Magazine Per Lei
Mandai un primo racconto che fu scartato. Ne mandai un secondo, stesso copione. Non c'è due senza tre così mandai una seconda versione del secondo racconto: fu la volta buona. Il titolo è un po' singolare ma è comprensibile leggendo il racconto: "Violatrice seriale". I racconti selezionati, 365, sono stati raccolti nell'antologia edita da Delos Book, 365 racconti sulla fine del mondo.
VIOLATRICE SERIALE
Non riuscivo a dormire. Mi rigiravo nel letto fra sogno e veglia. Nella mente pensieri indisciplinati. Un’agitazione improvvisa e crescente mi assaliva. Profumo di disgrazia.
Mi alzai stanca e nervosa, vidi il cielo grigio rigare il vetro di pioggia.
Da sempre ero quella strana in famiglia. Sapevo senza conoscere, vedevo senza essere testimone. Avevo un dono, ne avevo molti. Imparai a conviverci, a dominarli. Potevo viaggiare tra le dimensioni, scorrere le mie vite passate, prevedere eventi futuri.
La pioggia aveva smesso. Uscii a fare due passi. In strada c’era il delirio. Gente che correva, urlava, piangeva. Erano tutti disperati. In attesa…
L’umano ha un potenziale che nemmeno immagina. Tutti hanno poteri ma li soffocano.
Conoscevo l’inizio della fine, ne avevo vissuto stralci ed ero tornata aspettandola una seconda volta.
Per secoli l’uomo aveva operato inconsciamente attraverso quegli stessi poteri che non ho rinnegato. Violando come una stalker le leggi del tempo e dello spazio avevo incrinato l’equilibrio cosmico.
L’ora è giunta, il vaso di Pandora è traboccato. Sentivo un peso grande come la Terra. Rea di aver giocato a fare il Dio manipolando il creato.
Rimasi impassibile, paralizzata, inerte. Lacrime gelide bagnavano il viso. Volevo chiedere scusa. Ma tu che leggi cosa ne sai, vivi nel tuo mondo. Sono io qui a vivere questo casino.
Le dimensioni stavano collassando. Il giorno e la notte dividevano lo stesso cielo. Passato presente e futuro si confondevano. Gli stessi spazio e tempo erano ormai privi di logica.
Come ogni cosa era iniziata ora finiva: era il caos, quello primordiale. Un contrappasso feroce e inarrestabile. Mi sentivo smaterializzare, andare, perdere. Un enorme capogiro sensoriale mi strappava da quel mondo che fino a poco fa era mio.
Pochi istanti. Un boato. Il buio. Poi il nulla.
Dov’era finito tutto? Dov’erano finiti tutti, dov’ero io? Eravamo ancora o siamo o saremo?
Forse non siamo mai stati e tutto era una pura illusione.
Spero che il racconto sia di vostro gradimento. Se capitate nel mio blog e leggete lasciate pure un commento. Grazie se dedicherete del tempo al mio racconto. Lidia Modena
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