Antonia Arslan e il genocidio armeno in Veneto

Creato il 08 ottobre 2011 da Istanbulavrupa

Antonia Arslan, di origini armene, è una scrittrice di succeso. Ha raccontato la tragedia del suo popolo al momento dell’implosione dell’Impero ottomano (1915-1922) in due libri – La masseria delle allodole e La strada di Smirne – che ho comprato ai saldi di Amazon e che ho cominciato a leggere durante i miei spostamenti da una riva all’altra del Bosforo. Un paio di giorni fa, in un’intervista al Corriere del Veneto (ringrazio anche stavolta Mattia Bordignon, che verrà presto nominato co-autore del blog), se l’è presa con l’ambasciatore della Turchia in Italia: colpevole di aver scritto delle lettere di protesta ad alcuni comuni – nel veneto e di altre regioni – rei di aver “riconosciuto” con atti formali il genocidio armeno. Mi chedo: ma perché mai un qualsiasi comune italiano dovrebbe prendere posizione su cos’è successo nell’Impero ottomano un secolo fa? La ragione davvero mi sfugge.

Dichiara la Arslan: “Il genocidio armeno del 1915 è ormai riconosciuto universalmente dalla comunità degli storici. Anche l’opinione pubblica in Turchia è molto più avanti delle posizioni ufficiali del governo e discute ormai apertamente della tragedia armena e di tutti i danni che l’eliminazione delle minoranze portò anche alla maggioranza turca”. Sì e no. Ha ragione quando sostiene che la società civile (la società civile, non l’opinione pubblica nel suo insieme) ha fatto passi da gigante nel prendere coscienza di un passato tragico e brutale (ne ho parlato in occasione della commemorazione del 24 aprile a Istanbul); ha invece torto marcio quando afferma che esiste un’unanimitò di vedute nella comunità degli storici: c’è ancora molto da fare negli archivi, le interpretazioni sono molto variegate. Tra l’altro, ma perché chi ha scritto questo articolo non ha sentito “l’altra campana”? Misteri del “giornalismo” contemporaneo.



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