dal suo volto.

Mala sorte, accidenti. Come nel 1984, la Fiorentina più bella che io rammenti, quella del 3-3 con la Juventus e proprio Giancarlo che in tuffo di testa infila Tacconi. In piena corsa per le prime piazze la Fiorentina affronta la Sampdoria, un intervento involontario di Luca Pellegrini spezza il perone del campione viola e sarà l’inizio del tramonto. “Antonio sei come il sole, risorgi ed illumini tutto“, torna a calcare i campi di gioco dopo quasi due anni di inattività appena in tempo per allevare sotto la sua ala protettrice il talento emergente di un altro numero 10 che farà epoca, Roberto Baggio.

La carriera volge al termine. Gli ultimi spiccioli di classe pura Giancarlo li spende nell‘esperienza in Svizzera al Losanna, poi spazio alle emozioni, struggenti, del giorno dell’addio al calcio25 aprile 1989, nel “suo” Comunale, davanti alla gente che lo ha amato come il figlio più caro, in un tripudio di fazzoletti e gli occhi di tutti, me compreso, umidi per la commozione, il campione saluta. Antonio, sarai sempre il “mio capitano“. Un bacio ed un abbraccio oggi 1 aprile, e buon compleanno mio eroe.

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